꧁ 𝟏𝟓 ꧂

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Jungkook osservava Taehyung da lontano, poggiato sto ad una colonna della sala dalla; dove il principe insieme ad altri membri della servitù erano impegnati a decorare l'enorme albero di Natale.
Lui si era rifiutato di aiutare, limitandosi a tenerlo d'occhio anche perché la sua testa era ancora ferma a quella mattina "cosa si prova ad essere innamorati?", quella domanda gli ronzava in testa come un mantra.
All'inizio non seppe che rispondere ma poi gli bastò guardarlo e le parole uscirono come un fiume in piena.
Sospiró passandosi una mano sul viso frustrato e confuso; aveva paura per ciò che provava verso il principe.
Alzò lo sguardo e in quel momento vide Taehyung fissarlo preoccupato perciò gli accennò un sorriso che venne subito ricambiato insieme a un cenno di saluto con la mano.
Il princip si volto verso l'albero e ricominciò ad appenare le palline e fiocchi che aveva nel cestino che teneva tra le mani.
Anche Taehyung non faceva che pensare.
A lui piaceva Jungkook e non sapeva come comportarsi.
Sapeva che era sbagliato, che non dovrebbe provare questi sentimenti per lui ma erano così forte e incontrollabili.
Per non parlare della cerimonia che si sarebbe tenuta tra poche settimane.
Sospiró e decise di distrarsi, salendo sulla scala di legno abbastanza lunga, per poter appendere le decorazioni più in alto
«Principe stia attento» disse una delle dame guardandolo dal basso, tenendo la scala «Tranquilla è sicur- Ah!» esclamò quando vide una delle gambe spezzarsi; le dame provarono a tenerla su ma Taehyung perse l'equilibrio e voló giù.
Chiuse gli occhi aspettandosi l'impatto con il pavimento, ma invece sentì due bracci afferrarlo al volo e subito aprì gli occhi di scatto; trovandosi il viso di Jungkook a un centimetro dal suo «Stai bene?» chiese con la sua voce profonda e lui annuì sentendo ciò che gli aveva detto il corvino quella mattina.
Gli era così vicino da mancargli il fiato «S-Si sto bene, grazie» sussurrò tenendo le sue braccia avvolte attorno al suo collo non accorgendosi di essere ancora in braccio a lui, finchè no fu il corvino a rimetterlo con i piedi a terra.
Ma non lascio la presa, tenendogli un braccio intorno ai fianchi «Non posso perderti di vista eh?» sussurrò Jungkook accarezzandogli piano il fianco, facendo venire mille scosse per la colonna vertebrale.
«Mi dispiace..» sussurrò Taehyung, in effetti in quei giorni era davvero un disastro; prima il ghiaccio e ora la scala.
«Signorino state bene?!» chiese una dama inchinandosi dispiaciuta e preoccupata «Le chiedo perdono, non mi sono accorta che fosse difettosa»
Taehyung accennò un sorriso scuotendo il viso «Non è colpa tua e si sto bene, tranquilla, non è colpa di nessuno!» disse ad alta voce così da rassicurare tutti i presenti.
«Il principe si prende una pausa per ora» disse poi Jungkook portandolo fuori sulla terrazza della sala da ballo nonostante le sue proteste; lo coprì con la sua giacca non volendo che prendesse freddo.
«Jungkook sto bene davvero» insistette Taehyung stringendosi nella sua giacca, guardandolo con un broncio «Tu non hai freddo cosí?»
Il corvino scosse il viso appoggiandosi al muretto con la schiena «Non preoccuparti per me, sei tu che ti sei appena ripreso da una malattia»
Il principe annuì e per la prima volta non sapeva come iniziare una conversazione con lui.
Si avvicinò alla ringhiera, ma nel farlo non si accorse che fosse un po' scivoloso per via del ghiaccio e come sempre rischiò di cadere; scontrandosi con il petto di Jungkook.
«Oh! Scusami, ti ho fatto male?!» chiese staccandosi appena e sollevando lo sguardo su di lui.
Nel frattempo Jungkook lo aveva tenutò a se con un nano dietro la schiena «Non riesci proprio a staccarti da me, quasi quasi penso tu lo faccia apposta» ridacchiò.
«Non è così stupido» borbottò accennando un sorriso prima che gli tornassero in mente le parole di Seokjin.
Si morse un labbro indeciso, ma per una volta nella sua vita non voleva pensare e lasciarsi andare a qualsiasi cosa ci fosse tra loro.
«Piuttosto sei tu che non riesci a togliere le mani da me» ribatté e questa volta toccò a lui a fare un ghigno e coglierlo completamente di sorpresa.
È così che iniziarono a stuzzicarsi «Non che a te dispiaccia se mi rimani attaccato» disse il corvino alzando un sopracciglio spingendolo contro il suo petto.
In un'altra occasione Taehyung sarebbe arrossito e sarebbe scappato imbarazzato; ma invece si fece coraggio e poggiò le mani sul petto, così massiccio e muscoloso.
«E a te? Ti piace il mio tocco?» disse muovendo appena le mani, sentendolo irrigidire e il cuore battere velocemente.
Non sapeva da dove venisse tutta quella audacia, ma era contento di vedere che a quanto pare anche lui aveva un certo ascendete su di lui; forse Seokjin aveva ragione.
Dopo un primo attimo di scombussolamento Jungkook si fece improvvisamente più serio e lasciò la presa da lui.
Taehyung lo guardò confuso allontandosi da lui, avendo notato il suo cambio di umore «Scusami..» sussurrò pensando che fosse colpa sua «Taehyung» disse Jungkook portando lo sguardo su di lui «Questo è un gioco pericoloso» sospiró, passandosi una mano tra i capelli.
«Paura di bruciarti?» chiese il principe trattenendo il respiro, non aspettandosi di essere rifiutato, o forse sì da una parte.
Però faceva male comunque «Ho paura che tutto questo possa creare sofferenza ad entrambi» ammise Jungkook, sapeva che non avrebbero potuto avere futuro.
Taehyung si avvicinò a lui per poterlo guardare dritto negli occhi «Perché sono il principe?» sussurrò e lo vide annuire «Io sono solo un mercenario..» mormorò Jungkook chiudendo gli occhi e scuotendo il viso, sentendo poi la mano del principe posarsi sulla guancia
«Sarai solo un mercenario per gli altri ma non per me, io so che c'è molto di più» sussurrò prima di farla scivolare con sguardo abbattuto «E anche io..sono molto più di un principe»
Jungkook lo guardo negli occhi ed ecco che sentì la voglia di toccarlo, di attirarlo a se fece per aprire bocca quando vennero interrotti da una delle dame «Scusi l'interruzione principe, sua la madre la desidera»
Taehyung sospiró e fece un cenno con il capo, guardando un ultima volta Jungkook che invece portò lo sguardo da un'altra parte «Vado da solo..hai il resto della giornata libera» e per un volta il corvino non obbiettò, aveva bisogno di tempo per pensare e questa volta non da solo.
Una volta che si furono separati Jungkook raggiunge i suoi compagni durante la pausa, nel cortile dove di solito si allenavano.
«Oh Jeon si degna di farci compagnia, è da un po' che non ti fai vedere» disse Hoseok seduto su un muretto, ma subito dopo tutti notarono la sua espressione abbattuta «Ragazzi penso di star combinando un casino» ammise guardandolo uno ad uno.

