15. Ne vale la pena?

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«Dio, che imbarazzo», sussurrai, coprendomi il viso sotto le lenzuola, avrei preferito sotterrarmi e mai uscire da quel letto. «Era tanto arrabbiata?»

«Ha trovato la mia maglietta, la tua e il tuo reggiseno. Non lo so, vedi tu», rise ed entrò in camera con lo spazzolino tra i denti. Cacciò da un cassetto una maglietta e me la tirò addosso.

«Io non esco da qua dentro», lo guardai da sotto le coperte, con solo gli occhi da fuori.

«Che esagerazione!», mi solleticò il fianco, «Vedi che hanno visto di peggio.»

«Senti, smettila di trovare un lato positivo perché non c'è», Riccardo roteò gli occhi al cielo, palesemente divertito dal mio protestare, ritornò al bagno: «Quella mi vuole soffocare con il mio reggiseno! E chissà cos'ha pensato Keesi... non farmici pensare!», piagnucolai.

Sentii Riccardo sciacquarsi la bocca ed entrare in camera. «Davvero ti stai facendo problemi per una mia ex?»

«Un'ex che vorrebbe vedermi su una lapide e squartarmi, sì», alzai le sopracciglia. «Non voglio manco immaginare la sua faccia quando ha trovato i vestiti. Mi sento in colpa. E poi è figlia di quella donna così dolce...», dissi ancora, schiacciando la faccia sul cuscino, allargando sempre di più il problema. «Mi odieranno tutti, sono una stronza.»

«La smetti?», sbuffò, con divertimento. Mi venne vicino poggiando le ginocchia sul letto, stese il gomito vicino alla mia spalla. «Girati, dai.»

«No. Se mi giro tu mi convinci che non è così con quella faccia che hai.»

Riccardo rise più forte. Decise di afferrarmi contro il mio volere per i fianchi e mi capovolse tra le coperte, sospirai mentre lui mi toglieva i capelli dalla faccia e mi guardava ancora con un mezzo sorriso sulle labbra.

«Devi stare tranquilla», disse semplicemente, «Non ti odia nessuno, bambina. Seppur non mi dispiacerebbe tenerti chiusa qua dentro solo per me, non è possibile legalmente e quindi dovrai affrontare qualsiasi pericolo», disse con fare drammatico, ricevendo un'occhiataccia, «Keesi lo sa che sua figlia esagera, lo sa che io sono andato avanti per la mia strada e sa che non amo più sua figlia. Le piaci molto, invece. Keesi le vedeva le ragazze che mi portavo a letto quando se ne andavano la mattina. Non preoccuparti, sul serio, ti stai facendo problemi per niente», alzò le sopracciglia per un cenno di approvazione, sperò di riceverlo, ma ottenne solo maggiori obiezioni.

«Sì, okay Casanova, ma pensa a cosa pensa di me. Sono piombata dal nulla nel suo monolocale, caspita, penserà che sono una sciagurata.»

Riccardo scosse il capo. «Non pensa nulla di brutto su di te. Non lo penserebbe mai», mi portò una ciocca dietro l'orecchio, «Pensa che sei una ragazza bellissima e che faccio le migliori scopate con te», disse, dandomi un bacio a tradimento prima che potessi dargli uno schiaffo.

«Coglione.»

Egli rise, riscaldandomi il cuore. «Mangia e fatti grande», mi lasciò un altro bacio sul collo e si alzò.

Lo guardai infilarsi una canottiera blu alla rinfusa e scendere al locale scalzo, i suoi passi veloci risuonarono nel corridoio.

Infilai la sua maglietta e sospirai. A piedi nudi scesi sulla moquette bianca e mi diressi sul divanetto vicino al vassoio. Mangiai con gusto il cornetto farcito e le fragole. Avevo le gambe incrociate, lo sguardo sul porto più vivo che mai e il libeccio entrava in una folata oltre le tendine bianche.

Domani sarò albaWhere stories live. Discover now