Chapter 6

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ASHLEY

Seduta sul sedile anteriore della vecchia auto di Marc, non mi immaginavo neppure che quegli attimi di silenzio interminabili potessero essere anche gli ultimi di pace prima di scendere dal veicolo.

Prima di salire in macchina per dirigerci alla festa, Bella si era raccomandata con me di divertirmi, magari di farmi anche qualche amico, ma non sapeva che qui tutti quanti appartenevano ad un passato che volevo soltanto dimenticare il prima possibile per iniziare una vita migliore, come quella che mi ero cominciata a creare in California, perchè le persone che avevo frequentato quando ero in Michigan erano solamente brutti ricordi di un passato altrettanto buio.

Per una decina di minuti ero rimasta zitta, stretta nella mia cintura di sicurezza, cercando di non origliare troppo i discorsi della coppietta davanti, anche se impossibile. Ma fortunatamente non mi era rimasto molto in mente, a parte che quella sera Hannah avrebbe presentato Marc ad alcuni suoi amici e che quindi io sarei rimasta sola nel bel mezzo della folla. Mi era subito salito il panico più totale.

L'ultima volta che avevo visto quei ragazzi era stato almeno due anni prima, quando dopo l'ultimo esaustivo giorno del primo anno di liceo, avevo deciso di frequentare una scuola privata online per riuscire ad allenarmi ogni giorno con costanza.

Quando però anche i miei vecchi compagni lo avevano saputo, lo avevano aggiunto al mio curriculum personale di cose per cui prendermi in giro e avevano avuto servita una cosa in più su cui prendermi di mira.

Scesi dalla macchina appena Marc la accostò al marciapiede di un piccolo e silenzioso quartiere residenziale, dove alle dieci di sera tutte le famigliole si erano accomodate sul loro divano accendendo la televisione per guardare qualche film d'animazione per i più piccoli.

Subito mi cominciarono a tremare le mani per il freddo che avvolgeva il mio corpo da capo a piedi.
Avevo indosso un top a maniche lunghe nero e dei jeans, anch'essi neri, ma non avevo preso in considerazione che la sera nel mese di gennaio in Michigan le temperature farebbero indossare il cappotto anche ad un pinguino.

Battendo i denti cominciai a camminare, nel tentativo di scaldare il mio corpo e soprattutto per allontanarmi dai due dietro di me.
Cercai di essere più disinvolta possibile mentre avanzavo per il quartiere, guardandomi intorno per ambientarmi nuovamente in questa terra che ormai mi sembrava quasi sconosciuta, come se la vedessi con gli occhi di chi non ci aveva vissuto per anni, ma come se la rivedessi per la prima volta, ma le emozioni che mi suscitava quel luogo non erano esattamente quelle che si provano quando si visita un luogo nuovo.

Arrivai poi ad un bivio e le mie orecchie cominciarono a percepire della musica, che con l'avanzare dei miei piedi lungo l'area pedonale, continuava a trapanarmi sempre di più, fino ad arrivarmi al cervello.

Finalmente arrivai davanti alla casa illuminata da luci blu, rosse, verdi e gialle accese ad intermittenza, proprio come quelle da discoteca. Da locale era anche la musica a volume spropositato.

Lì fuori sentii per la prima volta una strana sensazione che mi saliva dallo stomaco. In quel momento volevo entrare lì dentro solo per far vedere alle persone che mi avevano rovinato la vita negli anni più delicati della mia adolescenza che ero cambiata, che non mi sarei fatta mettere i piedi in testa da quelli stronzi.

Quella strana sensazione mi trascinò all'interno dell'abitazione senza pensarci troppo e prima che potessi accorgermene ero già nel bel mezzo di una folla danzante sulle note di quella musica scadente.

Mi guardai intorno senza riconoscere alcuna faccia, come se intorno a me ci fossero solo maschere che coprivano i volti delle vere persone. Era anche vero che non vedevo quelle persone da quasi due anni, ma mi sembrava strano non riconoscere proprio nessuno, anche se quando frequentavo la scuola privata avevo pochi amici e quelli che avevo erano davvero pessimi.

Saudade Wherever I GoWhere stories live. Discover now