La parte nascosta di James

Start from the beginning
                                    

"Non morire ragazzino, non puoi lasciarmi."

Lo appoggiò contro il muro, piazzandogli una mano sul petto per assicurarsi che non scivolasse, poi prese il cellulare per chiamare l'ambulanza, singhiozzando e balbettando parole sconnesse, lui che era sempre stato il più affidabile.

Avvolto in una sonnolenza densa, stava per cadere ma Ben lo avvinghiò con forza, quasi lo percosse.

"Non dormire, non andartene hai capito? Risolveremo ogni cosa, abbiamo tanto tempo per stare insieme," ma indebolito sentiva il torpore avanzare.

"Grace ti prego non portarmelo via." Mormorò impaurito rannicchiato al suo fianco, "é tutto quello che mi resta."

Lo tenne stretto al petto e lo cullò. "Stupido fratellino mio."

Quanto dolore gli inflisse! Su questo, Gabriel aveva ragione: lo fece soffrire e gli rese i giorni seguenti un vero inferno.

Il viaggio in ambulanza non lo rammentava, ma al pronto soccorso si agitò e si ferì nel tentativo che fecero di infilargli un tubo in gola fino allo stomaco. Urlò e chiamò il fratello senza sosta, tanto che finirono per farlo entrare. Spaventato, pallido in volto, riuscì a calmarlo con la sua pacatezza. Gli parlò con voce tranquilla ripetendogli che le cose si sarebbero sistemate, lo accarezzò sulla fronte finché la stanchezza lo vinse e si abbandonò alle cure dei medici.

Non si sottrasse al dovere di maggiore, benché giovane e inesperto.

E lui, si aggrappò a Benedict come se fosse l'ultimo appiglio per rimanere in vita.

Il peggio arrivò dopo. La depressione fu penosa, pianse inconsolabile rendendosi conto del guaio che causò, mentre Ben, impotente, con gli occhi scavati, cercava di consolarlo. Non lo lasciò mai, rimanendogli sempre vicino.

Le finestre dell'ospedale, in quella camera bianca, erano dotate di inferiate e si sentì chiuso in prigione.

Prendere i farmaci fu una lotta, ma smise di piangere anche se iniziò a rifiutare il cibo, passando il tempo a guardare il soffitto.

Suo fratello trascorse giornate intere con lui. Finché la psicologa, con una pazienza materna, arrivò a farlo parlare. E il maggiore seppe di quell'orologio che continuava a tormentarlo, fu allora che, il lutto oscuro che attanagliava entrambi, si squarciò.

Ben realizzò la sua angoscia, lo prese per mano e gli rivelò che i genitori si attardarono per un contrattempo dovuto a un cliente.

Il cuore di James si alleggerì, iniziò a credere in sé stesso, riuscì a elaborare la morte dei suoi cari e con l'aiuto della psicologa riprese a mangiare e a dormire.

Quattro settimane dopo, lui e Ben, si abbracciarono e piansero così forte che le infermiere li sentirono e corsero dentro alla camera allarmate, ma quando li videro, capirono, e se ne andarono sorridendo lasciandoli da soli.

Risalì lentamente alla luce, certo a volte si perdeva, ma nei mesi successivi tornò a essere il fratellino impertinente di Benedict Emory.

Questa fu la vicinanza che li unì, quella che Gabriel non riusciva a capire e non voleva accettare. Qualcosa che andava oltre.

Arrivato presso la stanza del reparto di ginecologia, allontanò i ricordi. Si allacciò il colletto, si lisciò la giacca e si stampò in volto un bel sorriso ed entrò.

"Eccomi qua, mi ero solo attardato!" La sua voce allegra alleggerì la tristezza dell'amica che giaceva nel letto guardando la finestra socchiusa. "A quanto pare risulto ufficialmente il tuo compagno!"

AmberWhere stories live. Discover now