𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 6: 𝑀𝑦 𝑠𝑤𝑒𝑒𝑡 𝑗𝑖𝑛𝑥

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Perché  mi stava baciando?
Perché  semplicemente  non dialogava con me?

Sentivo la passione, il potere, il volere del suo bacio rude.

Lei voleva, lei otteneva.

Kirari Momobami è  sempre  stata così.
Ha sempre avuto ciò  che voleva e non era mai sazia di ciò  che aveva.
E pensare che fosse arrivata al punto di impossessarsi  della vita di qualcuno, mi mette i brividi.
E voleva impossessarsi anche della mia di vita, ma in modo differente.
Eppure la ragione si arrese

Ricambiai  il bacio

Sentii un lamento stranito proverine dal bacio, si aspettava uno schiaffo?
Ne approfittai del momento e provai a prendere controllo e, come mi aspettavo, declinò  la mia proposta. Voleva lei il controllo.
Mi prese in braccio e divise le nostre lingue ansimando

"Vieni a casa mia"

"A casa sua?"

"Si. Non accetto un <<no>> come risposta chiaro?"

Guardai per qualche secondo i suoi occhi azzurri socchiusi e  lucenti pieni  di passione.
Mi sentivo uno schifo per quello che stavo facendo a Sayaka
Mi sentivo uno schifo per il mio orgoglio
Mi sentivo uno schifo  perché  stavo accettando di aver un rapporto intimo con una persona  che ha distrutto la vita a molta gente.
Ma una parte di me voleva provare ad uscire dai margini, ad uscire dalla classica visione della sua persona e cercare del buono in lei.
Le accarezzai la guancia

"...non seguo i tuoi ordini. Accetto solo perché  lo voglio fare"

Spostò  confusa i suoi occhi sulla mia mano e la tolse

"Avevi detto che mi odiavi"

"L'odio alcune volte è  passionale"

"L'odio, il sentimento  più  brutto che  l'essere umano possa mai provare,  è  passionale? Non ti capisco"

"Noi ne siamo la dimostrazione  in questo momento, o sbaglio?"

Mi fissò  ancora con più  prepotenza.
Stavo iniziando a sentirmi a disagio, così  distolsi lo sguardo.
Tirò  fuori il cellulare  e chiamò  qualcuno al telefono

"Ramirez, venga in questo punto della città. Le mando la posizione"

Posò  il cellulare in tasca  e riprese a guardarmi nonostante  avessi gli occhi puntati altrove 

"Dovrai  guardarmi per tutta notte. Lo sai questo vero? Inizia  ad abituarti"

Mi afferrò  le guance, mi costrinse a guardarla e poi mi morse il labbro inferiore.
Emisi un leggero gemito di piacere

Ridacchiò  divertita.
La sua era una risatina angelica e innocente. Capace di far incantare chiunque.
Arrivò  poi una limousine nera

"Prego, De Santos"

Entrammo  bella limousine e ci dirissimo verso casa Momobami 
Kirari era accanto a me.
Aveva una postura  dritta e le gambe incrociate.
Guardava avanti senza sbattere le palpebre e  aveva uno guardo serio.
Era incantevole e attraente
Stava pensando?
Non mi degnava di uno sguardo, non mi rivolgeva una parola...semplicemente  era come se io non fossi presente.
Immediatamente  mi pentii  della scelta  che ho fatto.
Sospirai e guardai il finestrino per non pensare alla freddezza e al disagio che si era creato.
"Ci sei cascata,complimenti  idiota" Pensai.
Volevo piangere e sbottarle contro tutto ciò  che pensavo
e soprattutto  volevo tornare a casa.
Io e lei insieme? Neanche per sogno.
Le avrei fatto vedere veramente il mio corpo? Non so cosa mi sia preso in quel momento.

"Voglio tornare a casa"

Kirari si girò  immediatamente  verso di me

"Cosa?"

"Voglio  tornare a casa" dissi sull'orlo di piangere

"Non ci andrai."

"Smettila! Voglio andare a casa Kirari!"

