Il fuoco di Pyras - Morte

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Settecentoventitreesimo anno Dopo la Fondazione di Ermon,

Mese di Halethon, estate

Fuoco. Vedeva di nuovo fuoco e fumo nero. Enormi cavalloni si stavano sollevando da un mare incendiato pronti a travolgerli col loro moto mortifero.

Il priore Edwyn da Triaris osservava a mani giunte la tempesta di fiamme e fuliggine recitando sommessamente le preghiere alle Dame e ad Ezer. L'ennesima battaglia di quella disastrosa guerra si era consumata e non sapeva ancora dire chi potesse dirsene vincitore.

Il rito funebre finì nel pomeriggio di quello stesso giorno e il priore del Crocevia decise di fare visita al kladio di Dullan, ancora costretto a letto dalla febbre.

Il campo militare delle forze fedeli all'elaion di Ermon si estendeva al di fuori delle mura di Stellio. La fortezza, per quanto grande, non lo era abbastanza per ospitare l'armata dei mercenari vaseniani e dei signori del Maletif suoi occupanti. La piana ingiallita dal sole estivo si estendeva per chilometri attorno all'enorme motta su cui si trovava il corpo principale del castello. Edwyn superò la prima palizzata in legno dell'accampamento. Camminò per un centinaio di metri prima di raggiungere la cerchia più interna, oltre la quale si estendeva l'accampamento vero e proprio. La tenda del kladio si trovava al centro, esattamente accanto a quella del generale Eurino Tylux, l'elegante signore della guerra vaseniano.

Edwyn si fece riconoscere dagli uomini di guardia ed entrò nella tenda.

Per l'ennesima volta ebbe la sensazione di rivivere un vecchio ricordo. I fumi densi appannavano la flebile luce delle candele. Dentro dovevano esserci una decina di gradi in più rispetto a fuori ed era quasi impossibile vedere alcunché, ma l'olezzo inconfondibile della morte guidava il visitatore verso il letto del kladio.

Era tutto esattamente come quando aveva assistito il vecchio priore del Crocevia. Addam se ne stava nel suo letto nella casa del priore proprio come il vecchio kladio di Dullan se ne stava sulla sua comoda branda, sofferente e ansimante, sudato e maleodorante.

«Eccellenza.» lo chiamò Ed rimanendo in piedi al suo capezzale.

Il kaldio rispose con un rantolo. Ed lo vedeva a stento nella coltre di fumo bianco.

«La battaglia si è conclusa. Il generale Tylux è soddisfatto della nostra vittoria. Abbiamo respinto le forze d'Altaterra e ora non hanno altro posto dove ritirarsi a est del Chiarofiume.» Edwyn attese come per fare in modo che la notizia giungesse alle orecchie del kladio e lui fosse in grado di recepirla. «I signori del Maletif sono convinti che questa vittoria sia stata decisiva, hanno intenzione di chiedere all'elaion di venire a Stellio, e ritengono che anche l'imperatore in persona potrebbe decidere di scendere a sud per negoziare una tregua».

Nessuna risposta. Non che Ed se ne aspettasse una. Erano giorni, forse decadi, che andava nella tenda del kladio a riferirgli lo stato delle cose, niente sembrava colpirlo o interessarlo, neanche le buone notizie miglioravano la sua salute. Quando due decadi prima gli aveva riferito che il Granduca d'Altaterra, Ylas II d'Altaterra, era morto per le ferite riportate durante la Battaglia dei Campi Dorati, il kladio era quasi riuscito a levarsi a sedere sul letto, ma le sue braccia avevano ceduto e da quel momento ogni suo muscolo sembrava incapace di fargli compiere un altro movimento.

La buona notizia della morte di Ylas II si era rivelata più nefasta di quello che pensavano comunque. Al suo posto il figlio, di soli dodici anni, non era affatto considerato in grado di governare, così i signori d'Altaterra avevano approvato la nomina di Ryndon d'Altaterra, conte d'Altatorre, a reggente d'Altaterra. Ryndon aveva messo da parte la madre del giovane Granduca, Roberta Wassenau, la quale non sembrava aver preso bene l'affronto e forse poteva essere propensa a trovare un modo per spodestare il dispotico conte d'Altatorre.

Edwyn si avvicinò ancora di più al kladio e da una bacinella di fianco al letto prese un panno, lo strizzò facendo scolare tutto il liquido in eccesso e lo poggiò sulla fronte dell'uomo. Gli asciugò il sudore sulle guance, sciacquò nuovamente il panno, e poi lo poggiò di nuovo sulla fronte del kladio.

Osservando quegli occhi vacui e l'espressione contratta, come se cercasse costantemente di dire o fare qualcosa senza riuscirci, nella mente di Ed balenò un pensiero: quando morirà dovrà essere nominato un suo successore. Non era la prima volta che ci pensava, ovviamente: era evidente che il kladio fosse arrivato alla fine dei suoi giorni, ed era così che funzionavano le cose. Ma quella volta il pensiero fu diverso. Colto nell'intimità della tenda, dove nessuno poteva sentirlo o percepire le sue espressioni, Edwyn da Triaris aveva peccato di cupidigia. Il suo pensiero era stato fugace e malizioso, perfettamente consapevole di sé e del proprio significato. Giunto con un lampo che aveva tagliato lo sguardo del priore come la lama lucente di un coltello, provocandogli una smorfia quasi di dolore, ma che in realtà tradiva il suo desiderio. Che cosa era diventato? O forse era sempre stato questo?

Si era sempre sentito in colpa per la sua ambizione, ma allo stesso tempo aveva sempre trovato il modo di perdonarsi quei desideri materiali, e molto spesso si era giustificato nel più vile dei modi cercando di dare la colpa a chi lo aveva costretto a intraprendere quella vita. Ma quel pensiero così naturale e meschino, per la prima volta in tutta la sua vita, gli fece capire chi era. Adesso era certo di non essere mai stato sincero con se stesso fino a quel preciso istante. Ora che la sua mente aveva cessato di celargli chi era veramente, sentiva di essere arrivato ad un nuovo stato di consapevolezza di sé. Era bastato quell'unico istante, quell'unico pensiero, per capire che tutto quello che aveva fatto non lo aveva fatto per altri che per se stesso, e avrebbe continuato così, a qualunque costo. 

Lunga vita al reDove le storie prendono vita. Scoprilo ora