Capitolo 6

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Il ragazzo entrò nella stanza e un po' titubante si sedette. Si guardò intorno, ispezionando la camera, come se fosse un gatto sperduto, probabilmente alla ricerca di un riparo. Eppure, fino a poco tempo prima sembrava così sicuro di sé, quando cercò di fermare la vittima dal lasciare la Sala Grande.

<< Come conosci Margaret? >> domandai schietta, ma probabilmente lo spaventai solamente.
Sobbalzò, iniziando poi a scuotere la testa. Era troppo impaurito e se avesse continuato a comportarsi in quella maniera, l'unico risultato che avrei ottenuto sarebbe stato solo del nervosismo in più.
Sospirai, decidendo di farlo calmare un po' prima di partire col vero e proprio interrogatorio.

<< Tranquillo, devi rispondere solo a qualche domanda, nulla di che>>

Il ragazzo sembrò rilassarsi, ma continuò a giocherellare con le dita, rendendo il tutto ancora più sospetto. Tirò poi un lungo respiro e incominciò a parlare.
<< Lei era un'attrice ed io un misero assistente. La seguivo da tre anni. Mi portava ovunque e l'aiutavo con delle piccole mansioni. Le portavo da bere, le mantenevo il cappotto, segnavo gli appuntamenti, l'accompagnavo a casa... >>
<<Un assistente. >> lo interruppi. Non avrebbe avuto alcun motivo di ucciderla, apparentemente. Eppure... eppure... l'avrebbe seguita fuori dalla sala. Dopotutto gli assistenti sono come delle ombre secondarie, soprattutto in campo cinematografico. Ma era palese che stesse mentendo. Poco prima aveva urlato al Capo che il suo gioco di ruolo fosse ingiusto in quanto era rimasto al suo fianco per più di vent'anni. Dovevo indagare ancora.

<< Perché allora non l'hai seguita fuori dalla Sala? >>
Il biondo sobbalzò ancora. Sospetto.
Non rispose.
Passarono minuti e ancora non rispondeva. Faceva smorfie, continuava a muoversi...
<<Allora?​>>
Bisognava insistere.
Il ragazzo aprí bocca, stava per parlare, ma venne interrotto da delle urla provenienti fuori dalla stanza.
Cosa mai era successo da interrompere qualcosa di così importante?
<< Scusami un secondo. Rimani qui>>
Mi incamminai verso la porta quando una confessione improvvisa, mi portò a fermarmi.
<< Ero innamorato. >>

<< Quindi non eri il suo assistente. Ricordo che avevi anche detto di aver lavorato per il Capo per più di vent'anni. Perchè mi hai mentito?>>

Le urla provenienti dall'esterno continuavano a distrarre il biondino. Non riusciva a concludere una frase e continuava a guardare sempre verso la porta. Così sbuffai e mi affacciai verso il  corridoio. C'erano due uomini pronti a colpirsi e non facevano altro che urlarsi contro.

<< Lei era qui solo per aiutare il Capo ed era stata una sua idea! Non puoi incolpare Lui! Erano amici e colleghi fidati!>>

<< Se il Capo non avesse organizzato questa stupida messinscena, nulla di tutto ciò sarebbe successo!>>

L'avvocato che ci aveva invitate si trovava in mezzo ai due uomini, tentando di fermarli. Ma gli altri due erano palesemente molto più forti di lui, tanto da sovrastarlo. 

<< Volete darci un taglio? Sono nel mezzo di un interrogatorio. Se continuate a fare baccano, non scopriremo mai la verità. Smettetela. Così non siete d'aiuto nè a me e neanche a Margaret. >>

Fortunatamente i due uomini sembravano avere ancora un briciolo di ingegno, tanto da darmi ascolto e lasciarmi continuare quel mio fasullo ruolo da detective. 

<< Tornando a noi... Perchè mi hai mentito?>> domandai schietta, ancora una volta, dopo essere rientrata ed essermi chiusa la porta alle spalle.

Il suo sguardo era cambiato. Era molto più sicuro di sè e non era più così rigido. Sembrava totalmente un'altra persona. 

<< Non ho mentito. Ero il suo assistente. >> era seduto in maniera composta. La schiena dritta, le gambe rilassate. Ancora più strano. Cosa l'avrà mai reso così sicuro di sè? Cosa sarà successo in quei pochi secondi in cui non ero rivolta verso di lui?

Non potevo continuare, dovevo interrogare altre 100 persone e il biondo non mi avrebbe dato risposte concrete, sensate e utili. Così decisi di lasciarlo andare, ma era comunque al primo posto nella mia lista dei sospettati. 

Mi guardò in maniera strana prima di uscire dalla porta. Sembrava minaccioso, ma subito dopo mi sorrise.

<< Continua a fare bene il tuo lavoro. Non fare domande inutili. Non cercare risposte dove non ci sono.>> Gli annuì, ma onestamente non avevo capito assolutamente nulla di ciò che aveva esplicato. E, a essere onesta, più che un consiglio mi sembrava una minaccia... e il sorriso che aveva sul viso mentre esponeva questo suo commento, era abbastanza spaventoso. 

Appena uscì dalla stanza, rabbrividì. 

Non avevo però il tempo di pensare a queste piccolezze. Infatti subito dopo entrò nella stanza uno dei due uomini che poco prima stavano litigando.


La ragazza di raso biancoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora