"Cosa c'è tra te e Manuel?"

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Alex rimane inerte, non siede il posto accanto a me, quello occupato fino a pochi secondi fa da Manuel.
Ha perso l'aria divertita lasciando il posto ad un evidente fastidio. Probabilmente mi ero illuso troppo presto, le uscite fuori luogo del mio amico non devono averlo lasciato poi così indifferente, pertanto cerco di sdrammatizzare.

"Allora c'è un bar qui vicino? Andiamo a prendere le famose birre?"

"Simone, forse è meglio se la serata finisce qui. Ti riporto a casa."

Un'affermazione perentoria che mi coglie del tutto impreparato, nel giro di pochi istanti è passato dal chiedere un campo da rugby solo per noi all'annullare l'appuntamento.
Per quanto ci provi non riesco a trovare ragioni sufficientemente logiche, nemmeno l'inadeguatezza delle intromissioni di Manuel bastano ad un cambio di rotta del genere.

"Perché?"

"Perché non sono cieco e nemmeno stupido."

"Alex, non sto capendo."

"Cosa c'è tra te e Manuel?"

I suoi occhi interrogano i miei, cercano una risposta che però non possiedo.
Mi sono sempre chiesto cosa ci fosse per me verso di lui e cosa ci fosse per lui verso di me, ma cosa ci fosse tra di noi mai.
Sarà che le risposte hanno sempre cozzato fra di loro, per me c'era amore per lui amicizia, con quali presupposti avrei dovuto pensare ad un ipotetico "noi"?
Non mi sarei mai immaginato che questo quesito potesse partire da qualcuno di esterno al nostro rapporto, soprattutto da Alex che ha assistito solo a cinque minuti di un siparietto penoso fatto di prese per il culo e un litigio abbozzato.
Sono colto alla sprovvista, il mio stato confusionale è esposto all'ennesima potenza ed elaboro l'unica risposta giusta e plausibile.

"Niente, siamo amici."

"Sta cazzata la stai raccontando a me o a te stesso?"

"Senti se ti ha dato fastidio che ha fatto lo stronzo guarda che lo è con tutti all'inizio."

"Simone questo non è essere stronzi, è essere gelosi."

Ma come ha potuto estrapolare la gelosia dai comportamenti di Manuel? E' la cosa più distante che possa provare nei miei confronti, ha frainteso totalmente la situazione, quello è semplicemente il suo di fare e di scherzare.

"Ti assicuro che non è geloso di me, a Manuel piacciono le ragazze."

"Si come no, tu provi qualcosa per lui?"

Non posso mentirgli, eppure nei secondi successivi che sembrano interminabili, non riesco a racimolare nemmeno poche briciole di coraggio, me ne resto zitto a testa bassa come ho fatto troppe volte.

"Simone ho vent'anni, so riconoscere un'amicizia da altro e questo è sicuramente altro. Non voglio perdere tempo dietro ad una persona che ne ha già un'altra in testa. È stato meglio capirlo adesso. Ti riaccompagno a casa."

Spazientito cammina via.

Non posso permettere che accada, oltre il lusso di sbagliare non posso far sì che Manuel si prenda anche quello di distruggere la mia volontà di ricominciare.
Ricominciare poi con la fortuna di avere un ragazzo del genere tra le mani, un raggio di sole.

Lo rincorro, lo afferro per il braccio mentre cerco le parole giuste.

"Mi dai cinque minuti per spiegarti la situazione?"

"Vedi che qualcosa da spiegare c'era, comunque mi sembra tutto già abbastanza chiaro."

"Decanti di avere vent'anni quando si tratta di riconoscere le cose, ma non li dimostri nel momento in cui devi far lasciar parlare gli altri? Cinque minuti, poi giuro che ti lascio stare."

"Cinque minuti."

Per la prima volta denudo la mente, svesto il cuore, mi abbandono ai ricordi e racconto ogni momento.

