"E tu hai voglia di vederlo?"

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Avanza sempre più, ad ogni passo che fa mi illudo che desideri distruggere i mattoni del muro di impossibilità che ha creato.

Perché io riesco a percepirla la lotta di prepotenza tra i movimenti e “quello sguardo”, il suo corpo comunica una rissa istantanea mentre i suoi occhi…
I suoi cazzo di occhi non lo capisco cosa mi vogliano comunicare, ma di certo non l’intenzione di menarmi.

Però rinsavisci Simone, ti è piaciuto fare lo spavaldo?
Bene, ora elabora una risposta decente che non faccia saltare fuori la copertura di quello che ormai si è dimenticato di lui!

“Perché sei stronzo Manuel, semplice.”

Ok, io non connetto bocca e cervello, sono un imbecille.

Ma perché ogni volta che faccio o dico una puttanata, me ne esco dandogli dello stronzo? Sono così incapace a mettere insieme parole di senso compiuto e farne una frase che non contempli offese?
Quando parlavano dei suoi tatuaggi gli ho dato dello stronzo, e quando gli ho scassato la macchina a bastonate mi sono giustificato dicendogli che per una volta è vero, lo stronzo ero stato io ma lui lo è tutti i giorni, e adesso lo accuso di rosicare per la mia vita sentimentale perchè è uno stronzo!

Devo chiedere a papà di farmi un corso di lingua italiana e paraculaggine, sennò qua finisce male…

“No, non sto a rosicà, ti sto solo prendendo in giro Simò.”

Si allontana di nuovo e il mio respiro torna regolare.

Quanto avrei voluto una risposta diversa, non parlo di una scenata di gelosia ma almeno un impercettibile fastidio.

“E poi Simò, mica io sò il tipo che giudica le persone senza conoscerle?”

“Ti voglio solo ricordare che manco ti ricordavi il mio nome e ti stavo sulle palle.”

“Ce credo signor camicia e maglione, mi
guardavi dall'alto al basso manco ti facessi schifo. Poi ti ho conosciuto e…”

Manuel la prima volta che ti ho guardato è stata durante la tua ennesima interrogazione di latino. Lombardi quel giorno aveva chiamato alla cattedra te e Laura, ovviamente un chiaro tentativo di metterti in ridicolo, e c’era anche riuscito perché in classe eri arrivato da un paio di mesi, non ti eri ancora guadagnato il bene di tutti e ricordo che sghignazzavano ad ogni tua risposta errata.

Io ero concentrato su Laura, aveva studiato due settimane intere ma era in ansia come al solito, e giuro di aver pensato solo ed unicamente a lei fino a quando non hai cominciato a parlare del mito di Orfeo ed Euridice, e non perché fossi stato illuminato da Virgilio in persona, si capiva perfettamente che tu quel canto non sapessi nemmeno a che pagina fosse, ma io rimasi affascinato dalla tua intelligenza, dal tuo modo di pensare, dal tono della tua voce, dall’arte del tuo gesticolare, da te.

Per te Orfeo era stato uno sciocco, aveva preferito voltarsi a guardare l’amata Euridice pur sapendo sarebbe stata l’ultima volta piuttosto che scegliere di voltarsi a guardarla ogni attimo della sua esistenza.

Dicesti che l’atto di coraggio non era stato affrontato da Orfeo nel momento in cui aveva deciso di scendere nell'Ade, l’atto di coraggio consisteva semplicemente nell'aspettare, e lui purtroppo di coraggio non ne aveva avuto.

Tu prendesti il solito tre ed io tutto il bello di te.

Si, perchè spinto dalle tue parole io ti ho guardato Manuel, e non ho più smesso di farlo, e fidati se ti dico che tutte le volte che l’ho fatto ho provato ogni sensazione possibile e immaginabile, ma lo schifo mai, avevo semplicemente paura, perché guardarti significava fare i conti con quello che ero davvero e che non riuscivo ad accettare.

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