13. Welcome to the panic room

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Come hanno fatto, due persone così, ad innamorarsi l'una dell'altra e finire per odiarsi così tanto? E io, che cosa sono? Uno sbaglio, il frutto del loro odio o del loro amore? Non lo so. Mia madre mi ha definita uno sbaglio, ma penso lo abbia detto in un momento di rabbia.
E nonostante lei viva circondata da un'aura di menefreghismo, perfino ai più forti crolla la maschera e finiscono per mostrarsi vulnerabili. Mia madre ha sempre odiato far vedere le sue insicurezze o la sua fragilità. Molto spesso appare come una donna forte, intrattabile, crudele, dal cuore di ghiaccio. Sa farsi rispettare e io sono completamente diversa da lei.

A volte penso le dispiaccia di avermi concepita. Perché sono banale, sono fragile e tutto ciò che lei ha sempre odiato adesso si riflette su di me.

«Bene, sabato vuoi unirti alla nostra cena di beneficenza? È stata organizzata da alcuni amici di Sam», si passa la mano tra i capelli castani e fa una smorfia di disgusto quando sente il sudore scivolarle tra le dita.

«Sabato? Pensavo di restare a casa a vedere un film», mento. Agosto sta finendo e il sabato è la giornata perfetta per organizzare una festa.
C'è soltanto un problema: io non ne ho mai organizzata una.

Non farò entrare nessuno in casa mia fino ad allora.
Dio, trenta persone! Se mia madre lo venisse a sapere, mi farebbe fuori seduta stante. Odia gli adolescenti e ancora di più se sono ubriachi o fatti.

«Tu e la tua monotonia», ruota gli occhi azzurri al cielo. «Cambia la tua routine, Nives!»

«Infatti inizio da adesso. Vado al supermercato», la informo.

«Ci andrà Rosemary».

«No, mamma, ci andrò io. Ho bisogno di camminare un po'».

Lei non replica. Fa spallucce e mormora: «Io vado a farmi la doccia e poi esco con Sam. Fai la brava», mi manda un bacio.

Infilo le Air pods nelle orecchie e cammino mentre Lana del Rey mi tiene compagnia.

Canticchio mentalmente e mi fermo davanti ad un semaforo, aspettando che diventi rosso.

Sento qualcosa premere contro la mia schiena e sgrano gli occhi non appena sento una voce sussurrarmi all'orecchio: «Odio le persone che pensano di essere così furbe fa prendermi per il culo, Nives. Sono stato anche parecchio buono fino ad ora e mi stavi pure simpatica, ma dato che non capisci con le buone, vediamo se capisci così».

Inclino di poco il busto, intenta a girarmi verso di lui, ma preme l'oggetto ancora di più contro la mia schiena e trattengo il fiato.

«Hai una pistola puntata contro, quindi non provare ad urlare altrimenti ti sfracellerò il cuore. Dove sono i miei soldi? Sono stato abbastanza paziente e pensavo che mi avresti dato ascolto», allunga un braccio intorno alla mia figura e simula un abbraccio romantico mentre mi stringe a sé.

«Io-io ti pagherò, lo prometto», balbetto con la vista completamente appannata.

«Brava, bambina», mi accarezza dolcemente i capelli e aggiunge: «Domani sera alle dieci, al molo. E se lo dici a qualcuno, non mi farò molti scrupoli a farti fuori. I soldi non mi mancano, ma non sono stupido. Mia madre ha visto la macchina, Nives. E sai cosa mi ha detto?», mi attira a sé ancora di più. «Ha detto che mi farà lavorare per colpa tua, piccola stronza, così pagherò per ogni cosa che ho rotto fin'ora. Quindi o paghi o ti distruggerò la vita».

Mi spinge in avanti e per poco non perdo l'equilibrio.

Non oso girarmi verso di lui, ma sento i suoi passi mentre si allontana.
Sono stata minacciata di morte con una pistola in pieno giorno.

Sono stata-

Attraverso la strada in preda al panico e cammino senza avere una meta precisa.

Qualcuno suona il campanellino dietro di me, ma sono troppo scossa per girarmi.

Il Mio Limite Sei TuWhere stories live. Discover now