1. SMARRIMENTO

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DUE MESI PRIMA.

"Notizie dell'ultim'ora: sparatoria ad un liceo di Baltimora. L'artefice è un diciottenne bianco studente della scuola. Il ragazzo ha fatto irruzione nella sala mensa all'ora di pranzo e ha fatto fuoco colpendo i compagni. 57 morti e 12 feriti ma il numero sale. La questione del porto d'armi nel nostro paese si fa sempre più pericolosa e questa è solo una delle numerose sparatorie avvenute negli Stati Uniti dall'inizio dell'anno. Ci troviamo difronte un bivio: proteggere le armi o i nostri figli?






Adam teneva lo sguardo fisso sulla strada, pugni chiusi, non lo dava a vedere ma ribolliva di rabbia, ma urlare contro Nés non avrebbe risolto niente, anzi, avrebbe solo peggiorato le cose. Per quel diciassettenne che mugolava e si lasciava sfuggire qualche delirio nei sedili posteriori della sua auto, era una sorta di fratello maggiore, troppo per essere un semplice amico, un po' di meno di un amante, anche se a Nés piaceva ripetergli che lui era Oliver e che Adam fosse Dodger anche se Adam non capiva mai di cosa stesse parlando e non aveva intenzione di scoprirlo. Nés borbottò qualcosa e Adam lo osservò brevemente attraverso lo specchietto retrovisore, cercava di aprire gli occhi e se Adam si concentrava abbastanza riusciva anche distinguere la fastidiosa puzza di sudore che emanava l'amico, roteò gli occhi e continuò a fissare la strada. Nés respirò forte col naso. Dal giorno dell'incidente, come lo definivano gli adulti, non faceva altro che fare ricerche sulle armi negli Stati Uniti, aveva perso il controllo "come ci sono finito nella tua macchina?" Adam capì che aveva aperto gli occhi, la voce era impastata, roca, Nés sembrava invecchiato di vent'anni in quei due mesi. "Ti ci ho trascinato". Rispose fermo, lasciò passare qualche istante di silenzio, "ti ho trovato sulle fottutissime scale del primo piano", Adam non buttò l'occhio dietro, sapeva che Nés lo stesse fissando mortificato e che avrebbe fatto di tutto per trattenere le lacrime. "Ti ho preso a schiaffi ma niente, eri andato così ho frugato nel tuo zaino e ho trovato la bottiglia, a proposito, ho buttato il vino che c'era ancora. Ed eccoci qua, piaciuta la storia?" Nés sbiancò poi si buttò una mano sulla faccia a coprirsi gli occhi "mi dispiace Adam, davvero io-"

"Non dirmi che ti dispiace".

"Ti ho fatto saltare una lezione importante?" Stavolta Adam guardò lo specchietto, Nés aveva stampato sulla guancia il segno del sedile, i capelli spettinati, non dormiva da un po' e lo capì perché lui aveva le stesse identiche occhiaie. "Avevo l'ora libera".

Nés fu sollevato dalla risposta. Adam era quella mano tesa che ancora non l'aveva fatto andare a fondo, ma a spingersi giù ci stava già pensando da solo. "La bottiglia..."

"Non dirmi dove l'hai presa, l'ho buttata ormai".

Nés serrò la mascella, stropicciò gli occhi e sentì in gola un sapore acido, quella giornata non era cominciata nel migliore dei modi, Nés era tornato da poco a scuola dopo due mesi trascorsi nella propria stanza a guardarsi all'infinito la saga dei Mighty Ducks a mangiare poco e niente e con una schiera di ombre e demoni crudeli che dagli spigoli della sua camera piano piano guadagnavano terreno nella sua mente e prendevano le sembianze di un volto che conosceva fin troppo bene, un volto che avrebbe continuato a vedere nei propri incubi.

Nés era fermo alle 13:02 nella sala mensa da circa due mesi, quel giorno in cui la sua vita era andata in pezzi.

"Non faccio altro che vederlo Adam, sento le urla, come se rivivessi quel giorno," era la frase più lunga che era riuscito a dire da quando era tornato a scuola. "Non hai pensato di vedere qualcuno, uno psicologo ad esempio?"

Nés corrucciò la fronte "dovrei andare da uno strizzacervelli?"

Adam sospirò, socchiuse gli occhi "potrebbe aiutarti".

"tu ci vai?" Adam annuì lentamente, come se sperasse che Nés non gli facesse quella domanda "ed è utile?"

Adam esitò "credo di si".  Nés non gli credette.

𝐈'𝐋𝐋 𝐁𝐄 𝐆𝐄𝐓𝐓𝐈𝐍𝐆 𝐎𝐕𝐄𝐑 𝐘𝐎𝐔 𝐌𝐘 𝐖𝐇𝐎𝐋𝐄 𝐋𝐈𝐅𝐄Where stories live. Discover now