capitolo 9

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Rimasi seduta sul letto senza dire nulla.

Mi resi conto che iniziò a piovere. Sentivo le goccioline che battevano sulla mia finestra. 

Chissà quando entra nella foresta, Aaron, dove va. Chissà se ha un rifugio oppure se sta sotto la pioggia. 

Cacciai via i miei pensieri, era davvero strano, quasi incomprensibile. Portai le ginocchia al petto e  poggiai su di esse la testa, mi immersi nuovamente nei miei pensieri, ma questa volta preferisco non raccontarli.

Semplicemente perché stare sveglia non avrebbe portato a nulla, decisi di addormentarmi, lasciando la coperta avvolgermi e scacciare ogni tipo di pensiero che inebriava la mia mente.

Le giornate successive corsero, diciamo che in questa situazione avevo già compreso che sarebbe stato così. Un giorno si fa vedere i 40 successivi no. 

Per passare il tempo presi un libro di scuola e iniziai a studiare, questa faccenda di vampiri, lupi strani e tanti altri misteri mi avevano allontanata dalla scuola.

Passarono le ore e mi misi finalmente a letto. Inutile dire che quella notte non chiusi minimamente occhio. Come sempre la passai a pensare. 

Quel ragazzo mi stava mandando in confusione, non riuscivo a capire le sue mosse e nemmeno i suoi intenti. Non capivo quale fosse il motivo del suo avvicinamento a me. Ma sentivo il bisogno di averlo qui, vicino. Purtroppo devo ammettere a me stessa che a causa dei suoi occhi, del suo sguardo, del suo tocco io ora non posso farne a meno.

Provavo quasi rabbia, ogni volta che cercavo di fermarlo lui lasciava perdere o se ne andava senza mai dire nulla, ma giuro che la prossima volta non sarà così, mi farò spiegare da lui tutta la situazione. 

La mia mente venne offuscata da un altro pensiero, mia mamma non era tornata ancora a casa. 

Controllai l'orario ed erano appena passate e 6 del mattino, ormai il sole si era fatto spazio al buio, e iniziava ad illuminare il paesaggio attorno a noi. 

Mi alzai dal letto velocemente dal letto e mi affacciai alla finestra, le mie paranoie furono spazzate via per la bellezza davanti ai miei occhi. Non capitava spesso che mi svegliassi verso le 6, massimo le 7 giusto per prepararmi ad andare a scuola. Devo dire che il sole la mattina riesce a creare un'atmosfera così meravigliosa, mi sento quasi al sicuro, mi si blocca il respiro a vedere un ambiente boschivo circondato da raggi di sole, come se cercassero in tutti i modi di illuminare l'oscurità che si celava in esso. 

Gli uccellini iniziarono a cinguettare, significava che la fauna si stava risvegliando dalla dolce notte.

Il mio cuore riprese a battere tranquillamente quando vidi la macchina di mia mamma tornare al suo posto. 

Misi una felpa per riscaldarmi e scesi le scale, quasi inciampando.

"Mamma! Sei tornata finalmente, ho avuto paura ti fosse successo qualcosa!" le urlai mentre uscivo di casa andandola ad abbracciare. 

Lei si limitò a dirmi che stava bene e aveva fatto ritardo a causa di un imprevisto esterno al lavoro di cui preferiva non parlarmi. 

"Non mi succederà quello che è successo a papà amore mio.. stai tranquilla e entriamo in casa che ti preparo qualcosa di caldo" mi sussurrò nell'orecchio mentre mi accarezzava delicatamente i capelli. 

Ancora una volta pensava ame, non preoccupandosi del fatto che lei avesse passato una notte intera sveglia. 

"Mamma tranquilla, vai a riposarti, mi farò io qualcosa di caldo, magari uscirò qui fuori a leggere un libro visto anche il bel tempo".

Non se lo fede ripetere due volte, salì le scale sbadigliando e udii la porta della sua camera sbattere, finalmente si stava riposando. 

Come le ho detto, presi un libro e mi feci una bella camomilla calda, uscii di casa e mi sedetti sulle scale che portavano fuori.

Il libro che stavo leggendo parlava di una bellissima storia d'amore, Romeo e Giulietta, il loro amore portò le loro famiglie ad appacificarsi, il loro amore così incompreso e poco vissuto, che portò alla morte di entrambi, dannati da quel sentimento che così forte li legava. 

"Come vorrei che qualcuno provasse quello che provava Romeo per Giulietta, non credo che nessuno rischierebbe la vita per me" sospirai chiudendo in libro. 

"Essere quasi uccisi da un lupo per te non basta, signorina?" domandò sospettoso il ragazzo poggiato alla macchina di mia madre..

Persi un battito e mi portai la mano al cuore dallo spavento. 

"Tu hai dei problemi, devi farti curare" affermai al ragazzo muscoloso che piano piano si stava avvicinando a me con aria speranzosa, sembrava che volesse sentirmi dire qualcosa. 

"Allora? Non basta?" mi domandò nuovamente abbassandosi al mio livello. 

"Questa è una situazione diversa, tu non mi ami e io non amo te" risposi fredda, ma a causa dello spavento che stavo cercando tutt'ora di sopprimere. 

Rispose con una risatina e mi disse "Devo averti fatto prendere un bel colpo".

"Vedi tu" risposi accennando un sorriso. 

Non credo di essermi mai soffermata su suo viso, soprattutto di giorno. 

Rimasi con la bocca socchiusa e gli occhi che incontravano i suoi, quasi desiderosi, o magari mi sbagliavo, magari erano i miei desiderosi, un tremolio mi percorse la schiena. 

Lui continuava a soffermare il suo sguardo prima sui miei occhi poi incessantemente sulle mie labbra, mi sentivo come se fossi legata a lui, come se ci fosse un filo invisibile, è stato un colpo di fulmine.

Un ragazzo che non conoscevo, di lui non sapevo nulla. 

Lui come me non voleva staccare quel momento, ma quando lo vidi avvicinarsi rovinai il momento. 

"Parlami di te, io ti parlerò di me, ho bisogno di capire, ho bisogno che mi spieghi cosa sta succedendo e come mai tu sei qui, con me" buttai fuori e mi lasciai andare ad un sospiro liberatorio. 

"Va bene, ti parlerò di me, ma non qui".

Nemmeno il tempo di ribattere che mi trovai su di lui a mo' di sposa, con la testa nell'incavo del collo, mentre mi reggevo alle sue possenti spalle, sentivo le sue mani stringere la coscia e la mia spalla per tenermi al sicuro, per non farmi cadere. 

A causa di tutti questi pensieri e della velocità chiusi gli occhi per non vomitargli addosso. 

Arrivammo davanti ad una casetta in legno, molto carina da fuori. 

Salimmo sulla scalinata e aprii il portone. La casa era piccola, ma così semplice e bella. 

Aveva un divano in pelle consumato adatto giusto a due persone, con davanti una televisione molto grande, circondava da un paio di mensole dove sopra, però, non poggiava nulla. 

Nella stessa stanza c'era la cucina. 

Poco più avanti una porta mezza chiusa faceva intravedere delle piastrelle colorate, intuì che ci fosse un bagno, accanto ad esso una porta chiusa, sicuramente la camera.

"Siediti, devo raccontarti davvero molte cose" mi ordinò in modo serio.

Mi sedetti, pronta ad ascoltare quelle parole che ho tanto aspettato.


LA MAGIA NON ESISTE (italian version)Where stories live. Discover now