41. Mi fido di te - pt I (Charlos)

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Carlos è sorpreso. Non se l'aspettava, davvero. E un po' è dolcemente colpito da quella che, per un pilota, è una delle più grandi dichiarazioni di stima che si possa ricevere da un compagno di squadra

"Ma avete idea di quante critiche stiamo già ricevendo per la gestione di voi due? Dicono che non siete capaci di collaborare e che perdete tempo in inutili lotte tra voi. Se ci fosse anche solo il minimo dubbio che un tuo giro lanciato fosse stato ostacolato da Carlos saremmo coperti di insulti fino alla fine della stagione." Risponde un PR. Ormai in Ferrari tutti hanno diritto di dare opinioni in un briefing tecnico.

"Ho capito che Charles deve fare la pole, non lo ostacolerò. Voi fate la macchina che noi pensiamo a guidare." chiude la discussione Sainz. La riunione si avvia verso la conclusione, i piloti escono e ritornano alle loro driver's room, che sono una accanto all'altra, al primo piano del motorhome Ferrari.

Charles apre la porta, dietro di lui si affretta a raggiungerlo Carlos, che lo ferma mettendogli una mano sulla spalla, prima che Charles possa entrare e chiudersi dentro la sua stanza.

Carlos: "Grazie per prima. Sei un amico."

Per un attimo si guardano negli occhi, avrebbero tante cose da dirsi ma non è così facile. Non è facile dirsi cose gentili quando si è rivali in pista e anche dentro la stessa squadra, quando lo scontro per chi dei due sia il primo pilota è inevitabile.

Charles: "Ho detto solo quello che era giusto."

Carlos: "Possiamo parlare un minuto?"

Charles gli apre la porta e con un'occhiata lo invita ad entrare nella sua stanza, in realtà ha un po' paura, non sa a cosa porterà questa discussione. Charles è un pacifista per natura. Odia le polemiche, odia i litigi, odia le complicazioni e odia dover dare spiegazioni, cerca sempre di accontentare tutti per non dover mai discutere con nessuno. Carlos, invece, è uno che con i discorsi è bravo, è uno di quelli che chiedono agli altri di parlare per chiarirsi, uno di quelli che pensa che litigare per dirsi le cose in faccia sia un bene nelle relazioni. L'opposto di ciò che pensa Charles.

La driver's room è molto piccola, c'è il lettino per massaggi, appoggiato alla parete laterale, e una sola sedia davanti a un piccolo tavolino a lato della porta. Carlos entra e si siede sul lettino, Charles prende la sedia e si siede di fronte a lui. Per un attimo si guardano senza sapere da dove iniziare.

"Io lo so che sceglieranno sempre te quando si tratterà di lottare per il campionato. Hai più punti, sei davanti in classifica, e poi tutti vogliono che sia tu il prossimo campione del mondo per la Ferrari."

"Carlos, ti prego, non ricominciamo. Lo sai che non dipende da me, io vorrei che ci fosse un modo..."

"Aspetta. Aspetta. A me va bene. Lo accetto. Accetto di aiutarti a lottare per il mondiale. So che non avrei altra scelta, comunque voglio farlo. Non voglio essere uno stronzo che continua a guardare solo i propri punti senza pensare alla squadra. Però ho bisogno di continuare a far parte della squadra. Ho bisogno che continuino a pensare a me come un pilota, non come un collaudatore. Ho bisogno che mi riconoscano i miei meriti e che rispettino quello che faccio. Io non ti voglio ostacolare quando ci sarà da lottare, ma non posso farti passare come nulla fosse ogni volta che sarai dietro di me, non posso scendere dal podio ogni volta che potresti salirci tu, non posso rallentare solo perché altrimenti farei sfigurare te. Lo capisci, questo, vero?"

"Carlos, certo che lo capisco... tu hai ragione... io..." Charles non sa veramente cosa dire. Dentro di lui, sa che l'unica parola che dovrebbe dirgli è 'Grazie', 'grazie di scegliere di sacrificarti per me', ma il suo orgoglio gli impedisce di parlare.

"Ok, lo so che mi capisci. L'ho visto anche prima. Volevo solo dirtelo, così adesso lo sai e poi non ne parliamo più. Okay"

"Okay." risponde Charles con un sospiro, come per soffiare via l'ansia di una tempesta schivata, un'altra discussione evitata.

Pensa che Carlos stia per andarsene, e invece non si muove da lì, seduto sul suo lettino, nella sua stanza. Lo vede tirare fuori il cellulare dalla tasca e mettersi a cercare qualcosa su internet. Lo guarda dalla sedia davanti a lui, attendendo la sua prossima mossa.

Carlos alza lo sguardo dal cellulare, e si rivolge verso Charles, come sorpreso dal fatto che lui sia lì fermo e non si sia già avvicinato. "Vieni qui, no? Dobbiamo decidere come fare la pole."

Charles si alza perplesso, vorrebbe dirgli: "in che senso 'come fare la pole'? non avevamo appena detto che la devo fare io e tu non mi dai fastidio tanto partirai ultimo comunque?"ma non dice niente e si avvicina a Carlos. Nota che sullo schermo del cellulare c'è il disegno del circuito con i nomi e i numeri delle curve.

"Facciamo che io parto prima, ti lascio abbastanza spazio per fare il primo settore da solo, così non ti do fastidio, poi ti aspetto nella prima parte del rettilineo del Mistral e ti do la scia."

"Dici davvero?"

"Si, certo, ti va bene?"

"Beh, si... però allora... sarebbe meglio la seconda parte del Mistral, dopo la chicane, così guadagno di più..."

"Va bene, allora ti aspetto lì e ti tiro anche a Signes."

Signes, curva 5 per gli amici, è la curva in fondo al rettilineo del Mistral, che da qualche anno per la gara di F1 è stato spezzato da una chicane. Signes si fa in pieno, con il piede schiacciato al massimo sull'acceleratore e senza toccare il freno, prendere la scia in una curva a così alta velocità è un bel rischio, o il pilota davanti fa esattamente la traiettoria che ti serve, o si finisce uno addosso all'altro verso le righe colorate nelle vie di fuga che dovrebbero evitare l'impatto con le barriere.

"Fino a Signes? È difficilissimo. Se non riesci a spostarti in tempo ci scontriamo." risponde Charles, con la voce un po' tentennante, lui stesso diviso tra la paura di combinare un casino e la voglia di fare quella pole position con due decimi di vantaggio grazie alla potenza della scia.

"Ti fidi di me?"

"Mi fido di te."

Are You Ok || Formula 1Where stories live. Discover now