<<I traumi di Sirio sono molto, molto più longevi della guerra e del suo recente lutto, parliamo di cose dell'infanzia...>> cercò di spiegarsi, ma il dottore non la lasciò finire:<< ma perfavore.... infanzia? Che io sappia, lui non ha avuto un bel tubo di nulla a che vedere con il suo passato più remoto, lo saprei, insomma sono il suo terapeuta da quasi 15 anni! Quello che non capisco è chi è lei e perchè sta inventandosi queste frottole!!! Lei.......Sirio?>> Louis si bloccò di colpo quando mi vide alla porta, e anche Agnese fu stupita di vedermi, ma mi sorrise.
<<grazie per la difesa, mio caro avvocato-psichiatra, ma posso parlare per me stesso, e gradirei che entrambi mi mettiate al corrente di cosa diamine avete intenzione di fare con me!>> dissi, risultando un pò aggressivo. Mi dava fastidio il fatto che avessero parlato senza consultarmi dei possibili percorsi di riabilitazione e cura, soprattutto mettendo in mezzo istituti e manicomi.

Louis annuì, indicandomi una poltrona, dove mi andai a sedere un pò traballante, anche se avevo la coperta sulle spalle, stavo congelando, e qualcuno lo notò subito:<< Sirio, vuoi un maglione? Stai battendo i denti....>> mi chiese dolcemente Agnese, e io mi limitai ad annuire, a corto di forze. La vidi sparire per 15 secondo e tornare con un maglione nuovo di zecca, verde scuro, quasi foresta: << quello da dove salta fuori? Non è uno dei miei?>> le dissi, un pò confuso.
Lei fece le spallucce:<< sai che mi avevi detto che i ragazzi avevavo bisogno di vestiti etc etc...beh, c'ho pensato io, non credo di facesse piacere svolgere quella commissione e ho preferito toglierti io l'impiccio per evitare che ti stressassi con quei due. E nel mentre, diciamo, ho preso anche altre cose.....>> disse, facendo la vaga. <<forse, ti aiuto a metterlo, che mi sembri ancora un pò addormentato!>> ridacchiò, avvicinandosi con delicatezza.

Sorrisi leggermente, tirando un sospirone di sollievo all'idea che ci avesse pensato lei ai ragazzi, così da non doverli rivedere ed incazzarmi. Agnese mi aiutò a mettere la testa e un braccio nel maglione, ero un stanco, debole e scoordinato, ma lei sapeva il fatto suo, e mi aiutò senza problemi, addestrata dagli anni di maternità. Il problema insorse quando passammo al braccio con la flebo:<<FERMA! Quello non ci passa, lasciamolo fuori!!!>> dissi spaventato. Anche solo l'idea che la struttura dell'agovannula potesse urtare qualcosa e farsi sentire, muovendosi nelle mie vene, mi dava la nausea e i brividi. Agnese mi sorrise di nuovo, scuotendo la testa:<< oppure...possiamo svitare il tubicino, far passare la mano nella manica e riagganciarlo dopo....non so neanche quante volte l'ho fatto quando avevo i miei bimbi in ospedale, non sentirai nulla! Ti fidi di me?>> mi allungò la mano aperta, aspettandomi.

Anche se l'idea non mi andava a genio, Agnese fu di parola, e dopo aver chiuso la flebo, mi svitò il tubicino, con delicatezzama decisione, mi aiutò a mettere la mano nella manica senza che l'accesso venoso toccasse il tessuto, e mi risistemò la flebo e la coperta, assicurandomi al caldo.
Tutto questo mentre Louis non aveva smesso neanche per un secondo di osservarsi con occhi spietati, non si fidava di lei neanche a pagarlo. Strano, quando gliel'avevo nominata mi sembrava entusiasta che io mi fossi fatto un'amicizia con una collega, ora invece la guardava truce. Non è che.....
<<Louis, ma tu hai capito chi è Agnese vero?>> gli domandai, cogliendolo alla sprovvista.

