Capitolo 15

232 7 0
                                    

"Vado in bagno", dissi a Louis sfiorando con le mie labbra il suo orecchio, lo informai perché non volevo farlo preoccupare, ed sicuro che l'avrebbe fatto.

Lui si girò nella mia direzione e non sembrò neanche convinto della mia frase ma si girò in direzione di Clark ascoltando il suo intenso discorso sulle sue esperienze di vita.

Molti ragazzi si erano aggiunti a noi intorno al fuoco e non, qualcuno con due birre in mano che ondeggiava a ritmo di musica e alla luce del fuoco.

Altri immersi nei discorsi più stupidi e insensati che avessi mai ascoltato.

Diedi le spalle iniziando a camminare in un luogo non definito, non vedevo assolutamente nulla è il freddo si fece sentire di più senza il fuoco.
Beh andare lì in pieno natale non fu propio una bella idea, ma come dire di no a Niall.

Non avevo con me nemmeno il cellulare per darmi uno spiraglio di luce.
Optai dietro un albero dove riuscivo a vedere malamente i miei amici in quelli che sembravano metri e metri di distanza.

Sospirai godendomi quel silenzio, fin troppo silenzio.
Potevo sentire solo "l'acqua" che toccava con violenza le figlie sotto di me.

Mi richiusi la zip e feci per andarmene ma qualcosa mi bloccò, ansi mi sbatté all'albero facendomi ansimare per la mia ferita ancora dolente e malamente nera per la crema che non mi misi più.

Aprii gli occhi e con mia sorpresa era il famoso ragazzo con gli occhi azzurri e capelli lisci che vidi all'inizio di quella giornata.
Ma per mia sfortuna quello non era Louis.

"Ricciolino", mi sbavò addosso andandomi a pressare all'albero tra il suo corpo.

"Bastardo lasciami!", gli dissi a mandibola serrata, ero piuttosto calmo in quel momento.
D'altronde era un ragazzo dell'età di Louis più o meno, cercava delle semplici attenzioni come Louis, aveva lo stesso aspetto di Louis, ma quello purtroppo...

Indovinate.

Non era Louis.

"Ehi principessa, regola il linguaggio", mi disse facendomi notare i suoi denti gialli che si potevano individuare anche in mezzo al buio.

Sentii le sue sporche mani premermi e schiacciarmi il sedere.

"Ok mi stai scocciando lasciami", gli dissi con molta calma ma non era assolutamente così, l'ansia mi iniziò a salire immaginando il peggio, questo perché esso doveva ancora accadere.

"Dai ho visto come mi guardavi", mi irritò parzialmente iniziando ad avvicinarsi al mio volto, se fosse stato possibile avrei voluto immergere la testa all'interno dell'albero.

"Bastardo smettila!", sbottai tutto ad un fiato, ma l'unica cosa che ricevei fu una risatina più tosto malefica.

In quel momento volevo Louis, che veniva da me e mi salvasse da quella stupida situazione.
Volevo lui e nessun altro sopratutto a toccarmi in quel modo.

Perché si, mi iniziò a sbottonarmi i pantaloni, mi stavo praticamente demoralizzando al mio destino, sapevo cosa stesse succedendo.

Ma nel momento in cui mi iniziò a calare i boxer, mi illuminai e diventai più consapevole della situazione, mi stavo per arrendere al mio destino.

La mia volontà non voleva assolutamente quello, non voleva lui, non voleva niente di tutto quello, ma voleva una persona anzi, volevo una persona.

Alzai la gamba e gli tirai un dolente calcio nel intestino, lui si piegò di scatto, mi voltai e iniziai a correre velocissimo, neanche all'interno delle partite di football.

Vidi la luce del fuoco ingrandirsi pian piano, la figura di Louis diventava sempre più chiara.
Stava guardando il fuoco, come se all'interno ci fossero tutti i suoi pensieri.

Iniziai a rallentare una volta arrivato dove la luce precipitava, almeno se quel bastardo mi avesse raggiunto ero abbastanza vicino agli altri.

Non avevo la minima idea di cosa fare, lasciai fare al destino, l'unica cosa chiara che sapevo erano le mie gambe tremolanti e la mia pelle freddissima.

Iniziai ad avanzare verso Louis, come se percepì la mia presenza si girò verso di me.

La sua espressione cambiò radicalmente appena mi vide, si alzò di scatto e si precipitò verso di me, aveva un volto che non avevo mai visto, era preoccupato...

Mi avvolse le spalle con le sue mani non togliendo mai il contatto visivo, non parlò ma cercò di capirmi.

In quel momento le nostre anime stavano parlando, e mi sentii così vulnerabile dalle sue azioni.

"Cosa hai", mi sussurrò guardandomi negli occhi.

In quel momento c'era solo un problema, non sapevo cosa avevo, solo dopo capii che quello era shock.

Ma mi limitai ad alzare le mie spalle per dirgli, "non ne ho idea, è successo così velocemente che ancora non ho realizzato".

"Andiamo a casa?", continuò lui ma non connettevo minimamente.
Louis si iniziò ad irritare e innervosire del mio comportamento, assolutamente non in negativo.

"T-tranquillo, sto sto bene", gli sussurrai per farlo tranquillizzare, ma non calcolai che la mia voce uscì più tiepida del solito e con un accento di terrore in più del solito.

"Harry che cazzo è successo", ma fece l'effetto contrario, era ovvio che ci fosse qualcosa che non andava in me in quel terrificante momento.

"Andiamo a casa?", continuai per sfuggire a quel momento, io speravo solo che mi portasse in casa di Niall e io, mentre metabolizzavo l'accaduto, con sul mio grembo un te ai frutti di bosco, di quelli che senza zucchero sono acqua calda e zucchero.

Ma tutto quello non successe.

***

Mi ritrovai in quella che Louis definì "casa mia", appena entrai lì dentro.

Sentii solo un mi tra gelo e consapevolezza al mio interno.
E quale consapevolezza...
Beh questo potere immaginarvelo.

E tra una confessione e una carezza, un bacio a fior di labbra, un nomignolo fin di troppo.
Per me si concluse quel mini camping nella montagna di  Adirondack.

_____________________________________

The Best Happens at Christmast Where stories live. Discover now