«Ok fammi capire» disse Hoseok dopo che Jungkook ebbe finito di spiegargli tutta la situazione di lui e Taehyung «Allora siete attratti l'uno dall'altro, non solo in senso fisico» ripetè mentre camminava avanti indietro «Ma tu ti stai tirando indietro perché sai che dovrà sposare un uomo di sangue blu e il re ti ha intimato di non intrometterti, ma questo Taehyung non lo sa..»
Jungkook annuiva ad ogni parola guardando a terra «Si esattamente così, ma per me sta risultando davvero difficile stargli lontano» sospirò alzandosi e levandosi la giacca, prendendo la sua spada e avvicinandosi ad uno dei manichini «Beh si è proprio un bel casino» disse Hoseok ricevendo una gomitata da Jimin.
«Penso sia un po' troppo tardi per tirarsi indietro Jungkook» disse Namjoon rimasto in silenzio per tutto il racconto «Il principe è già cotto di te e tu di lui»
Il corvino colpi il manichino con forza con la sua spada «Invece posso, devo solo prendere le distanze da lui»
Jimin scosse il viso guardandolo serio «Gli farai male così e lo farai anche a te stesso» disse incrociando le braccia al petto.
«Hai forse una idea migliore?» chiese Jungkook colpendo ancora e ancora «Non ci potrà mai essere nulla tra noi»
«Quindi scappi? Davvero?» lo incalzò Jimin alzandosi dal muretto e affrontandolo «Ti vuoi far scalzare da un gruppo di pagliacci in calzamaglia? Vuoi lasciarlo a loro..a Jackson?»
A quel nome Jungkook sentì un impeto di rabbia che lo portò a colpire più forte, tanto da spaccare il busto del manichino a metà.
Dopo quello ci fu un attimo di silenzio.
Jimin perché attenebrava una risposta, sapendolo da averlo provocato abbastanza; Namjoon sapeva che sarebbe stato inutile aggiungere altro, aveva già fatto tutto Jimin.
E Hoseok perché osservava la scena curioso di una risposta «Jackson non dovrà mai avvicinarsi a lui» ringhio Jungkook strignendo la sua spada con una mano, con un leggero fiatone per lo sforzo.
«Allora tu non permetterlo, dimostra che tutti si sbagliano..che il re si sbaglia, che sei degno di Taehyung» disse Namjoon avvicinandosi a lui e posandogli una mano sulla spalla.
«Non negarti qualcosa di bello anche se sarai costretto a lottare; non rinnegare i tuoi sentimenti»

