8. Il pescatore e la monaca - Pt. 1

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Lui fece spallucce. «I complimenti che faccio io, però, sono sinceri. Non li pianifico e non li faccio per secondi fini... o forse a volte sì», alzò l'angolo delle labbra in un sorriso sghembo.

«Stronzo», mormorai, raddrizzandomi sulla schiena.

Lui continuò a guardarmi anche mentre fissavo la televisione che riproduceva delle canzoni. Aveva uno strano modo di fissarmi, non era melenso, era attento. «Spero tu non abbia baciato come hai baciato me tutti questi ragazzi.» Quella frase aveva una sfumatura ironica, voleva provocarmi, tentarmi. Ma io non gliela diedi per vinta, non così facilmente.

Lo guardai male, da sotto le sopracciglia. «Li ho baciati come volevo, e loro non si sono lamentati. Umiltà, Sorrentino, umiltà.»

«Cosa te lo garantisce ch'erano soddisfatti, scusa?», disse, come per prendermi in giro.

Io con ovvietà lo guardai. «La loro erezione dopo un solo bacio.»

Riccardo strinse le labbra per non ridere e si grattò la nuca, tamburellò le dita sul tavolo ed io ridacchiai per la sua espressione timidamente divertita per la mia sfrontatezza.

Dopodiché decise di pagare. Guardai i suoi soldi, notai che avesse preso solo un caffè e di conseguenza avesse messo troppi soldi. «... Scusa, perché tutti quei soldi? Mica sta un euro e cinquanta un solo caffè?»

«Caffè sospeso», rispose, come se io già sapessi di cosa parlasse.

«E... quindi?»

Lui si accigliò come se fossi scema. «A Roma non esiste 'sta cosa?»

«Ma cosa?»

«Il caffè sospeso.»

«Non ne ho mai sentito parlare, cos'è?» Risposi curiosa.

«È un caffè già pagato. Se una persona bisognosa arriva nel bar, gli danno un caffè sospeso, ovvero già pagato. Ecco perché ho pagato di più», mi spiegò chiaramente.

«E lo fai sempre?», dissi, sorpresa e affascinata.

«Cerco di farlo più spesso possibile.»

«Lo farò anch'io, d'ora in poi», gli dissi, «Non sapevo di questa cosa, grazie.»

«Prego», mi sorrise divertito, si voltò per andarsene e mi pizzicò la guancia tra le nocche come si fa coi bambini, come spesso mia nonna faceva quando le facevo tenerezza.

Lo guardai uscire dal bar con disinvoltura, salutando qualche anziano che lo conosceva con un colpetto del mento e un breve sorriso.

Ritornai sulla barca, assieme alle mie cugine. Chiacchierammo vividamente, avevo il cuore leggero e pensavo a tutte quelle cose che avrei potuto vedere se Riccardo mi avesse portata con sé.

Ci raggiunsero tutti gli altri, poco alla volta. Papà, Tonio e Riccardo vennero dopo. Erano andati a fare il carico dal benzinaio per la barca. Gioele corse verso di loro, euforico: «Oggi dove andiamo?»

Papà lo prese in braccio, gli diede un bacio sulla tempia e gli sorrise, «Tu dove vorresti andare?»

«Non lo so... Ricki che idee hai?», gli sentii dire.

Domani sarò albaWhere stories live. Discover now