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Tobey e Jyn si erano calati dentro il vecchio magazzino passando per un buco del tetto sfondato. Poi lui l'aveva fatta sedere su un mucchio di calcinacci e aveva preso a camminare su e giù come una tigre in gabbia.

«Il tuo piano fa schifo» disse Jyn massaggiandosi la gamba. «Chi ti dice che Roger sappia dove trovarti? E che ci sono anche io?»

Tobey fermò il suo agitato incedere. «Mortimer sa che sono qui, in questo universo. Deve aver saputo dai notiziari della luce viola. Non è uno sprovveduto, sa leggere i segnali. Ha lasciato il Canada dove, per quanto ne sapeva lui, era introvabile e al sicuro.» Riprese a camminare, l'espressione pensierosa. «Ha trascorso un anno in questo universo e forse gli è stato sufficiente per riflettere sui suoi errori. Forse sta tornando a New York per pentirsi di ciò che ha fatto e per riportarmi Ben.»

Jyn lo scrutò. «Se lo pensassi davvero, non mi avresti rapita per usarmi come esca.»

«È sempre meglio prendere precauzioni.»

«Cioè, vorresti barattare tuo figlio con me, solo perché assomiglio a Jane?»

Tobey non la guardò e non le rispose.

Lei si arrabbiò. «Che razza di supereroe sei?! Lasceresti che un uomo mi porti via dal mio universo? Gli permetterai di tenermi come surrogato di sua figlia?» Quando capì che lui non le avrebbe risposto, prese un pezzetto di calcinaccio e glielo lanciò contro, prendendolo su un fianco. Tobey non fece una piega. «Rispondimi! Lo fai per lui o lo fai per te? Per toglierti il senso di colpa di non aver salvato Jane?»

Tobey finalmente la guardò, ma le rivolse uno sguardo incandescente. «Non posso sentirmi in colpa ogni volta che non riesco a salvare tutti» disse, i denti serrati e gli occhi umidi. «Faccio del mio meglio per fermare i malviventi, per evitare le catastrofi, ma...» Chiuse gli occhi e scosse la testa.

«Ma a volte non basta» concluse Jyn per lui. «Tobey, nessuno ti incolpa per non essere ovunque in ogni momento. Sarebbe impossibile» disse cercando di farlo ragionare.

«Nessuno dici? E allora secondo te perché siamo in questa situazione?» si allontanò da lei e guardò verso l'alto dove si apriva il buco sul tetto. «Perché Mortimer mi ritiene responsabile della morte di Jane. Perché quando sua figlia aveva bisogno di me, io ero da un'altra parte.»

«Non stavi giocando a dadi. Stavi salvando altre vite» disse. «Mortimer lo capirà, come l'ho capito anche io.»

Tobey la guardò con curiosità.

«La mia gamba è ridotta così perché mi è crollato un muro addosso durante una battaglia tra gli Avengers e l'esercito di Thanos. Non posso incolpare Peter o Strange o Stark perché non si sono fermati a salvarmi mentre il resto del mondo aveva bisogno di loro.»

Lui scosse la testa. «Non ci credo che non sei arrabbiata per quello che ti è successo.»

«Certo che sono arrabbiata!» sbottò. «Potevo diventare una giocatrice del WNBA, mentre ora è già tanto se riesco a stare in piedi! Ma che senso ha prendermela con gli Avengers? Hanno dato il massimo per salvare l'intero pianeta, alcuni di loro hanno anche perso la vita. Ci sono stati effetti collaterali? Certo che sì. Ma questo è il mondo reale, non una favola dove tutti hanno il lieto fine che desiderano.»

Un battito di mani, un applauso lento e sarcastico rimbombò nel magazzino vuoto.

Jyn e Tobey si guardarono intorno finché dall'ombra avanzò un uomo. La ragazza trattenne il fiato per la sorpresa. Quell'uomo era identico a suo padre Ronald, se non fosse per la barba incolta e le rughe più accentuate che le indicavano chiaramente che non si trattava del signor Holmes.

SPIDER-MAN - My UniverseWhere stories live. Discover now