"Non ti ho mentito, puoi anche non credermi, ma io e Manuel siamo solo amici. Te lo posso assicurare e sai perché? Perché per me non è stato solo un amico e sono stato rifiutato.
Mi sono innamorato di lui mentre stavo con Laura, ed era davvero un periodo di merda perché non riuscivo ad accettarmi, non volevo farla soffrire e per lui ero trasparente.
Poi le cose sono migliorate, con la scusa di un tatuaggio sono diventato suo amico, ho lasciato Laura ed ho fatto coming out per la prima volta.
I problemi veri sono cominciati quando mio padre mi ha spronato a mostrare i miei sentimenti senza vergogna ed io ho provato a baciarlo in un museo di animali morti, comico ve'? Meno comico è stato il momento in cui mi ha respinto, umiliato e menato.
Ero distrutto, sono scappato in Scozia da mia madre manco fossi un ladro.
Poi però sono arrivate le scuse e le ho sentite talmente sincere da perdonarlo. Mi ero rassegnato all'idea di essere solo un amico fino alla mia festa di compleanno. Quella sera eravamo ubriachi, Manuel era arrabbiato perché la tipa lo aveva lasciato, io cercavo di calmarlo, senza nemmeno rendercene conto siamo finiti a fare l'amore per strada.
Almeno per me era stato fare l'amore, per lui era stato semplice divertimento, addirittura la prova certa della sua eterosessualità.
Io ero felice da fare schifo e lui di tutta risposta mi ha respinto ed umiliato ancora.
Non ne volevo sapere più nulla di lui, l'aveva combinata troppo grossa, ma nel frattempo sono successe tante cose che mi hanno spinto a perdonarlo di nuovo e ci siamo riavvicinati.
Siamo amici e basta, non c'è nient'altro tra di noi e non potrà mai esserci altro."

È come se il peso che mi trascino dietro da mesi si fosse disperso nell'aria.
Di quella notte non avevo mai parlato a nessuno, l'ho custodita nella cassaforte delle cose belle per non renderla uguale alle tante altre che spero verranno, l'ho protetta dalle grinfie di coloro che sopra avrebbero cucinato ricami di congetture, l'ho nascosta per amore di Manuel, e solo adesso mi rendo conto di quante tonnellate pesasse.

"Simone una persona a cui piacciono le donne non scopa con un uomo, né per rabbia né per divertimento. Sei così ingenuo da non capirlo?"

"Ti ho raccontato la storia perché voglio questo secondo appuntamento non pareri sull'orientamento sessuale di Manuel, quelli sono solo cazzi suoi."

"Diventano cazzi miei nel momento in cui ti presenti qui pretendendo che io sia il chiodo che schiaccia il tuo chiodo. Non credi?"

"No, non credo."

Stavolta sono io ad incastrare i miei occhi nei suoi e lo bacio.
Non è un bacio impetuoso, non ci sono magliette tirate con violenza, non ci sono mani che stringono con forza, non ci sono fianchi che fanno a cazzotti, non ci sono labbra che si scagliano con urgenza, non c'è lo stesso Simone baciato da Manuel.
E' un bacio delicato, c'è il mio corpo che si adagia sul suo che accoglie, ci sono le mie mani attorno al suo collo e le sue che sfiorano i miei fianchi, ci sono labbra coordinate in una sinfonia dolce, c'è un Simone diverso che bacia Alex.

Non ci sono gli stessi brividi, ma va bene lo stesso.

Nell'attimo in cui finisce non temo ripensamenti, pentimento e aggressioni verbali. Sono tranquillo nella consapevolezza che è sereno anche lui.

"Vuoi ancora riportarmi a casa o ti fai offrire 'sta maledetta birra?"

Ma da dove la sto tirando fuori 'sta spavalderia? Simone Balestra in questi ultimi cinque minuti mi stai proprio stupendo! Bastava essere certi di essere corrisposti per sentirsi confidenti?

Tentenna prima di darmi una bella notizia.
"Conosco un bar qui vicino che c'ha le Nastro a un euro."

Inizia, dopo che non ci speravo manco più, il nostro secondo appuntamento, fatto di chiacchiere, risate, sorrisi, carezze che anticipano baci a cui ne seguono altri sempre più lunghi, la sensazione di libertà nell'essere se stessi.

Ci ripenso ancora quando sono a casa e ormai sono trascorse ore e sono a letto prima di addormentarmi, come se ancora non avessi ripreso i rapporti con la realtà circostante.

A farlo me lo impone una chiamata, sullo schermo appare la foto di due ragazzi dai capelli ricci che fumano una sigaretta ed alzano il dito medio, siamo io e Manuel immortalati durante un compleanno, a chiamarmi è proprio lui, conto gli squilli, al quinto rifiuto.

Quello sguardoWhere stories live. Discover now