capitolo 13

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I giorni passarono lenti, ma passarono.
Infondo non volevo che i miei amici riscontrassero in me qualche atteggiamento particolare che potesse fra loro intendere che in me qualcosa non andava.

Sono passato esattamente 3 mesi dall'ultima volta che l'ho visto. La speranza si sta piano piano rimpicciolendo e nella mia mente stanno rimanendo solo ricordi offuscati di quello che stava succedendo.

Senza che volessi, mi stavo dimenticando di lui.

"Dai andiamo a casa tesoro, almeno puoi riposare." mi svegliò dai pensieri la mia migliore amica.
"È stata una giornata lunga a scuola".
Parlava da sola, mi dispiaceva, ma ero troppo presa dalle mie continue domande che non riuscivo a seguire nemmeno una tranquilla discussione.

"Si, vero. Senti io vado. A domani" le dissi distratta salutandola con un cenno di mano.

Percorsi la strada dalla scuola a casa mia in silenzio.
Volevo godermi le melodie della foresta, le uniche che potessero mantenere vivo il ricordo di quel ragazzo così complicato.
Quel ragazzo che mi crea la vita così complicata.

Eppure mi sembrava così surreale pensare che non avrei più rivisto quel ragazzo.

Mi ero talmente legata a lui che più i giorni passano più mi sento marcire dentro, mi sento come se mancasse un pezzo di me, come se mi fosse stato strappato via in modo crudele, senza che io volessi, senza problemi di pensare a come io potessi stare. 

Un gesto così egoista ma anche così misterioso. 

Dovevo cercarlo. Farmi dire cosa succedeva, farmi spiegare il perché del suo comportamento. Mi sarebbe bastato sapere che nonostante la sua lontananza io fossi nei suoi pensieri, che la mia figura rimanesse vivace in lui e inebriasse di calore il suo corpo, esattamente come il pensiero di quel ragazzo manda a fuoco me. 

Ho dannatamente e fastidiosamente bisogno di lui. 

Nonostante i miei e i suoi problemi, nonostante la mia poca fiducia nel genere umano e nonostante ogni possibile complicanza fra di noi io ho bisogno di lui. 

Ora. 

Distrattamente posai la borsa ai piedi del letto e mi diressi verso la finestra. Strusciai i piedi della sedia dal comodino a sotto la finestra per poter guardare fuori e sperare in qualcosa che non sarebbe mai successo. 

Scorrevo delicatamente le dita sul vetro della finestra e tracciavo il percorso delle goccioline di pioggia. Il fresco della finestra a contatto con i miei polpastrelli caldi mi fece venire i brividi, così mi sporsi verso il letto per prendere una felpa che avevo lasciato sopra di esso. 

Me la misi e poggiai lo sguardo all'ingresso della foresta, qualcosa aveva attirato la mia attenzione. 

"Qualcosa o qualcuno..." sussurrai ciò che stavo pensando.

Cercai di togliere con il tessuto della maglia la condensa data dalla pioggia per mettere a fuoco quello che vedevo fuori. 

"Non ci posso credere". 

Rimasi a bocca aperta mantenendo lo sguardo fisso all'entrata della foresta. 

Il mio cuore prese a battere più velocemente, il mio stomaco si contorse lasciandomi una serie di brividi nel corpo e una sensazione di pace, serenità, ma anche nervosismo. 

Nonostante tutto mi sento come un bambino quando gli viene regalato il suo gioco preferito, come un cane che gioca tranquillo con il suo padrone, come se avessi ritrovato la luce, la speranza. Mi sento come se il mondo avesse preso un colore diverso solo a sapere che lui sta difronte a me, lontano, ma lì.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 17, 2023 ⏰

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