Capitolo Due

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Quando Suguru finalmente raggiunge il Jujutsu Tech, seguitə dai suoi genitori, dev'essere ormai mezzanotte. Al vedere il cancello torii inizialmente esita, chiedendosi se lə respingerà, ma riesce ad attraversare la barriera senza alcun impedimento. Da qua, è semplice per Suguru trovare il suo migliore amico nel campus; la presenza e l'energia malefica Satoru sono luminose e cospicue, e riconoscibili anche dalla forma attuale di Suguru.

Eppure, Satoru non sembra rendersi conto della sua presenza. È steso sul suo letto, capelli nevosi spettinati sul cuscino, telefono sopra al viso, e scorre distrattamente le dita sullo schermo mentre Suguru si limita a stare in piedi poco distante, sentendosi idiota e senza speranza. La luce della luna si posa delicata su di lui, facendolo apparire rilassato e casuale in un modo che Suguru non ha avuto occasione di testimoniare da quando ha lasciato la scuola.

Se neanche Satoru riesce a vederlə e a riconoscere che è là con lui, allora nessun altro al mondo può.

«Cazzo,» commenta, infatti.

Oton si cruccia. «Linguaggio.»

«Fottiti.»

Okaa-san sposta il peso da un piede all'altro. «Comunque,» inizia, quasi tentativamente, e lancia un'occhiata a Satoru avvicinandosi un po' al ragazzo in una maniera che fa rizzare i peli sulla pelle di Suguru. «...Dovremmo probabilmente dirti che- hai presente la cosa che ha preso possesso del tuo corpo?»

L'irritazione di Suguru inizia a farsi strada sottopelle. «Sì?»

«Ha intenzione di usare il Regno Carcerario per sigillare il tuo ragazzo l'ottobre che viene,» dice Okaa-san e. Oh. Oh. «Usando il tuo corpo,» aggiunge, come se Suguru avesse bisogno della divisione in sillabe per recepire il messaggio. Il Regno Carcerario.

«Oh.» Suguru ripete ad alta voce l'unica parola che riesce a tirar fuori perché vorrebbe dire che quel piano non funzionerà, ma sa Satoru tende a diventare disgustosamente sentimentale nei momenti peggiori e a quanto pare non aveva distrutto il suo corpo come Suguru invece pensava che avesse fatto e già riesce a sentirsi precipitare in una spirale di ansia e preoccupazione- ma poi, con tono tagliente: «Il mio ragazzo?»

«Beh,» fa sua mamma, «noi non abbiamo visto i vostri incontri e le vostre uscite perché sarebbe stata molto inquietante come cosa, visto che sono affari privati, ma è piuttosto palese.»

Cosa. «Che intendi con "affari privati"?»

«Oh, sai,» sventola una mano in aria, «quello

Oton annuisce solennemente.

No. No. «Non stavamo scopando,» sibila Suguru, senza neanche mentire. Poco importa quanto insopportabile fosse la tensione emotiva che aleggiava attorno a loro ogni volta si trovavano fianco a fianco: nessuno dei due aveva mai pronunciato una parola al riguardo. Certe cose è meglio lasciarle non dette; Suguru non avrebbe mai potuto pretendere qualcosa del genere da lui. «Io e Satoru non stavamo insieme e non abbiamo mai fatto sesso.»

«È okay,» dice Oton, «ci abbiamo riflettuto a lungo, e se la cosa ti rende felice...»

I suoi genitori avevano sempre trattato ciò che non riuscivano a comprendere come qualcosa che andava risolto. Qualcosa di sbagliato, che aveva bisogno di un rimedio, e la parte peggiore era la gentilezza che serbavano al riguardo. "Sistemeremo tutto," "Ti ameremo sempre," "Vuoi cambiare terapeuta?". Era iniziato tutto quando Suguru aveva ammesso loro di poter vedere le maledizioni e la cosa si era espansa fino alle sue stupide cotte per i ragazzi e all'orrendo disagio che provava nell'esser vistə come un ragazzo-

«Non stavamo insieme,» ripete.

«Certo che no.» Oton annuisce con fare dubbioso.

«Uhm,» s'intromette Okaa-san, sembrando poco convinta, «Comunque, Suguru-»

TEMPERATURE DROP, satosuguWhere stories live. Discover now