Capitolo 15

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Tw: argomenti sensibili

Nessuno dei due sapeva dire esattamente quanto tempo avessero trascorso in quella posizione.

Giovanni era seduto, si era trascinato le gambe di Giulia sulle sue. Lei era poggiata con la testa esattamente alla base del suo collo, aveva smesso di piangere da un po' e ora si beava delle carezze che lui le stava lasciando sui capelli.

<<Giù, ehi>> la chiamò ad un certo punto. Lei di tutta risposta si sollevò dalla posizione iniziale guardandolo negli occhi.

<<Ehi>> gli disse semplicemente sorridendogli imbarazzata.

<<Va meglio?>>

Giulia si strinse nelle spalle, "meglio" era davvero un parolone. Se pensava a tutto il casino in cui ancora si trovava le veniva solo da piangere e sprofondare nel letto per sempre.

<<Vedrai che chiarirete presto tu e Chiara, siete legatissime lo sanno tutti e lo sapete anche voi. Basta solo superare questa cosa, per un'amicizia forte come la vostra vedrai che basterà solo un po' d'impegno per lasciarvi tutto alle spalle.>>

<<Non è solo per quello che sto così>> rispose Giulia un minimo confortata dalle parole del ragazzo. Aveva pianto così tanto e parlato così poco che la voce le era uscita roca e appena udibile. Quasi un sussurro che sarebbe sfuggito a qualsiasi orecchio poco attento, non a quello di Giovanni però.

<<E che cos'è successo?>> le chiese lui a bassa voce. Non sapeva perché stessero sussurrando, in casa erano soli. Sembrava comunque il modo migliore di comunicare in quel momento, come se nessuno dei due volesse interrompere quell'atmosfera che si era venuta a creare. Era un po' come quando entri in un museo o in un monumento importante, che ti sembra di dover mantenere un silenzio quasi solenne. Quel piccolo salone era diventato il "luogo sacro" dove entrambi stavano buttando giù tutti i muri costruiti.

<<Ieri e oggi a danza non è andata molto bene. Devo fare un pezzo sui tacchi: devo sentirmi bella, donna, sensuale ma non mi riesce niente di tutto questo. Ho fatto in passato altri pezzi un po' più "femminili" ma in questo mi sento ridicola, non so se sono i tacchi o il fatto che so di non essere in grado...>> aveva lasciato la frase quasi in sospeso, non sapeva se si voleva effettivamente addentrare nella conversazione che stavano per avere o meno.

Giovanni la guardò negli occhi, cercava di leggerla come faceva sempre con tutti. "Ci starà anche riuscendo, non sono in grado di nascondergli le cose" pensò Giulia.

<<Perché pensi di non essere in grado?>>

<<Non è ovvio?>> rispose lei con una punta di amarezza nella voce, si indicò brevemente con una mano. Per lei erano lampanti tutti i suoi limiti e difetti fisici, soprattutto era consapevole del fatto che lo erano stati anche per molti altri dei suoi compagni.

<<Spiegamelo.>> ormai le stava a pochi centimetri dal viso. Lei aveva ancora le gambe sulle sue, entrambi si erano poggiati con il volto sullo schienale del divano e si erano girati l'una verso l'altro in modo tale da potersi guardare negli occhi.

<<A scuola, principalmente alle medie ma anche durante i primi anni di liceo, venivo continuamente criticata per come ero. Per come mi vestivo, per il fatto che avessi dei denti non "perfetti", per la risata rumorosa che ho, perché volevo fare la ballerina e il pomeriggio al posto di uscire andavo a danza, perché ero strana e avevo un carattere particolare, per le difficoltà che avevo a scuola, per tutto. Qualsiasi ricordo bello delle medie è stato rimpiazzato da questo, per me la scuola media sono solo le risatine dei miei compagni, i sussurri quando parlavano di me, i commenti su qualsiasi cosa facessi. Certe volte neanche cercavano più di nasconderlo, mi sbattevano direttamente i loro commenti in faccia o facevano finta di sussurrarseli tra di loro ma neanche curandosi più di tanto se li sentivo o meno.

FadedWhere stories live. Discover now