12. Sole, spiaggia, sesso

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Navigai con gli occhi su un tatuaggio piccolo, nascosto in fondo alla schiena, sull'orlo del boxer. «È una costellazione quella?»

Lui si voltò verso di me, dopo essersi infilato il colletto della maglia. Poi guardò il tatuaggio piegandosi leggermente, si infilò completamente la maglietta dopo aver annuito, poi disse: «Sì. La riconosci?»

Annuii. «È quella di Ercole.»

«Come mai la conosci?»

«Mio padre lavora molto con queste cose. Ha lavorato per un'agenzia internazionale sulla creazione di capsule spaziali per anni. A casa a Roma abbiamo libri solo su 'sta roba», mi portai una ciocca dietro l'orecchio.

«Tuo padre mi sta simpatico», commentò, infilandosi un pantalone preso da uno dei cassetti di un comò. Prima una gamba, poi l'altra. «Sembra uno con cui puoi parlare di tutto. Mi piacciono le persone come lui.»

Sorrisi. «Anche a me. Capisco perché la mamma si è innamorata proprio di lui da giovane. Era un uomo bellissimo, non che ora non lo sia, però da ragazzo aveva quel fascino inafferrabile», dissi con un sospiro. «Lo sai che si sono conosciuti qua, ad Ischia?»

«Ah, sì?», chiese puramente curioso.

«Sì. Mio padre aveva un debole per lei.»

«Non lo posso biasimare», rispose con un'espressione compiaciuta.

Gli lanciai un'occhiata divertita. Lui afferrò delle chiavi sulla penisola della cucina, «Dove vai?»

Lui mi venne di nuovo incontro, poggiò un ginocchio sul letto e, prendendomi il mento, mi diede un bacio veloce sulle labbra. «Vado a prenderti la colazione, principessa. Keesi mi permette di prendere qualcosa.»

«Non ci mettere troppo.»

«Torno subito. Tu fai quello che vuoi.»

Uscì dal monolocale. Aspettai qualche secondo e decisi di alzarmi. Afferrai i miei vestiti che, probabilmente, Riccardo aveva messo sulla poltrona. Andai al bagno, era pulito e profumato di vaniglia, di Riccardo. Cercai un asciugamano da utilizzare dopo aver fatto una doccia.

Legai i capelli in una coda alta e sistemata. Indossai gli slip, misi i pantaloncini e infilai una sua maglietta.

E, visto che non avevo molto da fare, rovistai tra le sue cose. Sapevo fosse sbagliato, ma pensai di trovare qualcosa che mi avesse fatto conoscere di più Riccardo.

Tra i cassetti aperti trovai altri fogli, quaderni e, a mia sorpresa, un album di fotografie. Sul dorso di esso vi era scritto: Mio piccolo, dolce Riccardo. Decisi di sfogliarlo, sulla prima pagina c'era una dedica che citava: "Mio bel bimbo, sei ancora nella mia pancia, ma sappi che ti amerò con tutta me stessa. So che non sarà facile, per te e per me, ma sappi che sarò sempre la tua mamma. Tuo padre ti vorrà bene, angioletto mio. Sarai il più bello di tutti quanti. Non so ancora come chiamarti, ma sono indecisa tra Federico, e il nome di tuo nonno: Riccardo. In ogni caso, sappi che sarai amato, ci proverò ad amarti quanto basta.

Ciao, amore di mamma.

Mio dolce bambino."

Era una scrittura delicata, che pendeva di lato.

Sorrisi, quando sfogliai la pagina vidi la primissima foto di Riccardo. Era avvolto in un fagottino celeste, i suoi capelli biondi sembravano uno sprazzo di Sole sul suo capo. La pelle rosata e gli occhi appena aperti emanavano già una luce immacolata. Le sue labbra erano piccolissime, come petali di rosa spiccavano sulla sua chiara carnagione. In basso c'era scritto: "Prima foto del mio Riccardo, prima volta a casa sua!"

Domani sarò albaWhere stories live. Discover now