Capitolo 55 - Vocazione

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«Non sapevo ti fossi dato al giardinaggio.»

«È per le mandorle» disse lui, raccogliendo le cesoie. «Avevi ragione, sarebbe un peccato se il tuo lavoro andasse sprecato. Se non puoi occuparti degli alberi come un tempo, posso farlo io.»

Seojun le sorrise. Aveva un modo sbilenco di curvare le labbra, come se avesse dimenticato come si faceva, ma le aveva sempre riservato gli sguardi più gentili di cui era capace. Persino durante l'addestramento nelle arti marziali, persino quando il suo volto assumeva i tratti inflessibili di un Purificatore e persino quando Chloe era solo una bambina che non era in grado di comprendere il perché del suo atteggiamento.

Come aveva fatto a non notarlo? Tutto l'affetto che Seojun riversava in quei piccoli gesti, senza pretendere nulla in cambio. Come aveva potuto metterlo in secondo piano, solo perché rivolto a Kiyoko e non a Chloe?

Aveva trascorso così tanto tempo a separare le sue due metà che non si era resa conto di quante cose avesse lasciato indietro. Aveva smesso di indossare abiti tradizionali, eliminato i piatti tipici dalla sua dieta, abbandonato le usanze più comuni. Di Jiyu si era concessa di mantenere piccoli dettagli, ma aveva tagliato fuori tutto il resto. Non poteva rischiare di confondere le cose. Per permettere a Chloe di sopravvivere, doveva essere diversa da Kiyoko.

Ma erano entrambe metà di lei, proprio come le due estremità dei suoi portali. Aveva rinunciato all'una o all'altra, alternando i ruoli, per troppi anni. Era stanca di dover vivere spezzata.

«Scusami, Seo. Sono stata una pessima sorella, non ti ho mai ringraziato per tutte le cose che hai fatto per me.» Chloe guardò il mandorlo. Era ancora giovane, perciò le bastò allungare un braccio per sfiorare un ramo con le dita, accarezzando il taglio netto che Seojun aveva inciso. «Hai avuto un'idea splendida, mi hai resa davvero felice. Grazie.»

«Non è colpa tua» borbottò, grattando la fronte in prossimità della cicatrice. «Ho tentato, ma credo di aver dimenticato come essere un buon fratello maggiore.»

«Non te ne ho mai dato occasione.» Chloe sospirò, abbassando lo sguardo sulle foglie cadute. «Ricordi la prima volta che mi accompagnasti sul Monte Nyonjian, per il mio addestramento?»

«Sì, lo ricordo. Giornata infelice, il clima era così rigido da farti tremare.»

«Non era freddo» lo corresse Chloe. Quella soluzione era sembrata così immediata alla sua mente da bambina, ma rievocare quei ricordi suggeriva una risposta diversa, così evidente che le sfuggì una risata agrodolce. «Il vento era così forte, e la via era tanto stretta e ripida che temevo di cadere. Non sapevo controllare Maelstrom, sapevo che se fossi scivolata sarei morta e ne ero terrorizzata. Era per paura, che tremavo. E quando mi hai presa in braccio non ho smesso perché mi hai scaldata, ma perché mi facevi sentire al sicuro.» Sentiva ancora il tepore del suo petto, la stretta salda delle sue braccia, le carezze della sua voce. Era un ricordo così dolce, eppure il rimpianto l'avrebbe macchiato per sempre. «Mi dispiace, Seo. Avrei voluto capirlo prima. Avrei dovuto dirti grazie mille altre volte.»

«L'unico riconoscimento di cui ho bisogno è sapere che tu stia bene.» sorrise, sgualcendo il tatuaggio sulla sua guancia. «Vuoi aiutarmi nella potatura o devi tornare a Mehtap?»

«A dire il vero ho una domanda da farti.» Chloe prese fiato, ripetendo più e più volte quella frase nella mente prima di essere pronta. «È mai successo che un membro dell'Ordine decidesse di ritirarsi?»

«Sì, seppur raramente. Tutti coloro che hanno infranto il Giuramento sono stati puniti con la morte.»

«Non parlo dei traditori. E neanche dei Senza Volto troppo anziani per addestrare nuovi Adepti» specificò Chloe, tormentandosi le dita. Sentì lo stomaco chiudersi e spingere verso il diaframma, costringendola a schiudere le labbra per richiamare a sé nuova aria, inspirando avidamente. «Quello che mi chiedo è se ci sia mai stato qualcuno che abbia cambiato idea. Qualcuno che, pur conservando la propria fede e riconoscendo l'importanza dell'Ordine, si sia reso conto che la sua vocazione risiede altrove, che potrebbe servire gli Dèi in altri modi.»

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