CHAPTER FIVE – PART2
GERARD
La prima cosa a cui penso è che dobbiamo uscire di qui. Non è tanto un pensiero conscio, quanto una sorta di istinto primordiale che mi spinge a voltarmi, riaprire la porta e a scappare da questo posto.
Me lo sento strisciare nelle vene, il terrore, puro e cieco, la paura di ciò che sta per succedere. Di ciò che è già successo.
Frank è dietro di me, e lo sento immobilizzarsi alle mie spalle. Sento la sua mano iniziare a sudare nella mia, ma gliela stringo più forte, quasi cercando di stritolargliela, facendogli capire che lo so, e capisco, e che ci sono.
Ci siamo, e ci sono anche Mikey e Ray. Sono appena entrati da due porte bianche presenti agli angoli della stanza, e li vedo bloccarsi e notarci e poi notare la situazione in cui siamo e vedo come i loro sguardi cambiano da un istante all'altro.
Siamo paralizzati, tutti e quattro.
-Usciamo, ti prego – dice subito Frank, e posso sentire il suo respiro tremante sulla nuca.
Annuisco. Faccio un cenno a Mikey e Ray, che vengono verso di noi.
Solo che la porta è bloccata.
-Bastardo! – grida Frank, tirando violentemente un pugno allo stipite. Mikey sospira, Ray lancia di nuovo un'occhiata dietro di noi.
Lo ha fatto apposta. Vuole che rimaniamo qui. Vuole che riviviamo tutto di nuovo.
Vuole che soffriamo, e ci sta riuscendo.
Questo è il colmo. Rivivere questo giorno sarà troppo, e so che nessuno di noi quattro riuscirà a reggere.
Ma non possiamo fare altro che rimanere impotenti, e guardarci distruggere le nostre vite e le vite e di migliaia di persone per la seconda volta.
Era il periodo di Natale. Natale del 2012.
Avevamo deciso di passarlo da me, perché Lynz voleva preparare qualcosa di speciale. Sarebbero venuti Mikey e Alicia, Ray, Christa e il loro figlioletto appena nato, e Frank e Jamia con Lily, Cherry e Miles.
Doveva essere uno di quei Natali. Quelli a cui pensi subito se ti chiedono di ricordare un Natale felice. Quelli che ti rimangono nel cuore per anni, quelli che il giorno dopo ti svegli e quando ci ripensi ti viene da sorridere spontaneamente.
La casa era un albero di Natale, letteralmente. Non avevo mai adorato particolarmente gli addobbi, specialmente quelli natalizi, ma Lindsey aveva insistito, ed io e Bandit (nonostante all'epoca avesse appena due anni) avevamo passato una giornata intera a rendere ogni angolo di casa luminoso e sbriluccicoso e allegramente pacchiano.
Però mi ero divertito. Mi ero divertito, ed era una cosa strana in quel periodo. Quella era il periodo. Il periodo di cui parlai poi ai nostri fans, in quella lettera. Quel periodo, dopo l'ultimo concerto a Maggio, quel periodo durante il quale avevo cercato disperatamente di capire cosa mi mancasse. Cosa non andasse nella mia vita, tutt'a un tratto.
E no, non l'avevo capito.
Ma avevo iniziato a pensare. Passavo giornate intere, seduto nel mio studio, a riflettere. Lynz mi portava una tazza di caffè ad intervalli di tempo regolari, e non faceva domande. Io sedevo lì, con i palmi sotto il mento e le sopracciglia aggrottate, spremendo le meningi.
Cosa mi succedeva? Cosa stava accadendo?
La situazione di mio fratello non aveva aiutato. Stava cadendo sempre più in basso, e io mi sentivo una merda. Mi sentivo una merda perché non riuscivo a fare nulla, non riuscivo a intervenire nella sua vita e non riuscivo ad aiutarlo, e lui rifiutava ogni mio tentativo. Andava tutto sempre peggio, ed io non toccavo una matita e un foglio da mesi. Non facevo musica, non scrivevo, non disegnavo. Non facevo niente.

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Entropy
FanfictionI My Chemical Romance, due anni dopo la fine. Nessuno avrebbe mai pensato che si sarebbero ritrovati, in un assurdo scherzo del destino, nel posto più impensabile al mondo. Separati. Soli. Alla ricerca di una via d'uscita nel caos più totale. Un lab...