Capitolo quattordici:

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I giorni passavano in tranquillità, quasi sentivo di essere ritornata la ragazzina che adorava stare con Riley. Avevamo ripreso il nostro rapporto, facevamo passeggiate molto lunghe, nelle quali parlavamo spesso della scuola e delle nostre idee per il futuro. Riley parlava del futuro con un bagliore negli occhi, e io adoravo ascoltarlo. Capitava spesso che Riley mi passasse un braccio muscoloso sulle spalle. Chi ci incrociava spesso ci sorrideva, quasi sembrassimo una coppia di innamorati. Una signora addirittura ci aveva fatto i complimenti una volta, dicendo che quando ci guardava le sembrava di vedere lei e suo marito nei tempi d'oro. Riley l'aveva assecondata, sorridendole e dicendo che mi amava da anni. Ci abbiamo scherzato su per quasi tutta la giornata. Lui che mi regalava fiori, caramelle o dolciumi vari, e io che gli sorridevo come una ragazzina innamorata.

Mi sentivo a casa stando con lui. Era rassicurante e adorabile allo stesso tempo.


Una mattina mi svegliai e guardando sul comodino notai un vassoio con dei pancakes e un succo d'arancia, una rosa rossa e una bustina dei miei biscotti preferiti. Presi il bigliettino e incominciai a leggere:

"Per farti svegliare nel migliore dei modi. In qualsiasi caso, Buongiorno piccola Ari.

-Riley."

Non ricordavo che Riley fosse mai stato dolce o qualcosa del genere, ma pensai che con il tempo si fosse migliorato. Così accettai il vassoio e incominciai a mangiucchiare i miei amati Oreo. Il telefono incominciò a squillare e sullo schermo comparì il nome "Chris". Sorridente accettai la chiamata.

«Ciao, tutto okay?» mugugnai. Dall'altra parte della cornetta però, Chris rispose, ma con una voce completamente diversa da quella che mi sarei aspettata di sentire. «Sì, tutto okay.» Era freddo, glaciale come il polo nord. «Va seriamente tutto bene Chrì?» gli chiesi in preda al panico, lui si limitò a borbottare un sì e poi si scusò, dicendo che aveva dei documenti urgenti da leggere e chiuse la chiamata, senza nemmeno dirmi "Ti amo" come era solito fare. Un po' delusa posai il vassoio sul comodino, misi qualcosa di comodo addosso, e scesi giù in cucina. Sul frigo un post-it giallo mi avvisava che mia madre e i miei "zii" erano usciti per una scampagnata come i vecchi tempi e che sarebbero rientrati nel tardo pomeriggio. Mi affacciai nel salotto e notai Riley senza maglietta che dormiva beatamente sul divano. Per poco la mia mente ebbe diverse idee maligne, poi mi tirai uno schiaffetto e ricordai a me stessa che anche se, inizialmente, Chris era stato sgarbato quella mattina, restava comunque il mio aitante e adorabile fidanzato, che non mi sarei fatta scappare per nulla al mondo. Così, presi un po' d'acqua dal frigo e riempii un bicchiere. Bevevo lentamente l'acqua ghiacciata per calmare i bollenti spiriti.

Poco dopo sentii Riley alzarsi dal divano e stiracchiarsi, imposi a me stessa di non affacciarmi e crogiolarmi nella vista del suo bellissimo corpo. Chiesi ai miei ormoni di calmarsi e continuai a bere quel po' d'acqua che era rimasto. Appena si affacciò in cucina e mi sorrise, i miei ormoni incominciarono a strillare. Respiravo a fatica, poiché non si era ancora rimesso la maglietta. «Buongiorno raggio di sole.» gli dissi. Lui mi sorrise e poi si scompigliò i capelli. «Buongiorno anche a te. Spero ti sia piaciuta la sorpresa. Forse i pancakes erano troppo freddi, dato che li avevo preparati un paio d'ore fa'.» disse accennando un sorriso. «Tu mi stai dicendo che ti sei svegliato alle sette del mattino, solo per prepararmi i pancakes e portarmeli in camera?» chiesi leggermente stranita. Per quanto Christopher fosse dolce, non mi aveva mai preparato i pancakes di prima mattina, ne tantomeno si era mai svegliato così presto solo per farmi una sopresa. Lui avanzò verso di me, e mi posò un casto bacio sulla fronte «Solo perché resti sempre la mia piccola Ari.» disse lui, marcando la parola mia. Quasi volesse rivendicarmi. Non ci detti peso e finii il bicchiere d'acqua, poi mi fiondai in camera mia, per cambiarmi. Misi un paio di jeans strappati sulle ginocchia e una maglietta della Nike, seguita da delle comodissime converse bianche. Più sportiva di così?

Poi mi avvicinai al telefono, lo sbloccai e cliccai sulla chat di Christopher. Incominciai a digitare un messaggio:

"Non so per quale motivo stamattina tu non fossi lo stesso degli altri giorni. Spero solo che vada davvero tutto bene, e che magari, se dovessi richiamarti fra un'oretta, tu mi risponderai con il solito tono adorabile di sempre. Se ho fatto qualcosa, almeno dimmi di che si tratta.

Ricordati che ti amo, qualsiasi cosa accada.

-Aria"

Finito il messaggio, buttai il telefono sul letto, legai i capelli in una coda morbida e scesi per le scale. Urlai a Riley se fosse pronto, ma non mi rispose. Così mi avvicinai in cucina, e notai con dispiacere che la stanza era vuota. Mi affacciai nel salotto e lo stesso, non c'era un anima viva. Ad impulso corsi verso la porta che dava sul retro, la aprii e notai Riley fare ginnastica. C'era un sacco di vento, e un freddo glaciale, e nonostante ciò, lui stava facendo delle flessioni in canotta e pantaloncini. «Riley!» gli urlai «Così ti prenderai un influenza bella e buona. Torna dentro!» e in quel momento un flash back mi attraversò la mente.

Era l'estate dei miei dodici anni e i nostri genitori erano partiti per un escursione, lasciando me e Riley da soli a casa di Zia Wren. Io stavo tranquillamente poggiata sul divano, guardando I Simpson. Tutto d'un tratto scoppiò un temporale, con tanto di tuoni e lampi. Cercai Riley per tutta la casa, prima di accorgermi che era sul retro. Così corsi da lui e gli urlai di tornare dentro. Lui rimaneva lì, sotto la pioggia. Così incazzata, lo andai a prendere e lo trascinai in casa. «Riley, cosa diavolo ci facevi sotto la pioggia?» gli chiesi. Lui si passò la mano fra i capelli umidi e poi mi guardò «Brittany mi ha lasciato, tramite SMS!» disse quasi singhiozzando. Gli accarezzai la spalla «Oh... Mi-Mi dispiace davvero tanto che t'abbia mollato. Beh, è stata stupida. Tu sei un sacco divertente.» gli dissi passandogli un asciugamano. Lui mi sorrise e si passò l'asciugamano sui capelli, strofinandoli. Poi mi guardò di nuovo negli occhi. «Facciamoci una promessa Ari. Se a vent'anni io e te non avremo ancora trovato l'amore della nostra vita, ci sposeremo e avremo tanti bei bambini. Promesso?» mi disse avvicinandomi il mignolo. Io sorrisi e strinsi il mio mignolo al suo. «Promesso!» dissi. Poi lui mi baciò una guancia e salì in camera sua.


Riley mi guardò e sorrise, poi si alzò ed entrò in casa. «Dovevo farle, non perdo mai il ritmo. Comunque ho letto il post-it, ti va se ordiniamo dal giapponese qui vicino e ci facciamo portare qualcosa a domicilio?» io sorrisi ed annuì, lui mi dette un bacio dolce e sonoro sulla guancia e poi corse in cucina a chiamare.

Ripensai al flash back e mi stritolai le mani.

E se io non lo avessi davvero trovato l'amore della vita?

Ritorno dagli occhi blu. [IN REVISIONE.]Where stories live. Discover now