Divenne ancora più  cupa di prima e si rivolse all'uomo  che era al volante.

"Dii a Ramirez il tuo indirizzo  di casa e vattene"

"Quanta gentilezza" Pensai

Dissi a Ramirez il luogo esatto  e cambiò  subito rotta.
Arrivammo subito  di fronte a casa mia così  scesi dalla limousine

"La prossima volta piangi sul petto di qualcun'altra, invece di piangere sul mio. Sparisci"

Il suo cambio d'umore era decisamente spaventoso.
Fino a mezz'ora fa rideva mentre mi mordeva il labbro inferiore, adesso prova disprezzo nei miei confronti.

"E no, questa volta non ci casco" pensai

"Lo farò  sicuramente e non me ne pentirò" Chiusi lo sportello e rientrai a casa

Kirari's pov

Era di nuovo scappata via da me.
La frustrazione  che provavo in quel momento era alle stelle.
Perché  a me questa condanna?
Andava tutto bene prima di lei, io ero la solita Kirari Momobami fredda e distaccata che non aveva preoccupazioni del genere.
Lei mi stava prosciugando a poco a poco  senza pietà e ciò  mi faceva sentire debole.
L'unica che mi poteva uccidere  era mia sorella
L'unica che mi poteva far sentire uno schifo era mia sorella
L'unica che mi poteva far sentire debole  era mia sorella perché  da lei avrei accettato tutto.
Era l'unica persona a cui tenevo veramente  e di cui avevo veramente bisogno anche se non ho mai avuto una sorella maggiore presente a causa della tradizione  del clan.
Era un fantasma che mi seguiva e non  parlava quasi mai con me.
Quando provai a toglierle la maschera, mi afferrò  il braccio.
Quel gesto mi fece cadere il mondo addosso, così  non ci provai più.

Lei si che poteva rendermi innocua, ma non Y/n. Non lei.
Eppure mi stava facendo sentire peggio.
Si era sicuramente arrabbiata perché non le rivolsi una parola in macchina o non la degnai di un mio sguardo, ma lei sapeva a cosa stavo pensando? A quale lotta stavo combattendo  dentro di me?
Volevo  guardarla, avvicinarmi a lei , sentire di nuovo il suo viso sul mio petto e magari coccolarla un po', però  una parte di me odiava tutto ciò  e non voleva cambiare idea.
Strinsi i pungi.
"Ramirez, accellera."
La cosa peggiore era il sentimento di vuoto quando scese dalla mia limousine.
Nonostante  non ci fosse contatto tra di noi in quel momento,la sua distante presenza mi rassicurava e mi tranquillizzava.
E soprattutto  mi faceva sentire un po' viva.

"Siamo arrivate signorina"

Scesi immediatamente  dalla Limousine  e aprii la porta di casa.
Come sempre mio padre e mia madre non c'erano per affari economici con altre famiglie.
Salì  in camera mia in fretta e furia.
I miei passi riempivano il silenzio della casa.
Mi tolsi la giacca, mi allargai la cravatta e mi sbottonai la camicia.
Aprii il balcone dalla mia stanza per prendere un po'  d'aria e iniziai a inspirare ed espirare ripetutamente.
Stavo andando a puttane, letteralmente.

Vidi  mia sorella poggiarsi alla porta che lasciai  aperta a metà

"Cos'hai"

Chiese la sua voce deformata  dalla maschera
Non le risposi
Ririka si avvicinò  dandomi una carezza sulla schiena e io scoppiai immediatamente  a piangere tra le sue braccia.
Non piangevo da quando avevo cinque anni.
Piansi, e per la prima volta mi parve di tornare umana.








𝐁𝐥𝐮𝐞 𝐅𝐥𝐚𝐦𝐞|𝑂𝑑𝑖𝑎𝑟𝑒 𝑃𝑒𝑟 𝐴𝑚𝑎𝑟𝑒[𝑲.𝑴𝒐𝒎𝒐𝒃𝒂𝒎𝒊]✓Where stories live. Discover now