1. inizio della fine

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William

Sono passati due giorni da quando abbiamo celebrato il funerale di Jordan, e l'umore scolastico non si è alzato: molti temono che ci sia un'assassino nella scuola e vanno a giro con lo spray al peperoncino nelle tasche, altri ancora distrutti dalla morte di un loro vecchio amico.

E poi c'è lei: che si è presa una settimana di ritiro dagli studi e non è più uscita dalla camera. Nonostante le lamentele di Kaylee.

È distrutta, e non posso biasimarla, se mio fratello morisse per mano di un'altro, probabilmente mi rinchiuderei in camera, a chiave.

Non l'ho mai vista così, il dolore le ha portato via la luce negli occhi, quegli stupendi occhi azzurro/marroni, che incanterebbero perfino Lucifero. Si sono spenti. Speravo che lasciandole del tempo da sola si sarebbe ripresa, avrebbe provato a lottare.
Ma dopo che Kaylee in persona mi ha chiamato perché è preoccupata per lei, mi sono fiondato fuori dalla classe e sono andata dritto alle loro stanze.

Appena varco la soglia, trovo Kaylee seduta sul divano con addosso una coperta, gli occhiali neri poggiati sul naso e un libro sulla prima guerra mondiale. Quando sente i miei passi avvicinarsi, alza lo sguardo e poggia il libro sul tavolino di fronte a se, facendomi segno di sedermi vicino a lei.

Nonstante abbia bisogno di vedere Eloise, mi freno e ascolto quello che ha da dirmi:

«Non pensavo arrivassi subito.»

«Come sta?»

Taglio corto guardandola nei suoi occhi freddi e vedendo la risposta come uno schiaffo in pieno viso.

«Come una a cui hanno ucciso il fratello.»

«Mh. Mi hai chiamato perché pensi che possa aiutarla?»

«Non lo so, non vuole che nessuno stia per troppo tempo con lei.»

Volto lo sguardo verso la porta di legno chiusa, non proviene nessun rumore da quella camera, come se fosse vuota. Ma lei è lì.

«Pensi mi farà rimanere?»

«No, ma provaci. Ha bisogno di te.»

Annuisco e provo ad abbassare la maniglia, che stranamente non è bloccata.

Quando varco la soglia della stanza semi-buia, un'odore di vaniglia mi invade le narici. Mi beo di quel profumo così perfetto, fino a quando noto la sua figura scossa sul letto a gambe incrociate.

«Ellie.»

«Ciao.»

Sussurra come se si fosse appena ripresa da un lungo torpore.

«Pensavo di farti compagnia.»

«Non credo di voler-»

Ma non le do il tempo di finire la frase che mi siedo accanto a lei e faccio si che la sua testa poggi sul mio petto.

Quando chiudo gli occhi la vedo mentre mi corre in contro nel corridoio, con una mano sul viso, terrore negli occhi e le lacrime che le bruciano le guance.

Mi riscuoto dal ricordo spiacevole e la sento fare repiri profondi, probabilmente per non scoppiare ancora a piangere.

«Puoi piangere. Ti aiuterà.»

«Non voglio piangere.»

«Allora non farlo.»

Le sussurro baciandole i capelli con un tocco leggero. I suoi occhi sono fermi in fondo al letto, dove ci è poggiata sopra una maglia nera, una camicia per la precisione. Sicuramente non appartiene a Eloise, e non ci metto molto a capire a chi appartenga.

From HellWhere stories live. Discover now