Chapter 19

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LOGAN

Strinsi mio fratello a me. Aveva terminato di singhiozzare da qualche minuto, ma sentivo ancora le sue lacrime calde cadermi sulla spalla dove la sua testa era appoggiata.
Il mio autocontrollo per un attimo aveva avuto un cedimento, quasi volesse abbandonarsi al pianto come aveva fatto Noah, ma in fondo sapevo che dovevo essere quello forte e sobrio della situazione.

Noah mi prese la maglia nel pugno, come se volesse trattenermi con lui, anche se non sarei scappato. Negli ultimi anni avevo sacrificato la mia intera vita per lui e per vederlo sempre felice nonostante ci fossero tanti momenti bui, ma questo non mi era mai pesato tanto come il fatto che lui fosse rimasto senza genitori. Avevo cercato di rimpiazzarli, di essere una figura che li rappresentasse entrambi nonostante la mia incapacità nell'essere affettuoso o compassionevole, ma il dubbio di aver affrontato tutto in modo sbagliato si accaniva su di me ogni volta che vedevo mio fratello fare qualcosa di sbagliato, che probabilmente gli avevo insegnato io stupidamente nei miei modi infantili di affrontare il male.

<<Sembro solo un coglione patetico ubriacone in questo momento>> mi risvegliò la voce roca di Noah che alzava la testa dalla mia spalla e cercava di rimettersi seduto composto.
<<Lo sei>> gli dissi cercando di sdrammatizzare con l'ironia, cosa che lo tirava sempre su di morale.
<<Non sarai mai simpatico come me fratellone, è inutile che ci provi>> i suoi occhi si erano leggermente gonfiati per le lacrime che stava asciugando con il dorso della mano dai suoi zigomi.
<<Qualcuno pensa che non sia tu il più simpatico tra i due>>
<<Spero non sia tu a crederlo altrimenti si che sarebbe patetico>> fece un sorrisino e questo mi bastò per terminare il botta e risposta avendo raggiunto l'obbiettivo.

<<Vammi a prendere la biancheria pulita. Mi hai bagnato tutta la manica, patetico coglione ubriaco>> gli dissi indicandogli con il mento la lavanderia dove, quando mi ricordavo di dover fare le faccende, riponevo i panni puliti.
In risposta ricevetti un'occhiataccia, ma senza opporre resistenza, Noah andò a prendere il cesto.

Mi sistemai meglio sul divano mentre mio fratello tornava dall'altra stanza. Allungai il braccio per prendere la maglia, ma mi fermò facendo un passo indietro.
<<Non voglio giudicarti ma non sapevo utilizzassi questo tipo di intimo>> fece una risata sotto i baffi prima di sventolarmi davanti alla faccia delle mutandine.
Alzai le sopracciglia. <<Oggi dai il meglio di te, eh?>> un altro sorriso malizioso gli si stampò in faccia. Scossi la testa con disapprovazione.
<<Dai, dammi la maglia>> mi alzai e gliela strappai di mano.
Con gesto rapido mi tolsi quella che indossavo. Stavo per mettere la maglia pulita quando lo sguardo di Noah mi fermò.

<<Che cazzo guardi?>> gli domandai non collegando immediatamente.
<<Che cazzo hai là?>> indicò con l'indice verso il mio petto. Solo a quel punto capii cosa osservava con tanta insistenza e perplessità.
<<Secondo te?>> mi rivolsi sarcastico a lui come se dovesse risolvere un indovinello in una rivista di enigmistica.
<<Non dirmi che sei come uno di quei poveri stronzi che si tatuano il nome della fidanzata a caratteri cubitali e dopo continuano a fidanzarsi con quelle con lo stesso nome per non ammettere la stronzata fatta>>
<<No, cretino>> non riuscivo a comprendere se gli piacesse o meno, ma la sua risposta mi lasciava capire che il mio gesto non era stato apprezzato da lui quanto lo aveva approvato Ashley.
<<E allora che cos'è?>> fece un passo verso di me per vedere meglio.
<<Leggi>>
<<Ma non so il cinese>> esclamò.
<<Non è cinese>>
<<Dimmi cosa c'è scritto e basta>> rispose spazientito dopo aver osservato con attenzione la scritta che non riusciva a comprendere.
<<É una data in numeri romani>> rivelai.
<<Ti sei tatuato la data di quando vi siete conosciuti? Pensavo di averle viste tutte, ma questo non me lo aspettavo proprio da te. Tu sei peggio di un povero stronzo, sei proprio stupido>>
<<Ma perché pensi sia fatto per lei? Non tutto é collegato nella mia vita ad Ashley>> dissi spazientito. <<É un anno, l'anno in cui sei nato>> mi guardò sbigottito.
<<E in cui è nata anche Ashley>> alzai gli occhi al cielo.
<<Non l'ho fatto per lei!>> alzai la voce per fargli capire di non continuare ancora a punzecchiarmi. Mi infilai la maglia cominciando ad avere la pelle d'oca e guardai nuovamente negli occhi mio fratello.

Saudade Wherever I GoWhere stories live. Discover now