La terra di Erach - Ancora complotti

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Settecentoquattordicesimo anno Dopo la Fondazione di Ermon,

mese di Hiraio, giorno 15

Lo stregone continuava a soffiare fumi densi sulla faccia sudata del priore Addam.

La stanza puzzava già di putredine.

Edwyn da Triaris era in piedi, immobile, in fondo al letto, a contemplare lo sfacelo fisico e morale di un uomo che era stato tutto per lui negli ultimi sette anni.

La testa calva era coperta di gocce di sudore che lanciavano piccoli riflessi di luce alle candele accese attorno alla testata del letto. Lo spazio era angusto, le finestre chiuse, la luce fioca, il fetore insopportabile.

Da giorni il priore Addam urinava e defecava in pitali che venivano svuotati dagli attendenti, ma loro venivano solo due volte al giorno, e nessuno aveva insegnato al priore a farla a comando, così a volte i pitali rimanevano pieni anche per ore prima di essere portati via, impregnando dei malsani odori la stanza.

Il Guaritore Elessan Garmyson, aveva detto più volte di star facendo tutto il possibile per alleviare i dolori del padre priore, ma non c'era nulla che le sue cure potessero fare contro lo sfacelo dell'età.

Lo stregone era un ometto basso e barbuto, sembrava vestito di muschio, rami e foglie. Ed aveva pensato diverse volte che fosse un tipo piuttosto strano: non aveva avuto tanta esperienza di Guaritori in vita sua, sapeva solo che erano persone che passavano anni e anni in ritiro sui monti o nei boschi e raramente si ricongiungevano con la civiltà. Dopo anni di preparazione allo studio delle antiche pratiche magiche della medicina, i Guaritori sviluppavano un legame tale con la natura da riuscire a praticare i loro rituali per curare le persone. Per quanto ne sapeva lui una vita del genere era sufficiente a far uscire di testa chiunque, quindi non c'era affatto da stupirsi delle continue interlocuzioni solitarie di Elessan Garmyson, o dei suoi lunghissimi momenti di silenzio e introspezione, o degli sguardi di sbieco che lanciava a chiunque gli si avvicinasse troppo o gli mostrasse troppa confidenza non richiesta.

Quando il fumo cessò di uscire dal complesso marchingegno di rami e stecchi intrecciati in cui lo stregone soffiava, l'espressione sofferente del priore era di poco mutata, e il volto dello stregone, arrossato dallo sforzo, tornò a rilassarsi. Ed sperava che fosse arrivato il momento di uscire.

Nella stanza aleggiava una leggera coltre di fumo bianco aromatizzato che gli faceva girare la testa.

- Per oggi dovrebbe bastare – mugugnò lo stregone. Ed sapeva che stava parlando a se stesso, non era neanche sicuro che si fosse reso conto che anche lui si trovava lì.

Elessan Garmyson ripose lo strano oggetto in una sacca sporca e si alzò mettendosela in spalla.

- Come sta? – si affrettò Ed, anche se temeva di conoscere la risposta.

Elessan sussultò quando la voce di Ed gli arrivò chiara alle orecchie: - soffre – dichiarò laconico.

Ed avrebbe sperato in un'analisi più completa, ma dopo decadi di quell'inferno aveva capito che il Guaritore Elessan non era uomo di tante parole.

- Non c'è niente da fare? – era strano fare domande sulla morte di un uomo ancora in vita disteso a pochi passi da lui, ma Ed aveva imparato a non usare mezzi termini, né in circostanze come quella né in altre: le cose a volte accadevano troppo velocemente per potersi perdere in perifrasi ed estenuanti rigiri di parole. Il risultato comunque non sarebbe cambiato: morte.

- Temo di star facendo tutto il possibile per accompagnarlo alla fine meglio che posso – rispose lo stregone con un secco cenno del capo, che sembrava dover mettere un punto a quella conversazione.

Lunga vita al reWhere stories live. Discover now