<<no, ma mi sembra una che sa un pò troppe cose che io ""non so"", non che ti abbia condizionato a credere che tu li abbia 'sti traumi, e che ha una voglia matta della tua pensione da veterano! Non ti stai per risposare vero???>> mi domandò preoccupatissimo. Mi tirai una manata in fronte, con Agnese sconvolta da quelle accuse:<< no idiota! Non siamo fidanzati io e lei, è solo un'amica! Dai te ne ho parlato, un sacco!!!!>> cercai disperatamente di far cogliere al mio amico, ma quando mi guardò più confuso di prima, dovetti mettere la dignità da parte davanti quello che stavo per dire:<< lei è mamma....>> dissi, consapevole di essere diventato un peperone:<< ...forse non l'ho mai chiamata Agnese, ma quando ti parlavo di "mamma" mi riferivo a lei>> dissi, con voce strozzata.

Avrei voluto che si aprisse una voragine sotto di me in quel momento, ma mentre Louis finalmente ricollegava i pezzi, Agnese si girò verso di me: non era arrabbiata, o imbarazzata, o schifata o delusa da quello che avevo detto. Era contenta.
Mi guardò con occhi teneri, prima di accarezzarmi il viso e baciarmi la fronte, in un tacito consenso alle mie parole.

Lei è mamma.

Fu la prima cosa che pensai, e avevo ragione: era lì per me, con me, lottando per il mio bene e offrendosi di prendersi cura di me pur di aiutarmi.
Questi pensieri dolci e teneri furono interrotti da Louis, che ancora non aveva imparato a mettersi quella STRAMALEDETTA lingua in culo:<< oddio, meno male esiste!!! E io che temevo tu avessi iniziato a vedere cose e visioni come gli schizzofrenici...>> disse nel suo strano modo di scherzare.
Io non lo presi come uno scherzo, anzi....
Mi alzai di botto, preso di nuovo dalla rabbia, ed ero davvero pronto a fargli un occhio nero: ero stanco dei suoi giochetti, delle sue prese in giro, del suo fare da macellaio con cui parlava del mio caso, dissezionandolo per poi darlo in pasto ai cani. Prima che potessi menarlo però, mentre mi guardava terrorizzato, un manrovescio mi colpì in pieno la guancia, facendomi un male cane, e presto vidi Agnese a braccia incrociate che mi guardava malissimo.

Feci per fare un passo in avanti e prendermi la mia rivalsa, mostrando un pò di dignità, ma mi bastò che lei mettesse la mano in posizione per farmi retrocedere di corsa:<< vuoi il secondo o preferisci che metta in atto una delle minacce che ti ho detto in macchina?>> mi bastò far vagare la mente per 10 secondi per ricordarmi quante sculacciate di aveva promesso, e per questo scossi la testa rapidamente.
<<ecco, allora stai buono e seduto, o passo io alle mani!>> mi sgridò, mentre mi rimettevo sulla poltroncina con la coda tra le gambe.
Ma anche Louis non tardò ad assaggiare un pochino di Mamma Agnese:<< e tu... la prossima volta che lo stuzzichi con una delle tue stronzate, giuro ti faccio mangiare la laurea e radiare dall'albo! Mi dici che è un individuo pericoloso e instabile, ma sei il primo che cerca una reazione da parte sua!! Se vuoi un cazzotto, ci penso io! Lascia stare Sirio che ha già i suoi di cazzi, intesi?>> anche il mio amico annuì velocemente, ora forse più terrorizzato da Agnese che da me.

<< e io che temevo lei non lo potesse gestire....me lo rimangio....>> sbiascicò solo, ottenendo un fiero sguardo dalla donna, che preso prese in mano la situazione:<< bene......con un cioccolata calda e un pò di buon cibo, riesci a trovare le forse per spiegare a Louis tutto quello che hai passato quando eri piccolo?>> mi domandò.
Oddio...

Redamancy: &quot;L'Amore che ritorna&quot;Where stories live. Discover now