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«Lena! Dove sei finita?» sento chiamare da piuttosto lontano. Mi guardo intorno tra le varie capsule di metallo che mio padre chiama vetrine, non vedendo da nessuna parte la sua capigliatura candida.

Che scocciatura! Una non può neanche "prendere in prestito" un'arma e ha già il padre alle calcagna.

Come può pretendere che impari a maneggiare i suoi stupidi strumenti da collezione, se non li posso neanche provare?

«Riporta immediatamente indietro quella pistola!» mio padre mi richiama per l'ennesima volta, ma in fretta e furia attivo il piccolo congegno che ho nella mano, trasformando quella scatoletta pentagonale nella mia moto blu notte. Questo tipo di veicolo, molto raro nella galassia attorno ad Ovunque, il pianeta sul quale sono nata e cresciuta, mi è stato regalato come regalo per i miei cinquant'anni; sì, so benissimo di essere davvero giovane, data la media della mia popolazione - anche se sono un incrocio, quindi tecnicamente sono unica nel mio genere - di 7000 anni, ma mio padre, il Collezionista Taneleer Tivan, ama viziarmi. Essendo l'unica figlia rimasta al suo fianco e l'unico motivo per cui ha frequentato una Gigantessa di ghiaccio, mio padre ha particolarmente a cuore che io viva la vita che voglio. L'unico intoppo è che quasi sicuramente dovrò mantenere tutta la sua baracca qui a Ovunque, una volta che arriverà il giorno in cui si stancherà di collezionare tutti i suoi cimeli antichi, pericolosi e costosissimi.

Salto velocemente sulla sella della mia moto e dò gas al massimo, cambiando tre marce nel giro di pochi secondi, sfuggendo alle grinfie di mio padre, che nel frattempo, avendomi vista sorridergli, aveva iniziato a correre. Sapendo già la mia meta per testare questa nuova arma, arrivata questa mattina, sfreccio tra i mercatini minori nei sobborghi di Ovunque, schivando per un pelo un gruppo di ragazzini, e raggiungendo il locale nel cuore del mercato Est, dove spero di trovare la mia amica a bere qualsiasi cosa le venga proposto. L'insegna scintillante del Dracona mi invita, come quasi tutti i giorni, a entrare e godermi le varie scommesse che ogni giorno si tengono al suo interno.

«Hilde?» la chiamo appena faccio restringere di nuovo la mia bellissima moto, compagna fidata ormai da anni, poco prima di varcare l'enorme porta e trovare l'interno del locale praticamente vuoto. «Lena! Nuovo aggeggio?» chiede la mia amica Valchiria, ancora sobria. Impugno la pistola con vigore, ammirandola a dovere ormai lontana da mio padre: ha il corpo di metallo opaco, grigio scuro, e delle venature azzurrine che lo percorrono fino a raggiungere il grilletto. La forma è poco più grossa delle pistole normali, e un meccanismo mi fa intuire che ha un'altra funzione, una possibile variazione di design.

Brunnhilde, che io chiamo solamente Hilde, non ha ancora capito bene quanto sia veloce il suo metabolismo a smaltire gli effetti dell'alcol, perciò a volte ci mette un po' per ubriacarsi, mentre altre volte, rare ma presenti, ci rinuncia proprio.

Ogni volta scoppio a ridere quando spacca per terra la bottiglia, incazzata con il suo stesso corpo.

«Quando la smetterai di rubare cose da tuo padre e allenarti con me? È da tre anni che non faccio che tentare di farti diventare una Valchiria, anche se sappiamo benissimo che sarà impossibile» alzo le spalle mentre mi riavvio i capelli, più gonfi del solito, dietro le orecchie. «Quando riuscirò a batterti in una vera sfida. Allora, andiamo?» prende per il collo una delle bottiglie del bancone, per poi lanciare dei soldi al barista, il quale ci saluta con cordialità. «Allora, sempre all'arena nascosta?» chiedo mentre trotterello di fianco alla mia amica, che nonostante sia alta quanto me, ha un'andatura molto più sostenuta. «Certamente, altrimenti tuo padre ci troverebbe subito» risponde sogghignando, per poi finire il brandy con riluttanza. «Che schifo» commenta, anche se scrolla il vetro della bottiglia per bere fino all'ultima goccia dell'alcolico.

Ghiaccio che scotta [𝘓𝘰𝘬𝘪]जहाँ कहानियाँ रहती हैं। अभी खोजें