Capitolo 43 - Quello freddo e tagliente di Kiyoko

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«Può un uomo essere più fastidioso di lui?» borbottò Mari, incrociando le braccia al petto. «Potrei stilare una lista di nomi ben nutrita per questo titolo, ma non avrei dubbi sulla sua vittoria.»

Fissò Vladimir con occhi brucianti, e dai movimenti delle sue labbra era evidente che si stesse tormentando una guancia con i denti. Si rilassò solo quando Gavriil le accarezzò una spalla, e allora si aggrappò al suo braccio.

Le chiacchiere si acquietarono quando la burocrate designata per il duello raggiunse il... Chloe non aveva idea di quale fosse il termine corretto per definirlo. La struttura di pietra dipinta somigliava vagamente a un pulpito, ma aveva un piano più ampio e una base stretta che ricordava un altare beyledista. La burocrate vestiva di giallo da capo a piedi, il colore che nel Consiglio zimeo rappresentava la legge, e al suo cenno una musicista richiamò l'attenzione dei presenti attraverso un flauto dall'estremità scampanata.

Chloe non riuscì a comprendere a dovere la sua dichiarazione d'apertura. Lo zimeo antico era troppo complesso per lei, nonostante la Pietra di Sihir incastonata in cima allo strano pulpito amplificasse la voce della donna, rendendola limpida e potente come se distasse solo pochi passi da lei. Fu un sollievo quando passò alla lingua moderna per invitare al centro dell'arena le due Seconde, Maritruska Metsiz e Yariska Toralov.

Di Yariska, Chloe non sapeva nulla se non che fosse la maggiore tra i fratelli di Bethelie. Aveva gli stessi boccoli castani della sorella, ma il viso più spigoloso e piccoli occhi troppo distanti tra loro. Camminò rapida, le dita che tamburellavano sulle cosce, ma era difficile definire se fosse impaziente per le contrattazioni o per il duello.

«Donzella Maritruska, vi confesso il desiderio di volgere rapidamente a termine questa trattativa.» Si fermò di fronte a lei al centro dell'arena. Entrambe stringevano tra le mani un corto scettro con in cima una Pietra di Sihir, così che le loro voci fossero udibili a tutti. «Conveniamo nel dire che il comportamento di mio fratello possa risultare oltremodo eccessivo, alle volte. Tuttavia, vorrei teneste in considerazione che ieri ha agito con la sola volontà di proteggere l'onore di nostra sorella.»

«Mi sfugge il nesso tra le cose» replicò Mari. Chloe la vide stringere la stoffa del sarafan tra le dita al sentir pronunciare il suo nome completo. «Ricordo che Donzella Chloe fosse impegnata a scambiare chiacchiere con me e il mio promesso, in quel momento, e non ha mancato di rispetto a vostra sorella in alcun modo né durante i festeggiamenti né prima. Potreste, cortesia piacendo, spiegare dunque perché offendere una donzella innocente, per di più ospite di Donna Bethelie stessa, sia da considerare un'azione mossa in suo favore?»

«Donzella Chloe ha il diritto di ritenersi offesa per questo, non lo nego. Ciò su cui vorrei che soffermaste la vostra attenzione, però, è la futilità di questo scontro tra lei e mio fratello. Non c'è motivo per cui loro due debbano scontrarsi, voi concordate?»

Mari esitò. «Concordo.»

«Splendido. È mia intenzione risolvere questa incresciosa situazione, e per grazia di Beyled siamo ancora in tempo per farlo.»

Chloe aggrottò la fronte. Brycen sospirò di sollievo al suo fianco, ma lei sentì invece un pizzicore sotto pelle. Sapeva che Yariska avesse l'obbligo di cercare un compromesso, ma non si aspettava che cedesse così in fretta. Vladimir non sembrava neppure innervosito. Dopo aver insistito tanto adesso lasciava cadere la questione senza controbattere?

«Dunque possiamo archiviare la questione» disse Mari. Anche lei era tesa. La sua postura era rigida, e così lo era il suo tono. «Se Donzel Vladimir è disposto a porre le sue scuse formali, vi assicuro che Donzella Chloe non si tirerà indietro dal fare altrettanto.»

L'espressione di Yariska si congelò. «Temo ci sia stato un malinteso, Donzella Maritruska. Mio fratello si rifiuta di porgere scuse per aver pronunciato quella che, sostiene, non sia altro che la verità.»

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