<<Dove si trova il tuo appartamento?>> domandai.

<<Non serve che tu mi venga a prendere, fatti trovare tra mezz'ora sotto la statua del tizio armato, ti porterò io dal rettore>> riagganciò.

Dopo mezz'ora esatta mi trovavo sotto la statua situata in una delle piazzette del campo della USC, contornata da fiori che richiamano i colori dell'università ed edifici in mattoni tutt'attorno.

Vidi Parker da lontano venirmi incontro vestito con i soliti bermuda e una t-shirt bianca. Tutti attorno a me, mentre Parker si avvicinava, cominciarono a ridacchiare sotto i baffi, come se tutti lì lo conoscessero per la sua brutta reputazione, come se tutti conoscessero tutte le cazzate che combinava e lo prendessero per il culo sotto i suoi occhi menefreghisti. Infatti lui camminava sicuro, senza badare di uno sguardo nessuno.

<<Robinson>> urlò facendo girare alcune persone vicino a noi che stavano probabilmente studiando. Gli diedi una pacca sulla spalla.

<<Cazzo, sei cresciuto o sono io che a furia di farmi spinelli mi sono abbassato?>> rise da coglione, come solo un coglione sa fare.

<<Andiamo?>> gli domandai fermando la sua euforia. Scosse la testa.

<<Ti devi fare meno problemi e più tiri, amico. Sei sempre in paranoia per niente. La coca te la procuro se vuoi, siamo amici e compagni di superiori. Abbiamo fatto tante di quelle stronzate insieme>> lo guardai silenzioso.

<<L'ufficio del rettore è da quella parte>> indicò verso la sua destra un edificio in mattoni rossi e io cominciai a camminare, lasciandolo indietro di qualche passo, distanza giusta per non averlo proprio tra i piedi.

La porta automatica di vetri si spalancò quando ci piazzammo davanti. L'aria fredda del condizionatore acceso anche nella stagione più fredda mi investì, ma Parker continuò a camminare e lo seguii.

Arrivammo davanti ad una donna e lui la indicò. <<Devi chiedere a questa del rettore Amendo e poi ti farà entrare quando non avrà un cazzo da fare>>

<<Puoi andare>> gli dissi facendogli un cenno verso la porta.

<<Ci vediamo prossimo anno Robinson>> mi girai verso la segretaria.

<<Si?>> domandò lei togliendosi gli occhialetti rettangolari dal naso.

<<Sono Logan Robinson, dovrei parlare con il rettore per la borsa di studio>> lei controllò fra i centinaia di risme di carta e trovò finalmente quella giusta.

Digitò i numeri sul telefono. <<Logan Robinson è qui rettore>> annuì.

<<Prego signor Robinson, la faccio entrare>> seguii la donna fino alla porta dove c'era attaccata la targhetta in metallo con su scritto "Rettore Amendo".

Bussò due volte e sentimmo una voce roca farfugliare un <<Avanti>> prima che la donna aprisse la porta e mi facesse passare. Mi sorrise prima che potessi varcare la soglia.

L'ufficio era molto grande, ma non badai alla stanza, quando all'uomo basso e tozzo che mi trovai davanti, stempiato e con l'aspetto di un mafioso italiano, gli mancava solo il sigaro tra le labbra e l'accento marcato.

<<Salve>> lo salutai per primo.

<<Signor Robinson?>> chiese lui. Io gli feci un cenno con la testa e lui mi indicò la sedia. Mi sedetti e lui fece lo stesso seguendo ogni mio movimento. La segretaria chiuse la porta e io cominciai a guardarlo bene negli occhi, per capire subito che tipo fosse.

Saudade Wherever I GoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora