Chapter 1

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CHAPTER ONE

GERARD

Sono morto.

Ma no. Non sono morto. È come se fossi... sospeso. Come in un liquido amniotico. Galleggio piano, lasciandomi cullare, e la verità è che mi piace. Oh, se mi piace. Non voglio affatto che finisca.

Da quando non provavo qualcosa di così intenso? Mesi, anni, secoli, millenni. Il tempo non esiste, è assolutamente irrilevante.

Nulla. Soltanto il nulla.

Chi sono e che posto ho nel mondo?

Non lo so.

Cosa ci faccio qui?

Oh, per favore.

Perché non riesco a svegliarmi?

Forse non voglio svegliarmi.

E poi comincio a cadere. Sono arrabbiato, confuso, perché volevo soltanto continuare a galleggiare, galleggiare per sempre, e dimenticare ogni cosa, e mi sembra una cosa assurda, tipo Alice che cade nella tana del coniglio e si ritrova nel Paese delle Meraviglie, ma c'è davvero il vento che mi sferza il viso, la mancanza della terra sotto i piedi, la sensazione dello stomaco che mi sale in gola.

Perché deve sempre finire tutto? È sempre così. Alla fine, in un modo o nell'altro, tutto è destinato a finire. E non si può far nulla per evitarlo. Puoi metterti d'impegno quanto vuoi, faticare e sudare per rimettere le cose apposto, ma la realtà è quella e bisogna accettarla. Tutto cede, alla fine. Tutto si sfalda e diventa cenere e sì, a volte diventi cenere anche tu. A volte non fai altro che cadere assieme a tutto il resto.

E rialzarsi non è difficile, non è arduo e faticoso. Rialzarsi è praticamente impossibile.

La caduta finisce, improvvisamente così come era iniziata.

Sento una risata isterica salirmi in gola.

È tutto così ingiusto.

Cemento ghiacciato, sotto la mia schiena. No, non sono nella mia camera da letto e no, accanto a me non c'è Lynz e sì, sto crepando di freddo.

Apro gli occhi. Sopra di me, un soffitto grigio altissimo, e per una frazione di secondo mi chiedo quando io e mia moglie abbiamo deciso di ridipingere le pareti.

Ma non è ovviamente il soffitto di casa nostra.

In un singolo istante, sento almeno un centinaio di pensieri passarmi velocemente per la mente, quasi impossibili da carpire, e riesco soltanto a percepire sommariamente una sensazione di caos.

Caos.

Confusione.

Dove sono.

Dove diavolo sono.

D'accordo, calma. Mi sollevo piano, mettendomi a sedere, posando le mani sul pavimento freddo e guardandomi intorno.

No no no no no.

Non è possibile.

È così chiaro che scoppio a ridere sonoramente. Sto evidentemente sognando, e presto mi sveglierò di nuovo accanto a mia moglie, e magari Bandit ci starà chiamando dalla sua camera per aver fatto un brutto sogno.

Sento una vaga sensazione di panico crescere veloce dentro il mio stomaco. So che presto mi verrà una crisi di nervi. Mi conficco le unghie nei palmi delle mani, provando a svegliarmi, ma nulla.

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