I giardini

207 20 1
                                    

Contro ogni aspettativa, vi era tornata da sola.

Si era lasciata alle spalle il cancello della villa e procedeva lungo il viale, passi leggeri sulla ghiaia asciutta e il vento tra le chiome degli alberi ai lati. Le foglie secche erano l'unica concessione di colore della stagione che avanzava, giallo e rosso e marrone sui prati non più rigogliosi. Non pioveva, quel giorno, e poche strisce di nubi chiazzavano un cielo altrimenti sorprendentemente limpido. Ad accompagnarla, lo scroscio dell'acqua da una fontana a metà del viale, che esibiva giochi complessi che sfidavano la gravità per raggiungere equilibri possibili solo per magia. Un uccellino dai versi esili si posò sul bordo della vasca tonda, bevve poche gocce e subito si allontanò in volo.

Hermione sistemò sulla spalla la borsa in similpelle di drago con cui si recava ogni giorno al Ministero. Il turno mattutino era terminato, ma aveva preso una deviazione non preventivata.

L'ispezione di Villa Malfoy aveva dato risultati e agli archivi straripanti del Dipartimento Auror erano stati aggiunti svariati manufatti e innumerevoli testi di magia oscura, una collezione più imponente di ogni rifornito negozio di Notturn Alley.

E tuttavia uno dei pezzi era in mano sua.

Arrivò all'ingresso trovandolo serrato, quando nelle precedenti occasioni il figlio del padrone di casa in persona li aveva fatti entrare piuttosto che demandare quel compito a un anonimo Elfo Domestico. Prima che potesse guardarsi intorno, però, un sibilo troppo vicino agitò l'aria e Draco Malfoy atterrò di fronte a lei sollevando un velo di polvere. Hermione produsse un lieve colpo di tosse prima di rivolgergli un saluto che suonò meno cordiale di quanto fosse nelle sue prime intenzioni.

«Perdonami.»

Suonava strana quella parola sulle sue labbra, avvezze a recare offese più che a cercare ammenda. Di quanti pensieri e parole, e azioni e omissioni, aveva da guadagnare il perdono? Gli erano stati condonati tutti, per la legge era un uomo libero, libero di rammaricarsi per averle sporcato i pantaloni. Con un cenno Hermione gli fece intendere che accettava le sue scuse, quindi si puntò addosso la bacchetta per rendere nuovamente lindo il completo con un incantesimo non verbale.

Malfoy smontò dalla scopa in un unico movimento fluido, uno di quelli che lei non aveva mai padroneggiato al primo anno di scuola, prima di smettere di provarci. La spostò nella mano destra e Hermione poté leggere il logo della Nimbus sull'impugnatura, anche se non avrebbe saputo riconoscere il modello. Non le importava, ma le perfette condizioni del legno – lucido e liscio, colore pieno e venature profonde – indicavano un recente acquisto oppure un'attenta manutenzione, forse entrambi.

«Ti starai chiedendo perché sono venuta.»

«Non mi aspettavo di vederti tornare» ammise, ma senza timore. Diede uno sguardo alla porta, considerò che erano entrambi fermi sull'ingresso e la invitò a entrare, probabilmente per pura consuetudine. Rifiutò, rapida, ma se Malfoy ne fu colpito non lo diede a vedere, limitandosi ad annuire.

«Ho qualcosa per te» gli annunciò.

Si aspettava la sua reazione sorpresa. Trasse dalla borsa il volume che aveva recuperato e custodito per tutta la durata del suo turno.

Il Capo del Dipartimento Auror l'aveva incaricata di registrare e organizzare il materiale requisito dalla residenza dei Malfoy e lei vi si era dedicata con l'impegno e la dedizione che le erano propri, soprattutto quando quella mansione le aveva portato nuovamente sotto gli occhi i preziosi volumi di Lucius Malfoy. Molti non erano reperibili nelle comuni biblioteche, tanti sarebbero stati distrutti e la consultazione di quelli archiviati avrebbe sempre richiesto una precisa autorizzazione per motivi di studio o di lavoro. La pura curiosità non era strettamente contemplata, così aveva approfittato di quel compito per approfondimenti che non avrebbe forse mai più fatto, appunti che non avrebbe più preso. Nel mezzo di quelli, una dedica in prima pagina aveva attirato la sua attenzione, per ragioni del tutto differenti.

