17. If I knew it all then, would I do it again?

Start from the beginning
                                    

«Ehi, tu», la sua voce mi riporta con i piedi per terra. Giro di poco la testa, lui è appoggiato con la spalla allo stipite della porta.

«Ciao», dico a voce bassa.

«Sembri sfinita e non è grazie a me. Non so se sentirmi offeso», appena lo dice per poco la saliva non mi va di traverso.

È per caso impazzito?

«Taci», sibilo e poi mi porto l’avambraccio sul viso, schermando la vista. Preferisco non guardarlo al momento.

«Adesso hai qualche libro in più nella tua libreria. L'ultima volta ne avevi di meno», dice ed entra nella mia stanza con fare curioso.

Sposto il braccio e lo guardo con la coda dell'occhio.

«Non pensavo che uno come te potesse notare dei dettagli così banali», mormoro.

«Io noto tutto», si affretta a dire. «Hai messo di nuovo quel profumo». Chiude gli occhi e inspira profondamente. «L’ho detto… soltanto una come te potrebbe permettersi di non puzzare di alcool, fumo e sudore in mezzo agli altri».

Sento le mie guance andare a fuoco.

«Sì, è il mio preferito», dico.

«Adesso è anche il mio preferito», dichiara, guardandomi con un sorrisetto audace, provocandomi un brivido lungo la schiena.

«Non hai paura che la tua ragazza ti senta?», gli chiedo, la voce appena udibile.

«Magari sto proprio cercando un motivo per farmi lasciare», si stringe nelle spalle e il mio cuore salta un battito. Lo sta facendo per me? E perché non la lascia lui?

Il suo sguardo scende sulle mie gambe scoperte e si lecca le labbra.

Si avvicina lentamente come un predatore e si siede accanto a me.

«Tutto okay? La mia presenza ti ha mandata k.o.?», sorride, ma io non ho la forza di ricambiare.

«Dovresti davvero ridimensionare il tuo ego», lo stuzzico.

«Per fortuna non devo ridimensionare altro. Quello ti va bene, da quel che ricordo», inarca un sopracciglio e io gli tiro un pugno nelle costole, facendolo ridere. Sta davvero ridendo. Grazie a me.

Sembra sorpreso anche lui. Mi guarda a lungo e poi i suoi polpastrelli si posano dolcemente sulla mia guancia. «Sei bella, Nives».

Non lo ha detto come Derek. E neanche come tutte le altre persone che ho conosciuto nella mia vita.

La sua frase è un suono dolce e amarognolo, che mi stritola il cuore e scava sempre più in profondità. Ho paura dell'effetto che hanno le sue parole su di me. E il modo in cui mi guarda... Dio, mi fa sentire come se davvero fossi la cosa più bella che lui avesse mai visto. Non vede ciò che vede mia madre in me: un corpo da aggiustare, una faccia da perfezionare, una personalità da correggere. Non vede ciò che vedo io quando mi guardo allo specchio.

I suoi polpastrelli rimangono sulla mia pelle e li muove delicatamente in modo circolare. Si abbassa di poco, i suoi occhi mi risucchiato al loro interno. Gli poso una mano sul petto, fermandolo.

«Non qui», dico quasi ad un soffio dalla sua bocca.

Lui annuisce. «Non adesso», mi corregge. Quindi succederà comunque, qui? A casa mia? A qualche metro di distanza da Zahra?

Si tira indietro e allunga la mano verso di me. Gliel’afferro senza alcun tentennameno e mi tira su, facendomi sbattere contro il suo petto.

«Ti senti bene?», mi chiede e annuisco.

Il Mio Limite Sei TuWhere stories live. Discover now