III

4 0 0
                                    

Winnipeg mi piaceva. Ancora oggi quando ripenso a quella città, con le sue architetture variegate che si mescolavano con tutto quel verde e si specchiavano sul Red River, provo una fitta di nostalgia. E non solo perché l'abbiamo vissuta insieme. Mi ricordo gli inverni gelati, forse troppo gelati rispetto al sole di Jacksonville, eppure come le persone lo sfidavano sorridendo. Mi ricordo come tutto fosse innevato e ghiacciato ma questo non togliesse assolutamente nulla alla sua bellezza, anzi, le conferiva un aspetto regale, eterno. E poi, sebbene non facesse mai davvero caldo in estate, non il caldo che conoscevo io almeno, alla gente lì sembrava non importare e sfoggiavano il loro arsenale di abbigliamento estivo quasi credessero di trovarsi ad Amelia Island.
Parlammo ben poco mentre ci allontanavamo dall'università: io stavo attento a tenermi a debita distanza e lei si aspettava probabilmente che fossi io a dire qualcosa per primo, così tacemmo per un bel po'. Ad un certo punto, quando eravamo giunti quasi alla fine di Memorial Boulevard, proprio un attimo prima che silenzio si facesse troppo imbarazzante, mi chiese il mio nome. Non c'era timidezza nella sua voce, né nulla che lasciasse intendere una qualche preoccupazione nel passeggiare da sola con uno sconosciuto.
Per quanto questo ricordo sia sospeso in una sorta di alone di magia, in quel momento ero solamente molto confuso e in qualche modo infastidito da tutta la situazione, soprattutto dal fatto che avrei dovuto desiderare di essere già a casa a fare quello che di solito facevo dopo le lezioni e invece non potevo scrollarmi di dosso la sensazione di essere attratto da lei come da una calamita potentissima, molto diversamente da come ogni altra ragazza mi attraeva all'epoca. È per questo che non cercai nemmeno di modulare la voce in maniera gentile quando le risposi:- Neal, Neal Belzer, piacere. -
E le tesi istintivamente la mano. E altrettanto istintivamente lei la prese. E fu come se la mia mano andasse a fuoco e venisse lacerata e come se il dolore vibrasse attraverso ogni singola molecola del mio corpo per respingere il suo. Fu come quella prima volta al supermercato, ma cento volte peggio perché il contatto era stato maggiore e intenzionale.
Riuscii a borbottare un "mi dispiace", ancora confuso com'ero ed ebbi appena il tempo di notare la sua smorfia di dolore perché era già stata rimpiazzata da un sorriso, un sorriso vero, che però non poteva nascondere il velo di lacrime di dolore che le si era formato negli occhi. Mi chiesi se a lei non facesse molto più male che a me, dato che era così piccola, e mi sentii in colpa come mai nella mia vita.
- Non preoccuparti - disse, e la sua voce era ferma - va tutto bene, magari non facciamolo di nuovo però, che ne pensi? - e rise. Rideva come una bambina, nello stesso modo squillante e innocente. Era ed è ancora il mio suono preferito al mondo.
Io annuii e continuammo a camminare.
Bonnycastle Park non era lontano dall'università e fu lì che andammo quel giorno. Ripensandoci non so se fossi io a guidare lei o lei a guidare me, so solo che nessuno di noi due chiese espressamente dove stessimo andando né ne parlammo ad alta voce, semplicemente camminammo e alla fine approdammo lì, in quell'angolino che affacciava sul fiume e che sarebbe diventato, con il tempo, il nostro posto.
Non sono mai stato una persona che parla molto e di certo non lo ero allora. Parlò lei. Incessantemente. E questa è un'altra cosa che avrei presto imparato: poteva parlare per ore ed ore senza fermarsi e, incredibilmente, non ci si stancava mai di ascoltarla parlare. Certo, a volte la prendevo in giro per questo, a volte le dicevo che era la più noiosa e prolissa narratrice di tutti i tempi, ma la verità è che sarei volentieri rimasto ad ascoltarla per tutta la vita.
Quel giorno mi raccontò un milione di piccole storie su di sé, sulla sua vita, sul suo passato, sui suoi amici e su ciò che faceva e vorrei poter ricordare alla perfezione tutto ciò che mi disse perché so che il suo racconto sarebbe molto più entusiasmante se potessi riferirlo con le sue stesse parole. Ma siccome la memoria mi inganna, cercherò di raccontarvi come mi apparve quella prima volta mentre parlava fissando il fiume che scorreva sotto di noi.

Nonostante tutto Donde viven las historias. Descúbrelo ahora