La rabbia di Gabe

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Gabe parve calmarsi, ma fu acido. "Ora è stabile, ma ha un taglio sulla nuca e un ematoma subdurale che deve riassorbirsi. Abbiamo dovuto sedarlo."

Si avvicinò al giovane. "Tutto questo per la tua idiozia!" sibilò schioccando la lingua.

Non rispose e abbassò lo sguardo. Vedere Gabriel in quelle condizioni, lo devastava. "Mi dispiace per quello che ho fatto, ma almeno è vivo." Balbettò affranto.

Il cognato si irritò e infierì con parole aspre. "Ti dispiace? Poteva morire per la tua imprudenza! Ti approfitti del suo affetto senza riflettere!"

"È stata colpa mia. Non dovevo trascinarlo con me. Ben mi aveva avvertito di non rispondere alle provocazioni di Henry." ammise a voce bassa, si massaggiò la nuca con la testa china.

Gabe strinse così forte la mascella che gli parve di sentire i suoi denti stridere, le mani erano a pugno, le nocche bianche.

"Ben ti ha sempre protetto perché ti ama sopra ogni cosa! Anche oltre a me. Avresti dovuto esserci tu al suo posto!"

Gridò rosso in volto. "Sai quello che penso? Tu volevi rivedere Margot, il recupero dei vestiti era una scusa. Sei soltanto un egoista! Sarai contento del casino che hai causato."

Gabe aveva perso la calma, lo afferrò per la giacca stringendolo con forza.

James impallidì. "Ora te ne vai, dammi la chiave di casa e non farti vedere fino a quando non decido io."

Ansimò incalzato nella morsa del cognato, si spaventò per quell'imposizione che lo allontanava da Benedict.

Singhiozzò aggrappandosi alle sue braccia robuste.

"Posso vederlo? Ti prego, è mio fratello!"

Il medico si liberò dalla presa e lo spinse via.

"Ti avevo avvertito che ti avrei cacciato alla prima stupidaggine! Ben ora riposa e non ho intenzione di farlo soffrire! Sai che è stabile e ti deve bastare."

"Non so dove andare." mormorò, accettandone la rabbia. Perdere la sua fiducia era grave, ora ne pagava le conseguenze. Ma sapeva che Ben era al sicuro. Frugò in tasca della giacca e prese la chiave elettronica e gliela porse.

"Non è un mio problema, fuori di qui, hai già fatto abbastanza casini per oggi. Vedi di crescere."

"Gabe..." lo implorò allo sbando. "Quando si sveglia digli che gli voglio bene, e che sono con lui..."

Gli concesse un breve cenno del capo, e tornò dentro al pronto soccorso.

Si fermò in piedi al centro della saletta, svuotato da ogni pensiero. La testa gli faceva male, lo stomaco bloccato. Non poter riabbracciare Ben era una punizione insopportabile.

Si accasciò nella sedia davanti alla porta a vetri sperando che il cognato ci ripensasse. Lì rimase per quasi un'ora, ma non uscì nessuno. Chiuse gli occhi e aspettò.

Dalla finestra filtravano le prime luci della sera. Non sapeva che fare e si attardò ancora.

Un tocco gentile si posò sulla spalla, sussultò girando il capo.

"James vieni, andiamo." Riconobbe la voce, e vide il volto di Amber che lo scrutava attenta.

"Stai bene?" gli chiese sedendosi vicina.

Gli uscì una risposta rauca. "Come mi hai trovato? Perché sei qui?"

Gli mostrò il cellulare, c'era un messaggio che le aveva inviato Gabe.

"Mi ha raccontato quello che è successo." Lo prese sotto al braccio e lo aiutò ad alzarsi.

"Usciamo, Benedict sta meglio, lo vedrai domani. Devi riprenderti anche tu."

AmberWhere stories live. Discover now