24. Ciao amore, ciao

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Sbuffai. Afferrai la scatola, la aprii piano.

Era un anello, un luccichio florido mi accecò all'improvviso. Trattenni il respiro quando lo vidi. Io scossi il capo e fissai Riccardo, che si mordeva il labbro per non ridere. «Ti odio», sussurrai, «Spero tu lo sappia.»

«È un rubino», disse, con vanto, indicando la pietra incastonata, «E l'ho fatto fare pure d'oro, dato che hai tutti gli orecchini di 'sto materiale ho pensato che ti sarebbe piaciuto di più.»

Mi intenerii ad immaginare Riccardo che progettava un anello pensando ai miei gusti personali. Il fatto che si fosse reso conto della mia preferenza sull'oro mi sorprese ancora di più, non sapevo che mi osservasse così tanto.

«Perché proprio il rubino?», osservai la pietra, sorridendo, felicissima.

«Per i tuoi capelli, il rosso mi fa pensare a te», mi sorrise, togliendomi una ciocca umida dalla guancia. «Ma non è finita qui. Riesci a vedere?», inclinò l'anello, come a volermi far leggere qualcosa all'interno di esso, sulla corolla rotonda.

«... Ci hai fatto scrivere qualcosa?», domandai, scioccata.

«Sì», si concentrò nel far notare la scritta con l'aiuto della luce, sorrise di nuovo quando essa penetrò all'interno dell'anello, facendo rilucere una scritta evidente, «Ecco, ora si dovrebbe leggere.»

Dopo aver osservato per qualche secondo Riccardo, mi avvicinai per leggere la frase: "Sangue nelle arterie"

«È...», mormorai, per poi incrociare il suo sguardo, mi stava già guardando, «... Chiaro di luna.»

Lui annuì. «Volevo scrivere qualcosa che avresti riconosciuto subito», spiegò, «Ti piace?»

«Certo che mi piace», sorrisi, spingendomi verso di lui per dargli un bacio, «È bellissimo, veramente, grazie», gli accarezzai la guancia. Infilai l'anello e lo guardai attentamente. «Mi piace davvero tanto.»

Riccardo mi strinse i fianchi in un abbraccio. Gli circondai il collo, socchiusi gli occhi e inspirai il suo odore, ricambiai il suo abbraccio, più forte di quanto potevo. «Rimani con me stasera?»

«Sì.»

Ci poggiammo con le teste sul cuscino, ci guardammo negli occhi.

La Luna era alta nel cielo; quella sarebbe stata l'ultima volta in la Luna mi avrebbe vista dormire in pace, consapevole che mi sentivo al sicuro.

Avrei potuto fissarlo per ore e non stancarmi mai, era una strana sensazione quella che percepivo. Ero triste, immensamente triste, ma non del tutto, perché ero soddisfatta delle emozioni che riuscii a far germogliare. Sentivo come una musica nelle orecchie, una di quelle classiche, al pianoforte, dolci, che dichiaravano amori interminabili.

«Sei una delle persone più belle che conosca, lo sai?», glielo avrei ripetuto sempre, a forza di farglielo capire.

«Cazzo, che persone di merda hai conosciuto, allora», mormorò, divertito.

Sorrisi, «Sono seria. Non dimenticarlo.»

«Non lo dimenticherò», strofinò la punta del naso contro la mia. «Grazie per avermelo detto.»

Domani sarò albaWhere stories live. Discover now