Capitolo 28 - Giudizio [1/2]

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«Lo so» disse Chloe. Sentiva le dita gelide, ma si trattenne dal serrare i pugni per scaldarle. «Lo ripeti ogni volta.»

«Lo faccio per il tuo bene, Kiyoko. Mi rattrista vederti così smarrita.» Chen-Yi liberò un respiro lento, scuotendo il capo dietro la maschera impassibile. Raccolse le mani dietro la schiena e le diede le spalle. «C'è sempre tempo per risanare la propria anima, ma persino una vita intera non sarà sufficiente se manca la consapevolezza. Arriverà il giorno in cui lo comprenderai; sarò qui ad attenderlo.»

L'emanazione spirituale svanì, lasciando indietro solo l'eco di quelle parole. Chloe le sentì rimbombare nella mente e nel petto, e più le spingeva via più le martellavano le tempie. Nella voce di Chen-Yi c'erano sia rimprovero che comprensione, sia timore che speranza.

"Equilibrio" riconobbe. Eppure la lasciava soltanto confusa.

Chloe non visitava il tempio di Oowadara da anni, ma la colonna di pietre che aveva scelto come Aggancio sorgeva ancora al centro della Fonte che lo alimentava.

Lungo la riva, sei Purificatori chinarono il capo verso di lei, salutandola con le mani chiuse a vortice. I loro visi erano scoperti a mostrare i tatuaggi che avevano sulle guance: non possedevano una vita fuori dal tempio, perciò nascondere la loro identità era superfluo. Al contrario, quei simboli permettevano a chiunque di riconoscerli e temerli per il loro ruolo, sebbene il loro significato fosse noto solo ai membri dell'Ordine.

Il numero in alto indicava la generazione di cui facevano parte, e davanti a Chloe c'erano due Purificatori di dodicesima generazione e quattro di tredicesima. Il simbolo al centro si componeva di tanti cerchi quanto più elevato era il livello di forza, esperienza e abilità, che in quel gruppo oscillava dal quattro al sette. Infine c'era il logogramma del colore legato al tempio di appartenenza: tre di loro portavano impresso sulla pelle il rosso di Oowadara, e Chloe non li aveva mai visti; gli altri sfoggiavano l'acquamarina di Hoshu, i suoi fratelli e sorelle.

Chloe sentì il petto farsi più leggero quando incrociò lo sguardo di Seojun, il più anziano tra loro. Prossimo alla quarantina, torreggiava sui compagni con una corporatura possente e un volto squadrato che mostrava l'unico tatuaggio a sette cerchi, uno in meno dell'eccellenza. Chloe si allenava con lui sin da bambina e non aveva ancora conosciuto un combattente migliore. Avrebbe voluto offrirgli un sorriso, ma non lo fece; scorse negli occhi chiari di Seojun lo stesso desiderio, e di quello si accontentò.

Shèngli e Li Yun sembravano fragili fuscelli accanto a Seojun, ma il simbolo sulle loro guance aveva già cinque cerchi. Li Yun aveva un fisico tonico e slanciato, il viso morbido incorniciato da lunghi capelli color pesca che rendeva difficile comprendere se fosse un uomo o una donna. Shèngli era ancora più minuta, le ciocche blu sempre raccolte in una treccia. A Chloe ricordava Irene, per il viso tondo e la figura esile da ragazzina, ma gli occhi verdi della jiyana non avevano la frizzante gioia della sua ex fidanzata: erano determinati e attenti, come quelli di un falco pronto a colpire.

I Purificatori avevano con sé armi vistose, strette tra le mani o custodite nei foderi appesi ai fianchi. Guan dao, sansetsukon, persino spade uncinate; Chloe non poteva permettersi un simile lusso. I Tessitori prediligevano armi leggere, facili da maneggiare e da occultare, che non impedissero movimenti fluidi e silenziosi. Eccellevano nel combattimento a distanza e nelle tecniche di difesa, ma avevano l'ordine di fuggire in caso di scontro.

Una dozzina di shuriken e il tantō cerimoniale che ogni membro dell'Ordine portava con sé erano sufficienti per una missione ordinaria, ma Chloe aveva aggiunto sei kunai e una coppia di spade farfalla all'arsenale di quella notte. In pochi accettavano il Giudizio, scegliendo la via del suicidio onorevole: alcuni condannati cercavano di smuovere pietà e compassione, ma i più erano così corrotti dai loro peccati da rivoltarsi persino contro gli emissari degli Dèi pur di salvarsi. A volte i Purificatori erano costretti a ucciderli durante il conflitto, prima ancora di pronunciare il rito di redenzione.

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