«D'accordo, dopo la partita ci vado.» disse, allungandosi per dare un bacio sulla guancia di Ron. Avvertì un accenno di barbetta sul suo mento, e ridacchiò.
Quando rialzò gli occhi, vide la ruga sulla fronte di Ronald scomparsa, anche se Harry non sembrava del tutto convinto. Per evitare dubbi, gli sorrise calorosamente.

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Draco Malfoy era un ragazzo davvero strano. Non perché fosse dotato di poteri magici, non perché avesse i capelli praticamente bianchi, non perché aveva un passato travagliato. Semplicemente perché faceva cose o prendeva decisioni che certe volte stupivano anche lui.
In una tra le notti fredde e solitarie, le uniche che aveva avuto da lungo tempo, era sicuro che si sarebbe pentito di aver ceduto il suo mantello alla Granger. Cosa ci aveva fatto, poi? Avrebbe potuto farselo ridare, prima di scappare.
No. Si disse. Lui non era scappato, i Malfoy non scappano. Piuttosto si congedano velocemente.
La sera prima, quando la Mezzosangue lo aveva guardato in quel modo, sapeva che qualcosa non andava, ma non lo avrebbe mai ammesso a sé stesso.
In un gesto che avrebbe deriso solo qualche tempo prima, se fatto da un'altro, le aveva ridato la bacchetta, che lui stesso le aveva tolto.
Lo stupore sul volto della Granger gli aveva fatto quasi male. Chi credeva di poter prendere in giro? Era davvero cambiato come credeva, o forse era sempre stato così?

Camminò ancora, vedendo l'albero che si dava spesso come riferimento. Sapeva di essere ritornato dove aveva incontrato la Granger, ore prima.
Da lontano, scorse qualcosa di strano, lievitare in mezzo allo spiazzo... Si avvicinò, studiando l'oggetto.
Il sole era alto nel cielo, e Draco aveva visto tutti gli studenti della scuola recarsi al campo da Quidditch, doveva esserci una partita... Da quanto non ne vedeva una? Molto.
Nonostante fosse giorno, la chioma degli alberi rendeva la luminosità bassa, per cui, quando credette di aver compreso l'oggetto, pensò di aver visto male. Poi, appurato che non si era sbagliato, gli venne da ridere, ma questo suo sentimento fu stroncato sul nascere da un'altro.
Glielo aveva lasciato. Com'era strano.

Questi pensieri, però, furono presto sostituiti da altri, sospettosi.
Sicuramente lo avrebbe affatturato. Era molto probabile che la Mezzosangue avesse lanciato un'incantesimo, su di esso.
Ciò nonostante, rimase a fissare il tessuto nero del mantello pesante, lo stesso che aveva dato alla Granger, sospeso in aria sotto l'effetto di un'incantesimo di levitazione. Le ombre giocavano sulla superficie nera, ed anche per questo non riusciva a capire cosa fosse, all'inizio.
Il mantello era all'altezza dei suoi occhi, al centro dello spazio, e sembrava abbandonato.
Con cautela, avvicinò una mano, fino a toccarlo. Non appena le sue dita sfiorarono il tessuto, l'incantesimo si sciolse e lo fece cadere nelle sue mani, innocuo.

Lo indossò e si sedette a terra, restando così per non sapeva quanto tempo.

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Qualche ora dopo, sudati e totalmente in disordine, Harry e Ron erano raggianti.
Il portiere della squadra Grifondoro non faceva che elencare le parate migliori che aveva fatto durante la partita, facendo delle smorfie per far passare per insignificanti, invece, i punti che aveva preso.
La ragazza invece, che camminava tra loro due verso il castello, si tratteneva dal ridere. Harry scuoteva la testa sorridendo, senza prendersi i propri meriti, nonostante fosse grazie alla sua cattura del boccino, che Grifondoro aveva vinto.

«Harry, diglielo un po' che non é facile volare e fare altre cose contemporaneamente!» protestò Ron, quando Hermione non riuscì più a trattenersi e rise del suo ragazzo fomentato.

«Ron, lo sa benissimo.» rispose Harry con un sorriso.

«Io non credo, altrimenti riconoscerebbe che l'ultima l'ho parata da Merlino! Nemmeno quell'energumeno di Cormac sarebbe stato capace.» ribatté lui, mentre Hermione non riusciva a trattenere le risate.

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