Taehyung era nel salone principale fermo su uno sgabello, mentre il sarto prendeva le misure per poter creargli il vestito adatto alla cerimonia.
Aveva provato a convincere sua madre, ne aveva già tanti di vestiti; ma lei insistette dicendogli che doveva essere perfetto e che ormai quello che aveva erano vecchi.
Lui si arrese e si lascio manovrare dal sarto, ascoltando distrattamente sua madre che continuava a dargli consigli e allo stesso tempo discutere con il sarto su come sarebbe dovuto essere il completo.
Il principe non disse mai una parola, sapendo che tanto era unitile; si era limitato a scegliere i colori per i vestiti.
Bianco e oro, ma non troppo odiava le cose troppo pompose e vistose; perciò si assicurava che non esagerassero.
«Oh non vedo l'ora Taehyung» disse sua madre entusiasta avvicinandosi a lui e prendendogli il volto tra le mani, schiacciandogli le guance «Il mio bambino sceglierà chi sposare e sono certa che troverai la persona giusta»
Quando venne lasciato di mise davanti alla finestra, osservando in basso trovando Jungkook insieme ai suoi compagni nel cortile sottostante «Io l'ho già trovata..» sussurrò a se stesso, stringendosi la veste all'altezza del cuore; lui sapeva in cuor suo che era così.
«Hai detto qualcosa caro?» chiese sua madre smettendo per un attimo di parlare con il sarto.
«No madre, una banalità» le sorride cercando di sembrare convincete e lei per fortuna non fece più domande.
Rimase in balia di quella donna per ancora un ora, poi con la scusa che si sentiva ancora poco bene riuscì a scappare da lei e rifugiarsi nella sua stanza.

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Ed ecco i primi drammi!
È più corto degli altri capitoli, spero vi piaccia.

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