Papaveri

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Joe POV

Federico ascoltò ogni singola parola con estrema attenzione. Pianse altre tre volte nel corso del discorso, ma alla fine, poteva andare molto peggio.

Il suo volto si era illuminato di una luce nuova, diversa. Una luce che avevo visto l'ultima volta un anno fa. Sarebbe stato difficile vederla spengere un'altra volta, ma era inevitabile.

Questo era quello che continuavo a dirmi ogni ora.

Ogni ora che passava era un'ora in meno al tramonto. Avrei dovuto dirle addio al calar del sole e non so se sarei mai stato pronto.

"Non ti vedrò–mai più?"
"Io sarò comunque con te, riuscirai a sentirmi."
"Ma potrò abbracciarti ancora?" Chiese con lo sguardo di chi aveva smesso di sperare da un pezzo. Erano proprio loro a soffrirne di più. Quando Ginevra non disse niente, Federico si apprestò ad asciugare le lacrime che stavano per uscirgli di nuovo dagli occhi gonfi.

"Continua a piantare i papaveri,ogni primavera." Lei gli sorrise e lui annuì.
"Mi mancherai tanto."
"Anche tu."

Con l'ultimo abbraccio, vidi sul volto di Federico una leggerezza che non avevo più visto dopo Gin.

Forse la parte più difficile non era andarsene via, ma l'andare via senza dirselo. All'improvviso.

Così, invece, assomigliava quasi più a un arrivederci.
E nei suoi occhi, sull'uscio di casa, vidi la promessa di una primavera.
Sapevo che, passando lì davanti, sarei sempre stato rincuorato dall'inesistente odore dei papaveri bianchi appena annaffiati.

-

Il tragitto per tornare a casa fu silenzioso, segnato dal continuo guardare l'orologio che avevo al polso. Avrei voluto romperlo, ma nemmeno quello sarebbe bastato a fermare il tempo. Niente sarebbe stato abbastanza.
A volte mi voltavo a guardarla per assicurarmi che fosse ancora lì; prima non ce n'era il bisogno perché il suo profumo mischiato all'odore della sua pelle lo avrei riconosciuto tra mille. Il cuore batteva forte ogni volta che sentivo quell'odore nell'aria, o tra i corridoi della scuola.

"Vuoi andare a casa?" Chiese lei all'improvviso. Detti una rapida occhiata in giro, assicurandomi che non ci fosse nessuno prima di voltarmi per risponderle.
"Non ci ho pensato."
"E a che cosa stavi pensando?"
Al tempo. "A niente."
"E' da molto che non controllo un orologio. Scopri di avere molto tempo a disposizione quando sei dall'altra parte." Disse continuando a camminare. Aveva ragione, stavo sprecando il tempo che avevamo a disposizione senza fare niente.
"Mi dispiace." Ammisi.
"Il momento arriverà in ogni caso, sai? Ciò che conta è quello che decidi di fare con il tempo che ti rimane." Mi fermai all'improvviso, come colto da una grande idea. Mi voltai di nuovo e la trovai a guardarmi con un principio di sorriso sulle labbra. "Quanto tempo ci rimane?" Chiese di nuovo.
"Abbastanza." Feci un mezzo sorriso prima di passarmi una mano tra i capelli ed iniziare ad alzare il passo.

Forse avevamo avuto la stessa idea.

Another Ghost RomanceWhere stories live. Discover now