Un vuoto colmato

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Io, Kotler, Hans e mio padre siamo nella terra di nesssuno. Ci siamo soltanto noi: tra trincee, armi, carri armati, fango e molto altro, i nostri corpi luccicano quando una strana luce si posa su di noi. Da una parte sono schierati mio padre e Hans, e dall'altra io e Kotler. Mentre io osservo i loro volti con aria spaventata, loro si guardano con aria di sfida.
Ad un tratto è come se venissi bloccata da una forza sovrannaturale che mi lega le mani e le gambe. In quel preciso momento mio padre e Hans attaccano Kotler, anch'egli bloccato, torturandolo e procurandogli ferite mortali con il manico di un fucile e un coltello in ogni parte del corpo. Io mi dimeno come un cavallo selvaggio appena catturato dai pionieri americani, come a volte vedo nei film.
Urlo, ma le grida non escono. Mi muovo, ma il mio corpo rimane fermo. Piango, ma le lacrime non scendono.
Eccolo là, Kotler, disteso nel fango, sanguinante, morto.
E poi vengo colpita anch'io, alla testa.

Mi sveglio di colpo.
Sto sudando come se avessi corso una maratona di chissà quanti chilometri, sento di avere gli occhi gonfi come due palloncini che stanno per esplodere.
Mi alzo frettolosamente dal letto e mi immergo nella vasca da bagno. Intanto prego Dio che quel sogno non sia reale...
Terminato il bagno mi vesto e scendo le scale, pensando a ciò che farei se Kotler mi abbandonasse in questo mondo ingiusto.
Dove andrei? Cosa farei? Mi sposerei con Hans o rimarrei su una poltrona a piangere la sua morte per il resto della mia futura inutile vita?
Mentre scendo le scale, Hans mi dà il buongiorno accompagnato ad un ampio sorriso, carico di dispiacere, scuse e rimpianto. Io non posso fare altro che rigirare la frittata nella padella.
Vado in sala da pranzo a gustare la mia colazione, quando noto un gran silenzio. Difficilmente il sabato c'è silenzio in casa, dato che Carl porta a Victoria una strana rivista in cui ci sono milioni di foto di soldati molto belli che lei poi ritaglia e appende in camera sua, e nel frattempo urla a squarciagola una canzone che non è in grado di cantare.
"Dove sono tutti?" Chiedo a Hans, impegnato a imburrare una fetta di pane mentre si siede accanto a me.
"Victoria credo sia andata a casa di una sua amica, mentre Gloria e i tuoi sono ad una fiera"
"E da quando Victoria ha delle amiche?" Chiedo io, scoppiando in una sonora risata.
Anche Hans ride, o almeno rideva, prima di affermare:
"Sei molto carina quando ridi..."
Rimango in silenzio, paralizzata da ciò che mi ha appena detto.
Vedo la sua testa avvinarsi sempre di più, e nel giro di pochi secondo devo pensare se rifiutare un'altra volta il bacio che mi darà o andare avanti dimenticando Kotler, che ha solo il 25% di possibilità di tornare da me vivo.
Nel dubbio, ci baciamo.
Mi vergogno moltissimo nel dire che Hans bacia davvero molto bene.
I baci di Kotler erano molto delicati, e mi facevano impazzire per questo.
Non so come descrivere quelli di Hans, invece; l'unica cosa che posso dire è che sono qualcosa di meraviglioso.
Rimaniamo per un po' a fissarci senza dire nulla, poi lui dice:
"Non hai rifiutato il bacio... quindi tra noi potrebbe funzionare?"
Credo di essere impazzita. Com'è possibile che abbia permesso una cosa del genere? Non ne ho idea.
Ma ora che il danno è fatto, non posso fare molto. Non gli voglio spezzare il cuore, non riuscirei a sopportarlo.
"Si"
La notte passa lentissima. Tutto ciò a cui posso pensare lo penso.
Non so se essere fiera di me stessa oppure vergognarmi a morte.
Io amo ancora Kotler, ma baciare Hans mi ha fatto riempire un vuoto che avevo da troppo tempo.

Una Ragazza RibelleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora