Capitolo Sette

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E così, Suguru invia quella dannata email: un paio di frasi concise, un orario, e un luogo. Inizia dunque con le preparazioni, cercando di apparire presentabile. Problemi insorgono quasi immediatamente.

Ricucire sulla testa la parte superiore del proprio cranio è... complicato. Una mano tenta di tenere ferma la testa mentre l'altra agita l'ago un po' a casaccio cercando di centrare i buchi sulla fronte. È passata già mezz'ora e Suguru sta continuando a farsi male con la punta dell'ago e la sua irritazione sta crescendo a dismisura e tutta quella situazione sta ponendo sul suo dorso tanto di quello stress da farlə venire voglia di piangere. Però deve trattenersi! Non esiste che Suguru si metta a piangere proprio adesso, non ora che Kenjaku-

«Smettila di ridere,» sibila Suguru.

«Io potrei riattaccare tutta quella roba in meno di tre secondi,» dice il cervello con del divertimento nella voce, il suo tono smorzato dal tappo del barattolo semichiuso, «Dio mio, fai davvero schifo in queste cose.»

«Se non stai zitta ti lascio annegare in una tinozza.»

«Oh noooo, una tinozza! Sai cosa sarebbe meglio? Farmi rientrare nella tua testa e lasciare fare il resto a me. Ti cucio io la testa. Sarebbe molto meno doloroso che sopportare questa vista.» In questo preciso momento, Suguru si punge con l'ago. Di nuovo. E questa è la goccia che fa traboccare il vaso: senza esitare, Suguru afferra Kenjaku con una mano, tenendo l'ago distante dal cervello, e la rinchiude in un contenitore di plastica. Aveva intenzione di rifilarla in qualche posto più sicuro, ma a questo punto non ci dà più neanche peso. Non sentirla parlare è più che sufficiente.

Irritatə, riprova ad armeggiare con il proprio cranio.

«Sai,» inizia Okaa-san, «potrei semplicemente dirti dove sono i buchi dei punti.»

«Non voglio il tuo aiuto.»

Lei distoglie lo sguardo, volgendosi verso Oton. Lui sospira affranto.

Trascorrono un paio di minuti di silenzio. L'ago continua a beccare le ossa di Suguru, e la sensazione è tutt'altro che piacevole.

«D'accordo,» sbuffa infine, «ditemi dove sono questi cazzo di punti.»

«Linguaggio.» Oton ribadisce, e se Suguru alza gli occhi al cielo, Okaa-san s'illumina.

In tutta onestà, è molto più semplice con sua madre che lə guida su come e dove dirigere l'ago. Le dita di lei sfiorano le sue. La percezione è completamente diversa da quella di una persona in vita: al tatto, le loro pelli sembra abbiano la consistenza delle nuvole. Sono nulle e fugaci, come il vento invernale.

Impiegano dieci minuti a fissare la parte superiore del cranio al resto della testa. Dopo ciò-

Il tempo scorre in un caos stranamente energetico. Un bagno. La pelle di Suguru è resa morbida e viene ripulita dai residui di liquido cranico. Okaa-san suggerisce uno shampoo ai fiori di ciliegio, ma alla fine Suguru si lava i capelli con uno al sandalo. Si tampona poi la cute con un asciugamano e lascia il resto dell'asciugatura all'aria pulita. Mentre termina di organizzare il viaggio, si rende conto di stare ancora indossando l'accappatoio. L'incontro con Satoru è al tramonto e per arrivare là sono necessarie un paio d'ore: questo vuol dire che ne ha solo un altro paio libere prima di dover partire.

Scegliere un outfit si rivela più complicato di quanto dovrebbe essere.

«Non capisco perché non posso mettermi le stesse cose che indosso sempre.» Riesce già a sentire l'irritazione farsi strada lungo i suoi nervi. I suoi genitori si sono agitati e hanno iniziato a dare suggerimenti di qua e di là per quelle che sono parse ore intere. Oton a dirlə di "tenersi bene in ordine" e Okaa-san a farlə vedere ciondoli e orecchini di ogni tipo, e-

TEMPERATURE DROP, satosuguWhere stories live. Discover now