Capitolo 27

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Dubita che le stelle siano fuoco, dubita che il sole si muova, dubita che la verità sia mentitrice, ma non dubitare mai del mio amore.

L'aurora ascendeva lentamente illuminando la piccola stanza dove dormivano le due ragazze. I raggi creavano dei piccoli veli dorati che si riflettevano sui loro visi assonnati. Capirono che era ora di svegliarsi quando sentirono dei piccoli rumori alla finestra, piccole pietrine lanciate dal fratello di Amara.
«Amara su scendi.» la sorella ancora in dormiveglia si alzò dal letto con le coperte sulle spalle, aprì la finestra e quando vide la sua adorata macchina spalancò gli occhi.
«Che ci fai con la mia macchina?»
«Alla buon'ora, sei sveglia. Scendi ti aspetto.» chiuse la finestra e svegliò Dalila.
«My lady.» sussurrò.
«Svegliati, c'è mio fratello davanti all'hotel.»
«Benny?» domandò con il viso rivolto verso di lei e gli occhi impastati.
«Ma no, John.» rispose ridendo. Era bella anche così. Nel letto, col pigiama e i capelli spettinati. Il sole rendeva la sua pelle ancora più bella e splendente.
«Mi sembrava strano, va bene mi sveglio.» si alzò contro voglia e si rinchiuse nel bagno. Nel frattempo Amara si preparò. I soliti pantaloni neri, camicia bianca di seta e il suo adorato cappello. Dalila invece uno dei suoi vesti lunghi col corsetto e la sua solita collana che si intravedeva tra il tessuto dell'abito.
«Sorellina devo ammettere che non è male la tua macchina.» esclama John, accarezzando la macchina della sorella. Uscirono dall'hotel ancora con l'atmosfera della scorsa notte.
«E tu che ci fai qui?» chiede sorpresa.
«La mamma mi ha chiesto di venire qui per dirti di non arrabbiarti se non te ne aveva parlato prima. Appena ha saputo subito mi ci ha mandato qui.»
Amara sospira mentre si avvicina a lui, con Dalila alla sua destra che saluta il fratello di Amara col capo.
«Tu sapevi qualcosa?» chiese sospetta.
«No, sono sorpreso quanto te. Inoltre...» fece una pausa «Ti devo dire una cosa, ma non ti devi allarmare.» alzò di scatto il capo mentre Dalila le sistemava il colletto della camicia. Un filo di vento fece muovere di poco il cappello di Amara e il vestito di Dalila.
«Di cosa si tratta?» chiese con tutta la calma di questo mondo.
«Mamma vuole che dopo finiti gli studi, ti sposi con un uomo.» si fermò per qualche secondo per scrutare la sorella e capire se poteva continuare. Incrociò lo sguardo di Dalila che lo assicurò.
«Sei già promessa, e tra due settimane c'è una festa, proprio per il suo arrivo.»
«Se è questo quello che vuole il grande capo della casa Wilson, lo farò.» ora erano gli occhi di Dalila a spalancarsi. "Spero che stia scherzando" pensò, ma quando continuò, ebbe la certezza che stava dicendo sul serio.
«Amara ma tu e Dalila non vi amate?» John non sapeva della relazione che aveva con quella ragazza, ma da come la osservava, da come si prendeva cura di lei nei minimi dettagli, perfino lui l'aveva capito.
«Amy, dimmi che stai scherzando ti prego.» mise un braccio attorno al collo di Amara, l'altro che le manteneva il capello e avevano un centimetro di distanza fra i due visi, le sussurrò, con un nodo alla gola.
«Aspettami.»
«Vale la pena aspettare qualcuno che non mi merita.»
«Ti ho detto aspettami.»
«Perché dovrei?»
«Tu fallo, anche se sei arrabbiata, fallo.» fece una pausa poi le citò una frase di Shakespeare: «"Dubita che le stelle siano fuoco, dubita che il sole si muova, dubita che la verità sia mentitrice, ma non dubitare mai del mio amore."»
Lasciò lentamente la mano della sua ragazza e salì in macchina, John la seguì e Amara si mise alla guida, dopo aver posato i bagagli.
Durante il tragitto nessuno ebbe il coraggio di parlare. Ritornarono nella città di Sheffield nei pressi della casa di Amara. Dalila alloggiò lì per quelle due settimane, nel periodo in cui il suo maggiordomo non era in casa per problemi familiari e sarebbe ritornato giusto in tempo per quell'evento e nel periodo dei preparati della festa.

*John*
«Fa ciò che vuoi, ma quando mostri le tue cicatrici, mostri parte di te che cerchi di rinnegare.
Invece di essere fiero di ciò che stai mostrando. In questo modo il mondo si possa piegare ai tuoi piedi e al tuo orgoglio.»
Era ciò che mi diceva sempre Amara, era più piccola di me ma ne sapeva di più.
Ormai non era così piccola e io invece sembravo sempre lo stesso. Il ragazzino che aveva paura di parlare, introverso e solitario. Ma con Amara al mio fianco niente faceva così paura.
Tutti abbiamo delle cicatrici e tutti cercano di nasconderle in qualunque modo, tranne una persona e no, non sono io, ma sempre lei, la mia sorellina tanto cazzuta, testarda e un po' permalosa, che si mostrava al mondo con una facilità mostruosa, però non è detto che mostrava tutto.
Anche lei aveva dei segreti e io provavo in tutti i modi di scoprirli. Volevo proteggerla. Il mondo è crudele e se le succedesse qualcosa non me lo perdonerei mai.
Tuttavia riconosco Il modo in cui si apre con me, e il modo in cui cerca di dirmi più di una volta la sua omosessualità. L'avevo capito dal momento in cui si interessò così tanto alla lotta sui diritti degli omosessuali e di come le riguardasse particolarmente a dodici anni. E si vede a chilometri di distanza che è innamorata persa di Dalila.
A ogni modo non sono fiero di far vedere le mie cicatrici. E in realtà sono cicatrici ben visibili, e non guariscono facilmente. Amara lo sapeva, sapeva tutto di me, di ciò che ho subito al liceo, sa delle mie ferite a causa del bullismo, ma questo non l'ha mai fermata a proteggermi.
Era semplicemente la mia sorellina e l'amavo con tutto il cuore.
«John.» sentii Amara chiamarmi.
«John ci sei, ti sei incantato.»
«Scusa, dimmi.» le rispondo con ancora lo sguardo distratto.
«Ti stavo chiedendo da quanto sai che amo Dalila.»
«Dal primo giorno che siete entrate in casa. Sorellina non riesci a mantenere un semplice segreto.» non rispose.
«Ora che c'è?»
«Cosa ne pensi?»
«Di cosa?»
«Di me e Dalila.»
«Che siete stupende insieme. Che ti devo dire? È amore, al cuore non si comanda.» si limitò ad abbracciarmi.
«Attenta che mi affoghi.»
«Scusa, ma vedi io...» la interruppi.
«Non mi dive dire niente, sei la ragione per la quale io sono ancora vivo, questo basta.» feci una pausa.
«E non pensare troppo a come dirlo a Benny che l'ha capito prima di me.»
«Ah lui non mi preoccupa.»
«Giusto, la mamma.»
«Come la prenderà?»
«Ora ti svelo un segreto ma non dirlo alla signora Wilson altrimenti ammazza entrambi.»
«Cosa sai?»
«Prima di papà è stata con una donna, ma la ragazza che amava fu uccisa per il suo orientamento e da all'ora fa di tutto per proteggersi e proteggerci. Sai com'è la società no?»
«Chi l'avrebbe mai detto.» si limitò a dire.

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