XVII

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Il pomeriggio del giorno dopo Shoyo gli disse di preparare un borsone.

- Perchè? - chiese, confuso dall'ordine.

- Per un viaggio. - fu la sua risposta.

Kageyama mise dei vestiti dentro alla rinfusa nella borsa di pallavolo come gli aveva detto il compagno. Nonostante questo mistero non aveva alluso a nulla per il suo compleanno.

Meno di un'ora dopo salirono sulla sua macchina.

Stava per mettersi a guidare che Hinata lo fece spostare sul sedile del passeggero. - Oggi guido io.

- Spero tu abbia rinnovato la patente. - allacciò la cintura.

- Ovvio che sì. - mise in moto la macchina e partirono per una meta sconosciuta.

Almeno per Tobio.



Quasi sei ore dopo, quando era ormai passata l'ora di cena, che loro avevano fatto in macchina, Hinata fermò la macchina.

Kageyama la riconobbe subito. - Perché mi hai portato a Miyagi?

- Vedrai. - lasciò la macchina e le borse lì. Prese solo un mazzo di chiavi e lo condusse fino alla loro vecchia scuola superiore.

Tobio continuava a non comprendere.

Shoyo aprì il cancello, poi la porta della palestra.

- Come fai ad avere le chiavi? - domandò.

- Le ho chieste ad Ukai un bel po' di tempo fa.

Kageyama rimase spiazzato. Allora era da un bel po' che pensava al suo compleanno.

Entrarono.

Notarono che non era cambiata di una virgola rispetto a quando erano loro ad allenarvicisi dentro, anni prima.

Lo portò al centro, dove di norma sarebbe stata montata la rete. - Be', forse non hai ancora capito. E lo capisco. Scusa, sono nervoso. Mi sto impappinando con le parole. E sto divagando. - fece un respiro. - Comunque, ho deciso di farti trascorrere la notte del tuo ventiquattresimo compleanno in questa palestra perché... be', perché è qui che siamo iniziati noi. Certo, la nostra rivalità è iniziata al torneo delle medie, ci siamo conosciuti in quella palestra enorme, che tanto enorme non era, di cui non mi ricordo nemmeno il nome. Ma ho iniziato a comprenderti come alleato, come amico, come punto di riferimento del quale fidarmi, qui. Tra queste quattro mura. Mentre riordinavamo dopo un'amichevole o montavamo la rete per allenarci prima degli altri. E al tempo stesso eravamo rivali. Il duo bislacco di nemici che desideravano solo sconfiggersi. Non fraintendere, non rimpiango gli anni passati a giocare con te. Anzi, sei stato un ottimo compagno, sebbene molte volte scorbutico. Aspettavamo entrambi il momento in cui io sarei migliorato, così che tu avresti potuto sfidarmi ad armi pari. E anche io lo desideravo, perché volevo sconfiggerti come tu avevi sconfitto me. Ora non provo le stesse cose. Ora, certo, voglio giocare contro di te e con te. E volevo ricordartelo, riportandoti in questo posto. Il posto dove siamo nati noi.

Tobio si accorse solo in quel momento di avere le guance bagnate da lacrime. Non si era reso conto di stare piangendo.

Hinata si accorse e lo strinse tra le sue braccia.

- Shoyo, io... Ti amo! - riuscì solo a dire.

- Anche io, Tobio. Anche io ti amo. - gli asciugò il viso. - Resisti ancora un po', tra qualche minuto è mezzanotte e così posso farti gli auguri, poi andiamo nell'appartamento che ho prenotato, domani salutiamo tutti e torniamo a cas...

Kageyama lo mise a tacere con un bacio, poi lo abbracciò.

- Siamo qui. Siamo noi.


Noi | KagehinaWhere stories live. Discover now