CAPITOLO 1 "L'inizio" (Kel)

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(Glossario alla fine di ogni capitolo per chi non conosce bene il fandom)

Il corridoio che mi si para davanti sembra interminabile: enormi colonne alte una decina di metri si ergono fino al soffitto a cupola incrociando archi semicircolari. Cammino strisciando i piedi sul pavimento in marmo per la stanchezza; schiena ricurva sulle spalle, muscoli doloranti.

Le pareti, irraggiate dalla luce fioca del tramonto attirano io mio sguardo verso le finestre finemente decorate. Mi poggio su uno dei muri dipinti ispirando profondamente, l'incendio divampato poco prima nei polmoni inizia ad estinguersi. All'orizzonte i palazzi vertiginosamente alti spiccano nel buio, centinaia di veicoli fendono la notte, gigantesche navi partono verso l'ignoto sparendo nella totale oscurità dello spazio. Intravedo le luci traballanti delle stelle comparire nel cielo, i raggi di sole accecanti sfumare e venire sostituiti dal chiarore delle lune gemelle.

Osservo le macchie scure sulle braccia spiccare sulla pelle rosea, unici testimoni dell'addestramento appena terminato. Li massaggio con le dita tentando di alleviarne il dolore senza alcun risultato. Ricordo ogni colpo subito, ogni bastonata che in un duello reale sarebbe corrisposta alla morte.

Tutto d'un tratto la voce di Neeve risuona tra i pilastri pallidi. Non mi coglie di sopresa, avevo sentito la sua presenza non appena aveva messo piede nella stanza, non voleva sicuramente passare inosservata altrimenti non l'avrei percepita.
"Cavolo sembra che ti abbia investito un camion" Esclama balzando sulla pensilina e sedendosi a gambe incrociate.
"Non me ne parlare, oggi Ketni ha deciso di farmi affrontare il secondo percorso ma nessuna di voi due aveva menzionato i droidi assassini".
"Beh non volevo rovinarti la sorpresa, sapessi che faccia ho fatto io quando li ho visti la prima volta" Scoppia a ridere, cerco di seguirla anche se i muscoli tremano ancora a ogni movimento del diaframma.

Subito dopo quella risata un silenzio misto d'imbarazzo e tranquillità si infiltra nella conversazione, non mi dispiace affatto e sembra neanche a lei visto che non prova in nessun modo a interromperlo. Sfrutto l'occasione e ruoto lentamente il capo scostandolo dall'orizzonte. Incespico volontariamente nel suo sguardo e i due buchi neri nelle pupille mi trattengono ipnotizzato. Le iridi lucide fuse con la luce chiara e pallida delle lune sfoggiano un esplosione di colori vivaci, sfumature dall'azzurro al violetto capaci di far impallidire una galassia. Una ciocca di capelli ondulati e volutamente spettinati le sfiora il viso di porcellana poggiandole sulla guancia. In cima uno chignon non ultimato tiene unita la folta chioma argentata quasi imitando la figura di un pastore col proprio gregge. Abbasso lo sguardo che scivola sul naso leggermente all'insù giungendo sulle labbra rosee a forma di cuore, un brivido mi attraversa la spina dorsale sfiorando ogni nervo sul suo passaggio e giungendo allo stomaco. Distolgo lo sguardo giusto in tempo per non farmi risucchiare all'interno dei vortici.

"Ora meglio andare prima che tu svenga su quella parete, non mi va di trascinarti fino in camera".
Mi discosto dal muro con un movimento fluido seguendola nel corridoio ormai scuro.
"Tanto non riusciresti a trascinare tutta questa massa di muscoli". Sfoggio una posa inverosimile che mi costa ulteriore dolore, non riuscendo a mantenere un'espressione degna del luogo dove ci troviamo.

Una porta che non avevo neanche notato si spalanca a pochi passi, da essa fuoriesce un maestro con una tunica lunga fino al terreno color marrone scuro. Alla sua vista, raddrizzo la schiena dolorante assumendo una posizione consona al suo rango.
"Buonasera maestro Nadàhl". Esclamiamo in coro come due cloni di fronte a un generale.
Il maestro di specie Quarren si ferma sull'uscio della porta squadrandoci dalla testa ai piedi, rimango imbambolato di fronte al suo occhio strabico che dà sempre la sensazione di star guardando entrambi e nessuno contemporaneamente. Trattengo una risata mentre Neeve mi tira una gomitata sul fianco. Il maestro Nadahl non ha mai goduto di una buona reputazione ai miei occhi e penso nemmeno io ai suoi, o meglio dire al suo.
"Buonasera. Ho saputo della missione su Utapau, complimenti". Dice rigido muovendo la massa di tentacoli che gli coprono la bocca.
"Grazie maestro" Pronuncia Neeve abbassando leggermente il capo in modo da non tradire l'espressione seria e rispettosa che ha appena assunto.
Non faccio più caso al fatto che non mi rivolga una parola e penso che neanche lui lo faccia apposta, è diventata un'abitudine. Non posso di certo biasimarlo, dato che molto dipende dal fatto che non presto mai attenzione alle sue lezioni o a lui in generale. Abbiamo un rapporto che comprende il non avere alcunrapporto e sembra andare bene a entrambi.
"Ora mi scuserete ma è stata una giornata piuttosto stressante. Vi aspetto domani in classe".
Quell'ultima frase mi colpisce dritta allo stomaco come da obiettivo, impatta come un missile sulle paratie di un vascello confermando ciò che ho appena pensato.

Figli di un impero caduto (Star Wars)Where stories live. Discover now