Chapter 9

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CHAPTER 9

MIKEY

Non so perché sono ancora vivo, davvero. Forse sto soltanto immaginando tutto, forse è una specie di sogno post mortem, ma mi sembra davvero di respirare.
Sto respirando.
Faccio piccoli respiri, a poco a poco, lasciando entrare l'aria nei polmoni, sentendo la gola ancora dolermi per la mancanza prolungata di ossigeno.
Sì, sono davvero vivo. Non so come e non so perché, ma sono ancora di questo mondo.
La seconda cosa che capisco è che non riesco a ragionare lucidamente. Non sono consapevole del resto del mio corpo, non riesco a muovere le braccia, le gambe, non so nemmeno dove siano le mie braccia e le mie gambe, e non riesco a pensare.
Cosa.
Succede.
È come se la ragione mi stesse sfuggendo velocemente dalle mani, ed io fossi sempre ad un passo dal prenderla. Ci sono ci sono ci sono eccola è qui ora la afferro e invece no, scappa via di nuovo, e a un certo punto sono troppo stanco per inseguirla ancora.
Cosa mi sta succedendo?
È soltanto quando mi accorgo di aver sbattuto contro qualcosa di duro e liscio, che riesco ad aprire gli occhi.
Non vedo assolutamente nulla. Mi sembra di trovarmi in mezzo al vuoto più totale. Mi bruciano gli occhi e sono costretto a sbattere le palpebre più e più volte per mettere a fuoco ciò che mi circonda, e anche quando lo faccio non riesco a capire dove mi trovo né cosa sta succedendo.
C'è nebbia. Nebbia ovunque, nebbia scura, quasi nera, quasi corporea, così bassa e greve che sembra di avere un enorme peso sulle spalle. Muovo le braccia alla cieca, allontanandomi dal muro contro il quale avevo sbattuto, e faccio qualche passo in avanti.
Le mie gambe sono fatte di piombo. Le muovo a piccoli passi, lentamente, perché sono davvero troppo pesanti, e anche le mie braccia sono pesanti, e anche le mie palpebre, e questa dannata nebbia, e probabilmente non era vero, mi sono sbagliato, probabilmente sono morto sul serio e questo è l'inferno.
-Aiuto... - rantolo a nessuno in particolare, sperando che come per magia qualcuno appaia e mi porti via da qui.
Non riesco a capire. Non mi merito tutto questo. O forse sì. Ma non merito... insomma, nessuno meriterebbe questa merda. Nessuno. Ed è tutto così fottutamente irrazionale che ormai sono completamente sicuro di essere già impazzito da un pezzo.
-Vi... prego...
Continuo a fare piccoli passetti alla cieca, portando le braccia davanti a me e tastando l'aria circostante, cercando di evitare eventuali ostacoli.
Vedo un'ombra.
Gerard.
È Gerard.
-Oh, grazie a Dio! – trovo la forza di esclamare, e mi dirigo istintivamente verso di lui. Rimane fermo, immobile, forse neanche lui riesce a vedere nulla, forse è disorientato quanto me, forse è ferito, e chissà dov'è finito Frank, magari non è riuscito a trovarlo e ora è disperato e e e e....
Svanisce.
Puff. Sparito.
-Gerard?
Tento irragionevolmente di afferrare la nebbia, guardandomi intorno.
-Gerard!
-Come hai potuto farci questo, Mikey?
È la sua voce. È la sua voce, Cristo santo.
-Gerard! Sono qui, sono qui!
-Mikey, siamo tutti così delusi da te. Così delusi. Davvero.
Mi blocco, spiazzato. Non è questo il momento per fare una conversazione del genere. Dobbiamo uscire da qui. Non capisco.
Sono maledettamente confuso, non riesco più a pensare.
-Gerard...? Dobbiamo andarcene, probabilmente la nebbia sta facendo effetto anche su di te...
-Dio, Mikey, perché lo hai fatto? Come hai potuto comportarti così? Con tuo fratello, e i tuoi migliori amici!
-Gerard, fatti vedere. Sto venendo a prenderti, tranquillo. Sto arrivando. Vieni verso di me – dico lentamente e con voce ben chiara, spostandomi ancora a tentoni e aguzzando gli occhi per cercare di intravedere qualcosa attraverso la foschia.
-E' tutta colpa tua.
Deglutisco, ignorando le sue parole. Non è lui a parlare. Non è lui.
-Ti odio, Mikey.
Lo vedo. Corro verso di lui, allungando le braccia per afferrarlo, ma svanisce ancora.
-Ti odio.
Non lo vedo più.
Crollo in ginocchio, afferrandomi la testa tra le mani e dondolando su e giù. Basta basta basta vi prego. Cosa ho fatto per meritarmi tutto questo? Cosa? E no, non sono perfetto, nessuno di noi lo è, ma nessun uomo al mondo, nemmeno il più malvagio, meschino e senza cuore, meriterebbe di vivere tutto ciò. Nessuno.
Sono così stanco.
Così stanco, dannazione.
Le palpebre si chiudono quasi automaticamente. Non sono io a comandarle, lo giuro. Accade e basta.



-Svegliaaaaaaaaa!
Apro gli occhi e vengo subito accecato da una luce troppo forte. Provo istintivamente a coprirmi il viso con una mano, ma ho entrambe le braccia bloccate.
Dove mi trovo.
Apro la bocca per parlare, ma appena incrocio due occhi che mi scrutano avidi, due occhi che riconoscerei tra mille, mi si blocca il respiro in gola.
-Ciao, Mikey.
-Tu.



RAY

Cammino, ma forse non è una definizione adatta. In realtà ciò che sto facendo è più un trascinarmi in avanti, un piede dopo l'altro. Posso quasi sentire ancora attorno alla gola le mani della ragazzina che ha cercato di strangolarmi.
Non so come io sia riuscito a fuggire. Ora sono qui, e sono certo che lei mi stia cercando. Mi sta cercando, vuole ammazzarmi, ammazzarmi sul serio, e io sono praticamente impotente contro di lei.
Mi massaggio la gola lentamente, inspirando piccole dosi di ossigeno, sentendo i polmoni bruciare ogni volta che prendo un respiro.
Sto bene, d'accordo? Non so chi io stia cercando di rassicurare, ma sto bene. Sono vivo, posso ancora tentare di scappare via da tutto questo.
Non riesco a vedere bene ciò che mi circonda. So che sto camminando, sì, ma verso dove? C'è una via d'uscita?
-C'E' UNA FOTTUTA VIA D'USCITA? – dico, e non mi rendo conto di averlo addirittura gridato fino a quando non sento la mia voce rimbombare tra le pareti.
Cristo.
Raggiungo un muro e mi accascio con la schiena contro di esso, scivolando piano a terra. Chiudo gli occhi, massaggiandomi le tempie. So che non dovrei permettermi di perder tempo così, so che dovrei scappare a gambe levate il più velocemente possibile, ma sono così stanco. Così. Stanco.
Basta.
Basta basta basta tutto. Tutto questo deve finire.
Voglio tornare da Christa, oh, voglio tornare così disperatamente da lei. Baciare le sue labbra, inspirare il suo buon odore e posare il capo sul suo petto, lasciando che lei mi accarezzi i capelli. Lo desidero così tanto. Un solo, ultimo momento con lei.
Poi posso anche crepare qui.
Apro gli occhi. Ormai non riesco a vedere più nulla, c'è questa dannata nebbia che diventa più fitta ogni secondo che passa, e voglio soltanto non risvegliarmi mai più, mai più.
Scorgo la sagoma di una mano allungarsi verso di me, come in un sogno. Risalgo lungo il braccio, fino alle spalle e arrivo al viso, e mi accorgo che è proprio Christa, e sono così felice che vorrei piangere. Lei mi sorride, capisce quello che provo, e vuole aiutarmi, è chiaro.
La sua mano è tesa verso di me. Cerco di afferrarla, ma le mie dita si aggrappano al vuoto.
La sagoma scompare.
Mi strofino gli occhi. In un lampo di consapevolezza comprendo che devo andarmene al più presto da questo posto. Non ho idea di come faccia, ma questa nebbia riesce a debilitarmi i sensi e a manipolare il mio cervello.
Mi metto in ginocchio, cercando di rialzarmi, ma crollo miseramente al suolo. Mi ritrovo sdraiato a pancia in su, a fissare il soffitto.
Ho così tanta paura. Ho paura che tutto questo possa finire. Ho paura di aver sbagliato la mia vita, di aver mandato tutto a puttane, di aver scelto le persone sbagliate e allontanato quelle giuste. Ho paura di non avere più tempo per rimettere a posto le cose.
Sto soffocando lentamente.
Ho un disperato bisogno dei miei amici, ora, in questo momento. Gerard e Mikey e Frank, tutti qui attorno a me, a sorridermi e tenermi la mano. Vorrei solo questo, vorrei solo trasmettere loro, anche semplicemente con uno sguardo, quanto gli sono grato per tutto ciò che hanno fatto per me e con me. Per tutto ciò che abbiamo vissuto.
Perché noi abbiamo vissuto. Insieme. Ed è stata la cosa più bella del mondo.
Chiudo gli occhi.


-Cucù!
Sbatto le palpebre velocemente, abituandomi alla luce.
Guardo la persona qui di fronte a me, che mi sorride avida. All'improvviso tutto mi è chiaro.
E capisco che non uscirò vivo di qui.



FRANK


Non sto pensando alle mani di Gerard sul mio corpo, né alle sue labbra sulle mie. Non sto pensando a quanto mi era mancato affondare le dita tra i suoi capelli e sentire le sue ciglia solleticarmi il volto.
Non sto pensando a nulla di tutto questo, davvero.
Il mio cervello è vuoto, sgombro di qualsiasi altro pensiero. Cammino al suo fianco, tenendogli la mano, ma è come se fossimo a miglia di distanza. Io perso nei miei pensieri, lui nei suoi.
Non so come sia potuto succedere. Non ne ho davvero idea. Deve essere stata quella stanza, deve aver fatto scattare qualcosa in noi che....
Sarebbe inutile negare che mi sia piaciuto. Mi è piaciuto, mi è piaciuto eccome, ed era così tanto tempo che non lo toccavo in quel senso.
Era così tanto tempo che non lo toccavo e basta, e che non avevamo una conversazione sensata senza litigare. E ok, la conversazione sensata era più un mugugno di frasi e parole sconnesse dettate dalla... frenesia del momento, ma almeno non ci siamo sputati in faccia né mandati a fanculo a vicenda.
È già un progresso.
O no?
Cristo, che confusione. Sembra che la mia testa stia per esplodere da un momento all'altro.
Lancio un'occhiata di sfuggita a Gerard. Sta guardando fisso davanti a sé, impassibile. Sembra che nessun pensiero o preoccupazione lo sfiori anche soltanto lontanamente.
Invidio la sua capacità di lasciar fuori tutto il resto e concentrarsi soltanto sul presente.
Il corridoio termina, come al solito, con una porta, questa volta a due battenti. Ormai ho perso le speranze di tracciare una parvenza di mappa mentale di questo posto, perché non è logicamente possibile. Tutto qui è irrazionale e illogico.
Svolti l'angolo e ti ritrovi in un corridoio, e se riprovi a tornare indietro quell'angolo che avevi svoltato non c'è più. Porte compaiono e spariscono, i corridoi continuano all'infinito, i ricordi regnano padroni e la paura ti attanaglia le viscere quando meno te lo aspetti.
È una merda.
Io e Gerard ci fissiamo per la prima volta da quando abbiamo lasciato quella stanza.
Lui annuisce, e io lo imito.
-Qualsiasi cosa troveremo oltre questa porta... - comincia, esitando –resta accanto a me. Qualunque cosa accada. Non lasciare la mia mano, d'accordo?
Annuisco ancora, e gliela stringo più forte.
Lui mi fa un piccolo sorriso, poi entriamo.
La stanza è una tra le più grandi in cui siamo entrati finora. Ha un perimetro circolare e il soffitto altissimo. Al centro, su una piattaforma rialzata, ci sono due sedie in pelle nera, l'una di fronte all'altra, provviste ciascuna di un monitor collegato ad una strana apparecchiatura.
Faccio un profondo respiro. Non ho idea di cosa significhi tutto questo, ma so che dovremo sederci su quelle sedie, o non lo sapremo mai e non usciremo mai più di qui.
Gerard mi sorride ancora, e inizia a dirigersi verso la piattaforma, costringendomi a seguirlo.
Siamo costretti a lasciarci la mano quando ci sediamo, ritrovandoci faccia a faccia. Il monitor di fronte a me è completamente spento, ma questa cosa non mi rassicura per niente.
Guardo Gerard. Anche lui è confuso.
-Cosa succede or...?
Ma non riesco a terminare la frase. Improvvisamente l'enorme lampadario sul soffitto si accende, i monitor anche, e noto solo adesso delle cinghie di ferro sulla sedia che si attivano e mi immobilizzano completamente, così che non riesca a muovere né braccia né gambe. Mi basta solo un'occhiata per capire che Gerard è nella mia stessa situazione.
Non possiamo scappare.
Ed eccola, l'inconfondibile voce metallica del nostro simpatico amico.
-Finalmente, aaaah finalmente! Sono così eccitato wow! Questa è la parte più divertente, fidatevi. Ci divertiremo un mondo – ridacchia, ed io e Gerard ci guardiamo disgustati.
-Si comincia!
Il monitor di fronte a me diventa di nuovo nero, ma questa volta delle parole cominciano a scendere verso il basso: 

                                              "BENVENUTI ALLA MACCHINA DELLA VERITA'.

                                                                        RILASSATEVI.

                                                  SCEGLIETE UNA POSIZIONE COMODA.

                                                            IL GIOCO COMINCERA' TRA

                                                                                    5
                                                                                    4
                                                                                    3
                                                                                    2
                                                                                    1
                                                                                   ..."
Deglutisco e mi preparo al peggio.





Scusatemi, scusatemi, scusatemi. Scusatemi davvero tantissimo, sono una persona orribile. Ho avuto tante, tantissime cose da fare, e soltanto la settimana scorsa è terminato il grest e ho avuto del tempo per dedicarmi a me stessa. Inoltre non avevo poi così tanta ispirazione e se scrivo quando non ho ispirazione, beh... escono delle cagate enormi, fidatevi.
Spero possiate perdonarmi per l'immane ritardo. Ringrazio Giuz per la sua collaborazione quasi vitale a questo capitolo (senza di lui avrei abbandonato la storia nell'80% dei casi ok), credo che alla fine lui sia in un certo senso un co-autore, perché mi aiuta tantissimo dandomi consigli, idee such originali e creepy e altre robe e niente aw.
Scusatemi anche per la scarsa lunghezza di questo capitolo, mi rifarò col prossimo, giuro
A presto.
M.

Ps. Ma li avete visti Gerard Mikey e Ray insieme in quella foto vi prego basta sclero sono troppo belli ajfejiorgjrgsaflkhl

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