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"Scese giù dal cielo e si posò. Non curante di ciò che l' avrebbe circondata o di ciò che avrebbe calpestato."

Diario del Giorno I del Pianto

Diario del Giorno I del Pianto

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Ero arrivato troppo tardi.

Il Santuario della Santa Pietra, avvolto dalla putrescente sostanza rossa, ricordava il vivo stomaco estirpato ancora pulsante di una bestia.

In verità gli architetti dovevano aver cercato inspirazione nel concetto di elevazione della stirpe umana verso Dio, disegnando una cupola dalla base circolare protesa al raggiungimento dei cieli. Inglobato però in quel modo orribile dalla Terra Rossa, il Santuario era ormai divenuto, senza ombra di dubbio alcuna, la contorta immagine del sogno primigenio dei suoi fautori.

Una qualche visione perversa che mai avrebbero previsto, nemmeno nelle notti più oscure.

Altre interpretazioni meno logiche si insinuarono nella mia mente. Ad esempio, osservandolo non dal basso verso l'alto ma nel senso opposto, pensai sarebbe potuto assomigliare ad una lacrima nel momento dell'impatto con il suolo.

O ad una goccia di sangue.

Varcai correndo l'ingresso, lasciandomi spalancata alle spalle la grande porta sacra in legno pregiato ed i suoi ghirigori intagliati con antica maestria.

Decine di cadaveri mi apparvero di fronte. La sorte dei fedeli del Vecchio Ordine era stata fin troppo crudele. Le loro carcasse erano contorte e spezzate nelle forme più bizzarre, come manichini lanciati contro un muro e poi calpestati.

Alcuni avevano le gambe a forma di scale o rivolte verso la testa. Altri avevano il collo talmente ruotato da potersi guardare i talloni. Ce n'era uno con le dita delle mani che fuoriuscivano dalle orbite. Le braccia erano state in qualche modo girate dietro la schiena e conficcate nel torace, per poi essere spinte dalla gola fino al teschio.

L'opera di un'artista dell'incubo.

Il tanfo era altrettanto orribile. L'odore si insinuò subito nelle mie narici quasi bruciando i capillari facendoli sanguinare. Le viscere mi si attorcigliarono. Non per la distesa di corpi, ma per l'angoscia di cosa potesse essere accaduto. Per poco non corsi a vomitare sulle ossa dei santi all'interno di uno degli altari in marmo.

Quel luogo, che già di per sé trasudava religiosità e mistero, era diventato un mausoleo. Fu un'imponente nota diramata nell'aria a disturbare il silenzio dei morti. Sollevai lo sguardo notando l'affresco dell'antico Dio e ne compresi immediatamente la provenienza. Situato sulla campata superiore, scrutando dall'alto il macabro spettacolo con fare intimidatorio, era situato un organo a canne, vestigia di suoni antichi. In tutta la sua imponenza parve essere il guardiano del tempio.

Qualcosa doveva aver per fatto scattare le staffe dei comandi generando il rumore.

O qualcuno.

Dal punto in cui mi trovavo mi era impossibile vedere al di là delle colonne scolpite.

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