XV

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La nazionale giapponese giocava in casa nel palazzetto di Tokyo.

- Con quella zazzera arancione che ti ritrovi stoni con il rosso della divisa. - commentò Atsumu come ogni altra volta in cui avevano indossato la maglia della nazionale.

Hinata sbuffò e lo ignorò.

Notò Bokuto, intento a riscaldarsi.

Gli si avvicinò. - Sbaglio o sei più nervoso? Akaashi non è ancora arrivato?

- No no, lui è già qui. - indicò la prima fila degli spalti. - È solo che oggi devo fare una cosa importante. A proposito, dopo la partita, potresti evitare il fuggi fuggi generale? Dillo anche a Kageyama o a Sakusa, se puoi.

Hinata non aveva capito molto ma fece come gli aveva detto. Non si preoccupò troppo per il compagno, sapeva che con Akaashi a vederlo avrebbe dato il massimo.

Esattamente come aveva previsto, Bokuto non fece grandi errori e non entrò in fase emo.

Si era quasi dimenticato della sua situazione, alla fine della partita, troppo preso dalle alzate di Kageyama e dalla loro familiarità.

Avevano vinto.

Tutti gli spalti gridavano di gioia per la loro vittoria, il caos che li circondava era potente quanto gradito.

- Signore e signori!- la voce forte di Bokuto interruppe i festeggiamenti. - Spettatori e spettatrici! - una pausa di silenzio. - In questo esatto momento, dopo questa meravigliosa partita giocata con i migliori compagni e pallavolisti di sempre, voglio chiamare qui sul campo il mio ragazzo, Akaashi Keiji!

Kageyama vide scendere dagli spalti una figura non troppo grande dai capelli scuri.

Akaashi li raggiunse sul pavimento di parquet. Scrutava il fidanzato da dietro gli occhiali, perplesso e confuso. Non aveva idea di quello che avesse intenzione di fare.

Bokuto intanto si era messo davanti a lui, ad una certa distanza. Si inginocchiò e aprì una scatoletta contenente un anello. - Keiji, amore della mia vita, mi vuoi sposare?

Il corvino portò le mani sulla bocca, troppo stupito e colpito dal gesto per parlare, gli occhi ricolmi di lacrime di gioia e annuì. - Lo voglio, Kotaro, lo voglio.

Bokuto gli corse incontro e lo strinse tra le sue braccia, asciugandogli le gocce scese sulle sue guance. Lo sguardo che ai scambiarono era pieno di amore.

Il pubblico gridò di gioia e di emozione.

Bokuto li aveva esaltati come solo lui era in grado di fare.

I compagni di squadra si avvicinarono e si complimentarono, augurando loro il meglio dalla vita.

Akaashi poteva definirsi un po' stordito ed estasiato, perché l'ultima cosa al mondo che si era spettato andando a quella partita era proprio quella.



Tobio uscì dalla doccia, rinfrancato e risollevato dopo quella partita.

Nemmeno lui si era aspettato quella mossa da Bokuto, e lo aveva lasciato spiazzato.

Ci pensò quando si infilò i vestiti, quando lui ed Hinata salirono in macchina per tornare a casa. Il suo ragazzo non faceva altro che parlare del momento magico, dell'esibizionismo romantico di Kotaro, di quanto quella scena gli fosse piaciuta.

Kageyama parcheggiò e tirò il freno a mano.

- Sho. - lo chiamò.

- Sì? - si voltò verso di lui.

- Se... se io non ti facessi la proposta in quel modo... saresti comunque felice?

- Certo che sì! Impazzirei di gioia solo perché sarai tu a farmela.

- Bene. Non ho intenzione di chiedertelo presto, però. - si accorse di essere stato troppo diretto. - Cioè, io ti amo, e insieme stiamo benissimo. Solo... mi sembra presto. E voglio godermi tutta la vita con te.

Shoyo sorrise. - Anche io Tobio. - si sporse a baciarlo. - Ma non fare la proposta troppo tardi. Potrei non resistere a lungo.

L'altro rise e lo baciò di nuovo.

Alla fine siamo sempre gli stessi pensò. Siamo sempre noi


Noi | KagehinaWhere stories live. Discover now