Capitolo 18. Scappo dal temporale.

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Scorrono lesti giorni nei quali sono più brava a trattenere il respiro, per tentare di conservare anche un solo soffio d'aria che mi tiene in vita. 
La vita scorre anche se restiamo fermi e se così facciamo, ci scivolerà via dalle mani come gocce d'acqua che scendono sul finestrino di una macchina mentre piove. 
La pioggia: piove a tratti sulla mia vita e a volte, dimentico di dover aprire l'ombrello.
Ho sempre avuto un riparo anche se non ammettevo di possederlo.
Le cose succedono per una ragione e si è vero, si soffre, si impara, si gioisce e si ci perde per poi ritrovarsi, costantemente; i fallimenti più grandi sono doni e ci trasformano.
New York mi ha trasmesso così tanto in così poco.
È tutto così grande da farmi capire che se voglio posso diventarlo anche io.
Cammino lenta cercando di guardare attenta più cose possibili per potermene poi ricordare, amo i ricordi e conservo in archivio la mia vita scrupolosamente.
Sessanta giorni senza te, senza noi.
Mi manca l'idea illusoria che avevo costruito dettagliatamente dentro me; avevo qualcuno al mio fianco da amare.
Non capisco come si possa stare così male per amore.

"A che pensi?"
"Penso che penso troppo"
"Dovresti spegnerlo tu ogni tanto quel cervello!"
È sempre così schietta e sincera, per questo siamo amiche.
Mi rassicura come pochi il modo in cui decisa, mi parla facendomi ritornare lucida.
"Andiamo a prenderci un caffè, così mi racconti."
"Va bene, guida tu."
Arriviamo al bar del paese già pieno di bocche larghe pronte a chiacchierare.
Inizia il mio sfogo tra una sigaretta e il fumo che lascia salire in cielo. 
"Mi spieghi che ti prende?"
"Mi sono innamorata Cla."
"E sei sicura, come l'hai capito?"
"E tu lo sai che io amo il cibo no?"
" E si e allora?"
"Non mi va più di mangiare."
Capii di essere innamorata nel momento in cui la mia tristezza e il vuoto lasciato, erano così grandi da non poter essere colmati neanche col cibo.
Solitamente le mie delusioni, venivano curate con una commedia ed una pizza, mangiata sui bordi del letto per non rischiare di far briciole.
Non stavolta però.
Clara scoppia a ridere e riesce a stento a trattenersi quando vede il mio viso imbronciarsi.
"E che pensi di fare?"
"E speravo lo sapessi tu."
"Io? No cara mia, stavolta devi seguire il tuo cuore."
Sono sicura che se tracciassi il percorso mi porterebbe dritta verso lui.
Le parole di Clara mi risuonano in mente insieme alla sua risata; devo seguire il mio cuore.
Tutte le volte che lo faccio finisco per perdermi ,perché dovrei rischiare ancora?
Forse Clara ha ragione.
E se non fossi l'unica a soffrire?

Siamo all'aeroporto e una voce quasi metallica annuncia il nostro volo verso Palermo.
Torniamo a casa.
Stavolta non ho seguito il mio cuore, faceva troppo rumore.

Che fine fa la malinconia quando scompare? Where stories live. Discover now