V - kill the house lights

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"Alex devo scappare, ci vediamo domani a pranzo?" disse Lukas, uscendo dall'aula in tutta fretta.

"Sì, a domani," confermò lui, mentre riponeva le sue cose nello zaino.

Dopo aver salutato l'amico, anche Alex uscì dall'aula e si diresse verso la stazione: doveva essere a casa per le quattro, studiare per qualche ora e poi uscire nuovamente per andare al lavoro. L'università in cui studiava non era molto distante dalla stazione, per sua fortuna, quindi non ci avrebbe messo molto a raggiungerla a piedi, dunque si incamminò come faceva ogni giorno da qualche anno a questa parte. Avrebbe tanto voluto fermarsi al parco a studiare, ma a Berlino faceva ancora abbastanza freddo per i suoi gusti, non era mai stato un amante delle basse temperature.

Procedeva a passo spedito ed era quasi arrivato alla stazione, ma sentiva come se ci fosse qualcosa che non andava, come se qualcuno lo stesse seguendo; si voltò di scatto, ma non gli parve di vedere persone sospette. Forse era solo una sua impressione, pensò, ormai non doveva più preoccuparsi dei fantasmi del passato, il tempo della fuga era ormai finito da anni.

Salì sul treno, anche lì continuava a non sentirsi tranquillo e a guardarsi intorno continuamente, ma non notò nulla di strano, se non avesse avuto il passato che aveva avuto si sarebbe detto che il suo istinto si stava sicuramente sbagliando. Una volta sceso dal treno camminò in fretta verso il suo appartamento, continuando a guardarsi intorno di tanto in tanto. Appena arrivò in casa si mise a studiare per non pensare a quella strana sensazione che continuava a provare. Qualche ora dopo gli squillò il cellulare, distogliendolo dai suoi appunti. Prese il telefono e vide un numero sconosciuto sul display, che non aveva neppure il prefisso tedesco, visto come stava andando la sua giornata si preoccupò molto, ma alla fine decise di rispondere comunque.

"pronto."

"come sta il mio futuro biologo?" disse la voce dall'altra parte del telefono. Alex lo riconobbe subito, un sorriso spuntò sul suo volto.

"studia."

"oh, ti ho disturbato?"

"no, tranquillo, tanto tra poco avrei dovuto smettere comunque per prepararmi per andare al lavoro."

"ma che fratellino responsabile che ho."

"al contrario di te."

"Che simpatico. Senti, ti ho chiamato per darti una notizia importante; domani sarò lì da te."

"vieni qui a Berlino?"

"sì, ma rimarrò pochi giorni. Sono stato per quattro mesi e mezzo qui in Danimarca, direi che è ora di cambiare un po' aria, quindi colgo l'occasione per far visita al mio caro fratellino."

"Sei in Danimarca da quattro mesi e mezzo? Ma perché non sei venuto prima da me?"

"La Danimarca è così bella, e poi ormai ognuno ha la sua vita..."

"lo so John, però tu sei l'unica famiglia che mi rimane."

"ci vediamo domani mattina all'aeroporto, hai da fare?"

"a che ora?"

"il volo dovrebbe atterrare alle otto."

"sarò lì."

Alex chiuse la chiamata, la notizia dell'imminente arrivo di suo fratello lo aveva rincuorato. Abbandonò lo studio e si preparò per andare al pub dove lavorava part time per mantenersi gli studi. Anche mentre si dirigeva al pub continuava ad avere la sensazione di essere pedinato, ma questa volta, voltandosi indietro, riconobbe un uomo che quel pomeriggio era sul suo stesso treno ed era sceso alla sua stessa fermata. Gli parve un po' strana come cosa, ma decise comunque di non dargli troppo preso per il momento, pensando che forse si stava lasciando suggestionare un po' troppo.

running from the rain - sequel di .tragician.Where stories live. Discover now