Porse a Malfoy una copia di Malefici e manufatti per la più oscura delle magie. «Tuo padre avrebbe voluto che lo avessi.»

«Cos'è?» domandò subito, gli occhi spalancati e una punta di sospetto nella voce.

Non gli rispose, lasciò che lo esaminasse da sé. Malfoy voltò il volume, scorse la quarta di copertina e comprese che il contenuto non poteva essere permesso dal Ministero. Corrugò la fronte, mentre procedeva ad aprirlo: trovò le parole che lei stessa aveva letto e memorizzato, interrogandosi al contempo sul loro valore, sull'opportunità che non andassero dimenticate, sui pericoli che imbellettavano.

A Draco, nel giorno del suo diciannovesimo compleanno. Perché "la più oscura delle magie" ti colga come è stato per i tuoi genitori.

Il libro trattava di metodi illegali per ottenere amore dall'oggetto dei propri desideri, più rischiosi dei filtri presenti nel programma del corso di Pozioni a Hogwarts. Ma come ogni magia, non potevano davvero creare i sentimenti e nelle parole di Lucius Malfoy c'era un augurio di felicità, pur contorto. Il padre di Draco gli consegnava un'arma auspicando con tutto il cuore che non dovesse usarla, Hermione gli restituiva l'ombra di un genitore che la legge aveva requisito.

«Mio padre aveva diciannove anni quando ha sposato mia madre» le confidò, e la voce calda le parlava di ricordi a lei sconosciuti ma comprensibili. C'era amore anche in una famiglia che aveva compiuto ogni scelta sbagliata, Hermione l'aveva intuito dalla dedica e lo notava nel tono quasi commosso del suo interlocutore.

Malfoy strinse al petto il libro. «I miei genitori non mi hanno fatto mai mancare niente. Potresti dire che mi hanno viziato» ammise, con un sospiro imbarazzato. «Non so come comportarmi in un mondo in cui non mi è tutto dovuto.»

«Non così» disse Hermione, alludendo al contenuto del volume, e lui ridacchiò con lei. Poi si fece più seria: «Ma sono certa che lo capirai. O almeno, te lo auguro.»

«Grazie.» Hermione annuì. «Davvero, grazie» ribadì, guardandola con un'espressione quasi smarrita, come se non sapesse come rendere più reale quella formula di cortesia. Una singola parola poteva apparire fredda, ma non la forza che vi impresse con gli occhi – questo, però, Hermione non gliel'avrebbe rivelato. L'avrebbe capito da solo, sperava, in un futuro di sincero pentimento e umile riconoscenza.

«Mi sono domandata quale fosse il senso, e l'ho trovato nella memoria: ricordare ciò che è stato perché non accada di nuovo. Questo è un ricordo personale, nemmeno tu meriti che ti sia sottratto. È anche un monito per qualcosa che non dovrai portare avanti. Custodiscilo, ma non cedere mai più alla magia oscura.»

Lui parve rifletterci, poi glielo porse. «Tienilo tu, così sarai sicura che non lo userò.»

Lei scosse la testa.

«Tienilo tu, e restituiscimelo nel giorno in cui lui avrebbe voluto che lo avessi.»

Lei fece per protestare.

«Ti prego. Tienilo tu, e non dovrai portarmi un altro regalo» ridacchiò, teso. La guardò con tutta la gravità di cui disponeva: «Tu hai parlato con me, sei tornata per restituirmi un senso. Torna ancora

La data di nascita di Draco Malfoy era nel suo fascicolo. Hermione considerò i mesi che mancavano e la curiosità che, suo malgrado, l'uomo era stato in grado di ispirare: la giustizia era stata gentile, la memoria sarebbe stata edificante?

Allungò la mano.





_______________

Il libro dal titolo Malefici e manufatti per la più oscura delle magie è di mia invenzione.
E con questo capitolo si conclude il racconto di come è avvenuto l'avvicinamento tra Draco e Hermione
La prossima parte sarà l'ultima: ritorneremo al presente di questa storia e scopriremo di più sulla lettera dal Magiavvocato che Hermione legge all'inizio.
Grazie per aver letto e spero che vorrete farmi sapere se vi sta piacendo con una stellina o un commento!
In attesa del prossimo capitolo, vi ricordo che mi trovate anche su Instragram come __legar__

La memoria delle muraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora