Chapter 11

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CHAPTER 11

GERARD

Le luci si spengono, ed è il buio totale. Improvvisamente non sono più legato alla poltrona, perciò sono libero di alzarmi.

Sono libero di alzarmi.

E il mio primo pensiero è che devo devo devo aiutare Frank. Aiutarlo sì, perché non è morto. Certo che no. Non è assolutamente morto, ha soltanto perso i sensi e io devo aiutarlo a risollevarsi, così insieme potremo uscire da qui e andarcene via, lontano, lontanissimo, dove nessuno potrà più romperci le palle.

Cammino alla cieca, e mi aspetto di sbattere da un momento all'altro contro la sedia di Frank, ma non succede.

Non c'è più nessuna sedia. Torno indietro verso la mia, allungando le mani, afferrando a vuoto l'aria, e non trovo nemmeno quella.

-Ultima domanda, Gee.

Mi immobilizzo, all'erta. La voce è vicina. Non è mai stata così vicina. Mi guardo intorno cercando di intravedere qualcosa nell'oscurità più totale, ma invano.

-Dove sei? – sussurro.

La voce ride. –Vedi di rispondere con sincerità stavolta, eh?

E poi improvvisamente, la sento per ciò che realmente è. Nessun filtro, nessun rimbombo, nessuna modifica.

La.

Voce.

La sua voce e basta.

-Mi odi ancora, Gerard?

E mi rendo conto di conoscere questa voce.

L'ambiente si illumina. Non sono più nella sala circolare, non c'è più nessuna piattaforma, nessun computer, nessuna poltrona, soltanto quella dalla quale mi sono alzato qualche secondo fa.

Sono in una semplice stanza grigia, come una delle tante che io e gli altri abbiamo attraversato finora.

Ci sono due corpi al centro della stanza, sdraiati su barelle di metallo.

Vedo Frank.

E vedo mia moglie.

Oh, cristo, no.

Mi sento sprofondare. Letteralmente. Sprofondo, chilometri e chilometri sotto terra, sepolto sotto strati e strati di crosta terrestre, e vorrei urlare ma non posso, e vorrei respirare ma non posso, e allora mi limito a rimanere immobile e a provare la sensazione più brutta della mia vita.

In questo momento ho paura. Ho tantissima paura, non ho mai avuto così tanta paura in vita mia, e questa cosa mi terrorizza.

Avanzo lentamente verso i due corpi. Non so nemmeno a chi rivolgere per primo lo sguardo.

Sono tra le barelle. Guardo Frank. Ha gli occhi chiusi, ma respira. Guardo Lynz. Lo stesso.

D'accordo. Sono vivi.

Ma mia moglie. Mia moglie cosa ci fa qui?

Le accarezzo piano una guancia con il pollice. Dorme profondamente, ignara di tutto, e non voglio assolutamente svegliarla in questo incubo. Indossa ancora la vestaglia da notte, il che significa che è stata presa e portata qui quando sono stato preso e portato qui io.

Mi avvicino a Frank. Lo scuoto piano per la spalla, ma lui non si sveglia. Lo scuoto più forte, grido il suo nome un paio di volte, gli sollevo le palpebre ma non ricevo nessun segno.

Ci provo con Lynz, ma nemmeno lei reagisce.

Cazzo.

-Mi dispiace, Gerard, ma non ti sentono. Non si sveglierebbero nemmeno se crollasse il mondo, temo.

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